Un sogno doloroso

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Era ormai quasi Natale e Marta aveva finito il tempo per la gravidanza, la bambina doveva essere nata già cinque giorni fa ma di uscire non ne voleva proprio sapere.

«Signora, mi raccomando, faccia dei piegamenti.
Mangi piccante, si faccia dei bagni caldi, si muova il più possibile così da indurre il parto»

Così ci disse il medico giorni fa e Marta seguì alla lettera i suoi consigli.
Mangiava piccante praticamente ogni giorno, nemmeno in Messico mangiano certi piatti indiavolati, ma il risultato non fu il parto bensì le emorroidi.
La mattina mi svegliavo disturbato da alcuni tonfi che poi scoprivo provenire proprio da Marta intenta a saltellare per casa.

«Il dottore dice che se faccio così Rebecca uscirà!»

Poveri noi.
Faceva dei bagni così bollenti che una sera si bruciò la caviglia e dovetti spalmarle una pomata per le scottature.
Immaginavo la piccola Rebecca ridere di tutto questo beatamente nella pancia della sua pazza mamma.
Qualche giorno dopo Clara ci diede una lieta notizia:
Anche lei aspettava una bambina, da cinque mesi, ma a causa del suo corpo minutino e gracile nessuno lo aveva notato.
Nemmeno lei si rese conto della gravidanza finché, per uno svenimento, fece dei controlli.
Eravamo in un periodo di pace ed amore, pronti ad allargare le nostre famiglie.
Una notte, fredda, di Dicembre feci un sogno davvero assurdo:

Ero sulla spiaggia della casa usata per le vacanze, solo, e riuscivo a vedere il mare.
Era proprio come lo ricordavo.
Sentivo il suo profumo e, finalmente, potevo godere delle sfumature dell'acqua e del cielo.
Mi guardavo attorno cercando di osservare quanti più dettagli possibili così da ricordarmeli una volta tornato nella buia realtà.
D'un tratto un bambino mi tirò l'angolo della giacca.
Aveva un cappellino che le copriva il volto.

«Perché mi fai questo? Mi hai già dimenticato?»

«Scusami piccolino, forse hai sbagliato persona.
Ci conosciamo?»

Il ragazzino si tolse il cappello ed io persi letteralmente il fiato.
Era Nicholas.

«Lo vedi papà? Mi hai dimenticato»

Ero in apnea con lo sguardo fisso su di lui.
Sapevo che era un sogno, giuro, ma era così reale..

«Non ti ho dimenticato, come potrei?»

Mi abbassai al suo livello per guardarlo negli occhi, proprio come facevo quando combinava qualche marachella e dovevo ragionare con lui.
Era il mio modo per non intimorirlo.

«Sì invece papà, tu e la mamma vi siete dimenticati di me.
Mamma avrà un nuovo bambino ed io smetterò di esistere»

Il mio subconscio fu un vero bastardo quella notte.

«Nicho, piccolo mio, tu sarai sempre l'amore di mamma e di papà.
Sempre.
Nessuno prenderà il tuo posto, nessuno si dimenticherà di te e lo sai perché?»

Si strofinò gli occhi lucidi.

«No...»

«Perché l'amore non si dimentica»

Gli regalai un bel sorriso e lui ricambiò.

«Però, papà, per esserne sicuri puoi fare una cosa per me?»

«Tutto quello che vuoi piccolo mio»

«Puoi toccarmi il viso di nuovo? Come facevi sempre.
Così non ti dimentichi niente, nemmeno un dettaglio, ed io sto più tranquillo»

«Ma certo amore»

Gli accarezzai il viso facendogli un po' di solletico e lui rise dolcemente, mi veniva da piangere nel mio stesso sogno.
Sapevo che tutto ciò non stesse realmente accadendo ma quanto avrei voluto il contrario Dio solo lo sa.

«Ora puoi andare papà, la mamma ha bisogno di te.
Rebecca sta arrivando»

Mi diede un bacino sulla guancia e si voltò verso l'orizzonte.

«Nicho!»

Mi guardò da lontano.

«Ci rivedremo, lo so.
Tu aspettami okay?»

Fece di sì con la testa e sparì nel nulla.
Un attimo dopo sgranai gli occhi e Marta era sveglia, urlava dal dolore.

«Steve!! Ci siamo!»

Chiamai Clara al telefono e portammo Marta in ospedale.
Quella notte, il 15 Dicembre del 1972, nacque Rebecca.
La bambina più bella del mondo, il mio nuovo amore.

***

«Papà!»

«Rebecca, finalmente»

«Scusa il ritardo ma c'è stata una bufera e per volare fin qui da New York ci ho messo una vita, tutti i voli sono stati bloccati per due giorni!»

«Non preoccuparti tesoro mio, come stai?»

«Sto bene, la mamma? Novità?»

«É sotto i ferri da un po', l'operazione durerà ancora parecchie ore»

«Chi è lui?» indicò l'uomo delle belle notizie...

«Sto ancora cercando di capirlo in realtà»

«Sir, se solo mi facesse finire..»

«Va bene papà, ascolta, io vado al bar e prendo un bel caffè.
Tu vuoi qualcosa?»

«Portami una lattina di Coca Cola»

«Papà ma sei sicuro? Sono tutti zuccheri...ti fanno male...»

«Nulla può farmi male al momento, ci sono cose peggiori degli zuccheri in una bibita»

Mi mise una mano sulla spalla e andò al bar.

«Lei! Continui, finiamola con questa storia.
Mi dica ciò che deve dire e poi se ne vada, io so che Marta non mi ha mai tradito.
Non so cosa andasse a dire in giro suo padre ma non importa!»

«Mio padre parlò di un pomeriggio in particolare, in quella lettera, in cui andò a letto con Marta»

Strinsi i pugni.

«Vede?» disse battendo il dito sulla lettera.

«Secondo lei posso vedere?»

«Mi scusi, ha ragione.

Beh, qui dice:

Quel pomeriggio in negozio è stata la prova del mio amore per te, perché lo hai rifiutato?
Come hai potuto negare quel momento d'amore puro ed intenso? Come hai fatto a dimenticare i nostri corpi uniti? Lo so che aspetti la nostra bambina! Tuo marito merita di sapere!»

«Cosa vuol dire? Mi sta dicendo che..»

«Sono qui per questo, per capire se ho una sorella..»

«Ma Rebecca è l'unica figlia che abbiamo quindi c'è un errore!»

«E se non ci fosse nessun errore Sir?
Se Rebecca fosse il frutto del loro amore?»

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