I - New Girl In New Rome

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Il Campo Giove era immerso nella tranquillità più totale.

Il che era già di per se un grande evento: avete mai provato a tenere buoni un nutrito gruppo di adolescenti esaltati con armi a portata di mano?

Bé, sappiatelo, non é per nulla facile. Soprattutto se questi sono mezzosangue; ossia, figli di divinità greche o romane (note non di certo per aver sempre coltivato un rapporto idilliaco gli uni con gli altri).

Ora, immaginate.

Il sole diffondeva un piacevole tepore in tutta la zona: la primavera era ormai giunta al termine, e aveva completamente liberato il campo per l'estate.

Qua e là, la maggior parte dei semidei ellenici stava facendo del proprio meglio per non fare assolutamente nulla; gli unici reattivi erano i figli di Ares, che si aggiravano per il campo come trigri in gabbia, in cerca del malcapitato di turno su cui sfogare la propria ira.

I figli degli dei romani, dal canto loro, si allenavano con dovizia, ingaggiando brevi combattimenti gli uni con gli altri, o sventrando innocenti manichini.

Percy inspirò a fondo l'aria tersa e cristallina. Era così bello, per una volta, non dover essere in giro a salvare il mondo, l'Olimpo, il proprio fondoschiena, o tutte e tre le cose insieme... Così bello...

Annabeth, al suo fianco, gli strinse la mano. Lui si ridestò immediatamente e un sorriso gli increspò le labbra sottili, contagiando anche la figlia di Atena.

Assieme a loro, Frank sonnecchiava, il capo poggiato sulle gambe di Hazel, Jason parlottava con Piper, scambiando ogni tanto con lei uno sguardo pieno d'amore, mentre Leo dondolava le gambe con fare annoiato, maledicendo le coppiette e soprattutto lo sciroccato che le aveva inventate.

Tutto era ovattato e tranquillo. I ragazzi parlavano a voce bassa, sussurrando, quasi timorosi di turbare la quiete che regnava nel luogo.

Ve lo siete immaginato? Bene, perché d'ora in poi sarà un inferno.

Gli occhi color del mare di Percy colsero un insolito movimento all'entrata del campo: alcuni semidei si erano radunati in prossimità delle porte, e sempre più si aggiungevano alla calca.

-Che succede?- chiese il figlio di Poseidone, tirandosi a sedere.

-Sarà arrivato uno nuovo...- sbadigliò Frank, mentre si stiracchiava per bene.

-Mh... Bé, ragazzi, io vado a vedere. Venite con me?- chiese, scattando in piedi.

Ottenendo un muto dissenso da parte degli altri, si alzò e prese a scendere la collinetta, diretto verso la piazza principale di Nuova Roma .

Il motivo di una tale adunanza (nemmeno un carico di hamburger di McDonald's avrebbe potuto sortire lo stesso effetto) fu presto svelato agli occhi del ragazzo.

Una ragazza.

Selena era abituata ad essere al centro dell'attenzione, quindi si stava destreggiando fra la moltitudine di curiosi con l'esperienza e la tranquillità di una diva consumata. I ragazzi non riuscivano a staccare gli occhi da lei, e ne avevano ben motivo! I capelli scendevano sul petto come una cascata di oro colato, risplendente al sole come le più preziose tra le gemme; gli occhi, del colore dello zucchero bruciato, scintillavano di allegria e affabilità, di un castano talmente intenso da parere essere in grado di bucarti l'anima, scaldando il cuore di chiunque li guardasse. Il suo fisico era sottile ma mediterraneo, magro, ma al contempo con tutte le curve al punto giusto; questo, unito all'altezza lievemente al di sotto della media, le davano un'aria da "Venere tascabile", come si diceva in Italia.

In un riassunto molto sintetico: era bellissima, e non ne era imbarazzata.

Non si era mai sentita a disagio, nell'avere gli occhi di tutti puntati addosso, e anche ora salutava affabilmente tutti quelli che le si presentavano, rivolgendo un caldo sorriso ad ognuno, reso speciale dal rossetto perlato applicato con maestria, e dalle folte ciglia nere, rese ancora più lunghe dal mascara.

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