Gli orrori della guerra

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Nella vita tutto può cambiare.
Un secondo prima sei l'uomo più felice della terra ed un secondo dopo la terra te la ritrovi sul volto e negli stivali mentre corri tra proiettili vaganti e bombe.
Il diavolo si veste da angelo di luce, la bibbia ha ragione.
Ci dicevano che morire per la patria sarebbe stato un grande onore ma morire per qualcuno che se ne frega di te, che ti considera niente, che uccide senza scrupoli per il potere, non è un onore.
Morire è smettere di esistere ed io non volevo che ciò accadesse, io volevo vivere.
Nel 1945 eravamo finalmente agli sgoccioli della guerra ed il mio plotone si era tristemente dimezzato.
Avevamo perso più di quindici compagni nel corso del tempo e tutti non superavano i ventidue anni.
Non facevo altro che pensare alle famiglie, chissà che dolore avranno sentito vedendo dei soldati attraversare il vialetto per portare quelle tristi notizie.
Ero stanco, volevo tornare a casa per abbracciare mia sorella e mia madre.
Ovviamente volevo abbracciare anche Marta, volevo baciarla ovunque a dirla tutta.
Mi ero ripromesso che se mai fossi sopravvissuto alla guerra al mio ritorno l'avrei sposata.

6 Aprile 1945
Italia.

Cara Marta,
Stiamo liberando il mondo dal crimine contro l'umanità chiamato "guerra".
Il generale dice che siamo agli sgoccioli e che presto potremo ritornare a casa.
Ho visto la morte in faccia tante di quelle volte che ormai non mi spaventa più..
Sai cosa mi spaventa? Il tornare da te.
Ho paura che nel corso degli anni io sia cambiato a tal punto da non piacerti più.
Marta, non sono più quel ragazzo spensierato che tanto adoravi.
Spero, però, di tornare presto poiché nonostante io sia cresciuto e la guerra mi abbia segnato tu sei ancora quel qualcosa che voglio nonché l'unica ragione per la quale ho sconfitto la morte.
Tuo, Steve.

Non so bene quando Marta ricevette la lettera ma arrivò decisamente in ritardo.
Eravamo in Italia per liberare il paese dalla guerra, c'erano intere città distrutte dalle bombe.
L'intero stivale era distrutto e provato mentre più della metà della popolazione era stata rinchiusa nei campi di concentramento.
Ebrei, Zingari, Testimoni di Geova, Neri, tutti esseri umani puniti per non essere parte della razza ariana.
Che assurdità!
Tirammo fuori da quei posti orribili migliaia di persone che a malapena riuscivano a camminare erette.
Quanti bambini con le tute a righe, quanti triangoli viola, quanti esseri umani trattati peggio delle bestie senza alcun motivo.
Ricordo che una mattina entrammo in un campo di lavoro dove trovammo una fossa comune.
In cima alla pila di cadaveri c'era un uomo scheletrico che ancora respirava solo che, avendolo visto in fin di vita e sapendo che non servisse più a nulla, degli schifosi lo gettarono in mezzo ai morti in pasto al suo triste destino.
Mi buttai nella fossa per soccorrerlo e lo tirai fuori urlando "Aiutatemi! Quest'uomo ha bisogno di aiuto!" il primo ad arrivare fu Jhon seguito da Patrick e Sam, due nuove reclute molto giovani.

«Jhon, fai piano...
Guardalo, se non lo maneggiamo con cura si spezzerà!» dissi con le lacrime agli occhi mentre Jhon, delicatamente, mi aiutava a sistemarlo su un pratino soffice.

«Dagli dell'acqua!»

Sam tirò fuori la borraccia e versò un po' d'acqua nella bocca del povero uomo che bevve così velocemente da strozzarsi.
Sembrava non vedesse acqua da chissà quanti giorni.

«Come ti chiami?»

«Non credo capisca la nostra lingua» ribatté Jhon.

«Beh non importa, portiamolo dalle infermiere loro sapranno cosa fare»

Sam e Patrick lo sollevarono con delicatezza e si avviarono verso il campo mentre io osservai quella fossa comune per qualche secondo.

«Andiamo via Steve, non c'è niente da vedere qui...»

«C'è tanto da vedere invece.
C'è orrore, odio, razzismo, ci sono esseri umani privati della loro individualità e poi della loro vita.
C'è un pezzo di storia lì dentro Jhon...solo che loro non potranno mai sentirla raccontare.
Quei bambini lì dentro hanno smesso di conoscere, di sapere e di vivere.
Siamo arrivati troppo tardi, abbiamo sbagliato tutto»

Iniziai a piangere, non potevo restare freddo di fronte un tale massacro.
Feci un lungo respiro profondo e chiusi gli occhi:

«Dio, ricordati di loro»

Mi voltai e mi avviai anch'io verso il campo.
Venimmo a sapere che l'uomo salvato dalla fossa comune si chiamava Guido Bertolozzi ed era un Testimone di Geova messo in quel campo di lavoro per la sua fede che, ahimè, non era accettata dal mostro al comando di quello scempio.
Guido era molto malato e molto debole ma nonostante ciò cercò di raccontarci qualcosa di quei mesi vissuti nel terrore con quel poco fiato che gli era rimasto in corpo.
Ci disse che era sposato ed aveva due figli, la moglie si chiamava Beatrice mentre i figli Massimo e Paolo.
La moglie morì due mesi dopo l'entrata in quel campo di lavoro poiché si ammalò gravemente a causa dello scarso igiene.
Ci disse che probabilmente il suo corpo era tra quelli sotto tutti quei cadaveri nella fossa dove lo salvammo.
Suo figlio Massimo, sei anni, fu trasferito in un campo di concentramento in Germania e non seppe più nulla di lui mentre suo figlio Paolo, di tre anni, fu ucciso nelle docce poiché considerato troppo piccolo per lavorare e quindi inutile.
Guido aveva perso tutto e tutti ma nonostante ciò manteneva la sua fede convincendo tutti noi che un giorno Dio li avrebbe riuniti.

«Steve, caro, sai dove ho messo le mie medicine?»

«No tesoro mio, hai provato nel bagno? Poco fa sei andata lì magari le hai portate con te»

«Non credo, non mi ricordo.
La mia memoria sta andando Steve...»

«La cosa importante è che ti ricordi di me»

Marta sta peggiorando, lo so, proprio come fece il povero Guido quel 3 settembre del 1945, senza preavviso, quando nonostante le nostre preghiere si spense all'età di trentaquattro anni.
Guido non credeva nel paradiso ma era convinto che un giorno avrebbe riabbracciato la sua famiglia ed io voglio credere in questo ancora oggi.
Non importa dove né quando, Guido e la sua famiglia si ritroveranno.
Piansero tutti alla triste notizia, lo seppellimmo su una collina con vista sulla città.
Sulla lapide scrivemmo:

Guido Bertolozzi,
Padre amorevole, Marito fedele.
Dio,
ricordati di lui.

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