Quella sera sulla panchina

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«Oggi il tempo è un po' strano, non trovi anche tu?»

Alzo gli occhi al cielo e sento alcune gocce di pioggia che cadono sulla mia fronte ma nulla di che.
«Sì Marta, il tempo sa essere umano a volte» le accarezzo i capelli, lentamente, adoro sentirli tra le mie dita.
«Umano? Quale assurda teoria stai per dire?»

«Mi conosci troppo bene amore mio» accenno una breve risata «Non trovi anche tu che il tempo si comporti come noi? C'è il sole ma poi, magari poco dopo, il cielo si riempie di nuvole e magari viene anche a piovere! Il tempo cambia umore proprio come noi»
La sento sospirare, sta sorridendo.. lo so.
Le accarezzo il viso e la sua espressione si stampa sulla mia mano, è bellissima.
«Sei sempre stato un matto, lo sai?»
Me lo ripete ormai da più di quarant'anni in effetti.
La prima volta che lo sentii dire fu proprio quella sera sotto il ponte, su quel piccolo prato bagnato dall'umidità della notte.
Ricordo che io e Riky arrivammo venti minuti prima dell'appuntamento sperando che entrambe le "pupe" si presentassero.
Riky aveva grandi piani per la serata:
«Stasera faccio centro amico mio! Me lo sento! E sai cosa? Dovresti svegliarti anche tu, non sai cosa ti perdi!» feci un espressione non molto convinta e Riky mi mise un braccio intorno al collo e poi, con un tono da sbruffone, disse:
«Appena lei si avvicina, amico mio, tu le strappi la camicetta! Le donne lo adorano!» ovviamente, pur essendo più piccolo e sicuramente più ingenuo, sapevo benissimo che le uniche donne che amavano quel genere di comportamento erano le signorine che sostavano sulla strada alle porte del paese.
Nulla a che vedere con la mia piccola Marta!

«Credo che stia per arrivare un temporale Steve, forse dovremo rientrare»

Faccio un respiro profondo, l'aria in effetti odora di pioggia e quindi Marta ha ragione... come sempre.

«Hai ragione piccola mia, torniamo indietro»
«Attento Steve, di fronte a te c'è una piccola buca nella sabbia.
I bambini che giocano su questa spiaggia qualche giorno ci faranno fratturare un arto!»

Sempre attenta a tutto, d'altronde è stata i miei occhi per la metà della mia vita.

«Anche noi facevamo le buche sulla spiaggia alla loro età, abbiamo tutti un vecchietto sulla coscienza!»

La sento ridacchiare e sorrido con lei mentre una pioggia leggera ma fitta inizia a cadere.
«Sbrigati vecchietto o una volta tornati a casa dovremo strizzarci come stracci!»

Nemmeno ci fossimo allontanati troppo, la casa dista venti metri da qui.. li ho contati.
Tornando a quella sera:
Erano circa le 20:00 quando una macchina rossa parcheggiò a pochi metri da noi, non ricordo che auto fosse ma ricordo che era da ricconi!
Una ragazza bionda al volante scese con delicatezza, aveva un fazzoletto legato in testa proprio come le donne imbottite di quattrini e un paio di occhiali da diva.
Era Emily! Il volto di Richard si illuminò:
«Oddio ho fatto tombola con questa!!»
Emily arrivò di fronte a Riky e lui, prontamente, le baciò la mano col suo solito modo schifoso.
Ad Emily piaceva davvero la saliva di Riky sulla sua mano? Blah!
I due si allontanarono fino a nascondersi dietro a due cespugli ed io rimasi lì, deluso dalla vita.
Marta non c'era.
Mi incamminai verso casa ma una voce proveniente dall'auto mi fece voltare di scatto:
«Accidenti ai tacchi, li odio!»
Era lei, era Marta! Non potevo crederci, era venuta.
Corsi da lei e senza nemmeno salutarmi si appoggiò al mio braccio per non perdere l'equilibrio mentre si toglieva la scarpa sinistra.
«Io non le metto più queste trappole mortali!» gridò mentre lanciava le scarpe oltre i cespugli:
«Ouch!» la testa di Riky spuntò dalla vegetazione «No ma dico... sei matta?»
Marta fece un'espressione compiaciuta e con tono falso disse:
«Ups, scusa caro...non volevo»
Riky tornò a fare quello che stava facendo e Marta si incamminò verso una delle panchine.
«Ti pare a te che per far compagnia a quella scema di Emily io mi ritrovo sempre in queste assurde situazioni?!
E tutto per cosa poi? Per quel porco?»
Mentre lei si lamentava della serata io la guardavo con una faccia da ebete, ne ero persino consapevole ma non riuscivo a togliermi quella espressione.
Lei, finalmente, smise di parlare e mi notò (forse la mia faccia da ebete era un po' troppo da ebete) poi si sedette su una panchina e accavallò le gambe in un modo che...
Dio, solo il pensiero mi fa sentire le farfalle allo stomaco proprio come le sentii in quel momento.
«Dimmi un po', coso...
Ma tu parli?»
Subito feci cenno con la testa ma stupidamente non spiccicai parola.
«Vieni qui dai, non mi va di stare sola stasera...
Come ti chiami?»
Mi sedetti accanto a lei con sguardo fisso sul terreno.
«S-St-Steve» oddio avevo appena balbettato, che idiota.
Deve aver sicuramente pensato che avessi qualche problema.
«Marta!» è in camera e non mi sente, è mezza sorda poverina, «Marta, mi senti?»
«Cosa c'è? Cos'hai da urlare?»
«Quella sera sulla panchina quando ho balbettato, ricordi?
Cos'hai pensato?»

«Ho pensato che avessi dei problemi, mi facevi pena..»

Ecco fatto.
«Grazie amore, pura curiosità.
Ora puoi tornare a fare qualsiasi cosa stessi facendo poco fa»

«Faccio quello che voglio quando voglio!»

La sentite borbottare mentre torna nell'altra stanza? Non è carina quando fa così?
Beh, tornando a noi:
Ricordo che lei mise una mano sulla mia gamba e si avvicinò «Perché guardi a terra? Hai paura?» feci di sì con la testa e lei sorrise dolcemente «Hai paura di me?»
«No» risposi istantaneamente
«E allora di cosa? Cosa ti fa paura?»
Fissavo ancora a terra ma feci un respiro profondo e risposi:
«Ho paura che se ti guardo negli occhi di nuovo mi innamoro, ecco di cosa ho paura» ci fu un momento di silenzio, non potevo guardarla perché nella mia testa la immaginavo con una faccia schifata e la cosa mi faceva stare male.
Avevo i nervi a fior di pelle.
Invece sentii la sua mano sfiorarmi il mento e con delicatezza accompagnò il mio viso per farmi voltare verso di lei.
Mi guardò negli occhi ed io ricambiai lo sguardo, poi sorrise ed io in quel momento capii che tutto ciò che avrei detto e tutto quello che avrei fatto da lì sino alla fine dei miei giorni lo avrei detto e fatto solo per lei.
Una ragazza urlante interruppe il momento, era Emily:
«Sei uno schifoso porco! Vieni Marta, andiamo via!» gridava nervosamente mentre si chiudeva la camicetta mezza strappata.
Non posso credere che Riky quella sera strappò davvero una camicetta.
Il povero Riky con i pantaloni slacciati che calavano ad ogni passo gridava «Dai non fare così, torna indietro!» fu una scena divertente devo ammetterlo se non fosse che «Marta! Ho detto andiamo!»
Marta sbuffò infastidita «Marta fai questo, Marta fai quell'altro, Marta.. Marta..Marta..
Non la sopporto a volte» feci un sorriso timido e mantenni la mia faccia da idiota «Tu sei matto, lo sai?»
Si alzò dalla panchina e sorrise «Ci si vede piccoletto!» per poi correre verso la macchina.
Io mi voltai ad osservare la scena:
Era così bella mentre correva goffamente a piedi nudi su quel prato umidiccio.
Voltati ti prego, voltati...
Se si volta vuol dire che le piaccio!
Continuavo a ripetermi questo mentre la osservavo andar via frettolosamente e poi, di colpo, poco prima di entrare in auto, quando le mie speranze erano ormai andate:
Si voltò per guardarmi.
Uno sguardo, uno solo, breve ma così intenso.
Gli sguardi sono muti solo per chi non sa ascoltare.
Era fatta, le piacevo.
«Già, andate pure via! Sai quante ne troviamo come voi?» urlò Riky mentre l'auto sfrecciava via lasciando un cumulo di polvere «Andiamo via scricciolo, il mondo è pieno di donne».
Riky aveva ragione il mondo era pieno di donne.. ma le donne del mondo intero non erano Marta.

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