VII - Do You Want Yourself To Get Killed?!

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Percy si bloccò di colpo, stendendo un braccio per far fermare anche Annabeth. Non era possibile. Aveva visto molte volte le arpie, ma mai uno squadrone così folto e compatto.

Il cielo, prima così azzurro e terso, era quasi divenuto nero dal numero di mostri che lo inquinavano.

L'aria era lacerata e squarciata dagli strilli delle orribili creature e dalle urla dei legionari che correvano da una parte all'altra del campo nel tentativo di coordinarsi.

-Ma che...- mormorò la ragazza, spaesata.

-Come diavolo hanno fatto ad entrare? I mostri non dovre...-

-Ne parliamo dopo, Annabeth, ora corri a cercarti un'arma!- urlò Percy, prendendola per mano e iniziando a correre verso l'armeria.

In quel momento, un'arpia volò proprio contro i due semidei. L'animale (se così si poteva definire) si lanciò in picchiata, la bocca spalancata in un grido orribile. Le ali erano aperte al massimo della loro apertura, arrivando a coprire persino il sole. In un momento, le mani dei due ragazzi, fino ad un attimo prima saldamente allacciate, vennero separate brutalmente, e i loro possessori buttati a terra per la sorpresa.

Percy guardò Annabeth, scioccato.

Quelle arpie erano forti.

Troppo forti.

-Annabeth, prendi il berretto dell'invisibilità, questi mostri fanno sul serio!- esclamò lui, maledicendosi per l'idiozia della frase che era appena uscita dalla sua bocca.

-Oh, ma davvero?- strillò la ragazza di rimando, infastidita.

In un attimo, la figlia di Atena era di nuovo in piedi, e correva a perdifiato verso la cabina dedicata alla madre.

Percy era rimasto e terra, a prendere fiato.

Si guardò intorno, giusto in tempo per vedere la stessa arpia di prima lanciarsi verso di lui, le fauci fameliche aperte in un orribile ghigno.

Il figlio di Poseidone guardò freneticamente attorno a sé, poi fece l'unica cosa che gli sembrò intelligente.

Sguainò Vortice.

Frank stava correndo a perdifiato, chiamando il nome di Hazel. Aveva perso di vista la ragazza quando si era trasformato in orso per la prima volta, pochi minuti prima, e ora non riusciva a capire dove fosse finita. E se l'avesse presa un'arpia? Non voleva nemmeno pensarci, ma sebbene la parte più razionale del suo cervello tentasse di rassicurarlo, dicendogli che la figlia di Plutone era perfettamente in grado di cavarsela da sola, il suo cuore continuava a battere impazzito, e ciò gli annebbiava i sensi.

Per fortuna, i suoi riflessi da figlio di Marte parevano non averne risentito. Nonostante non stesse prestando molta attenzione a ciò che succedeva vicino a lui, sentiva chiaramente la sue braccia muoversi, come dotate di vita propria, e abbattere le arpie che gli capitavano a tiro.

-Frank! Da questa parte!- urlò Dakota, impegnato a difendere una bottiglietta di Kool-Aid dalle zanne fameliche di un'arpia.

Il ragazzo fermò la sua corsa disperata per andare ad aiutare il compagno.

Con una zampata, atterrò l'arpia, che si dissolse in un baluginio di scintille dorate. Frank tornò nella sua forma normale, mentre il centurione della Quinta Coorte tentava, con risultati pessimi, di ringraziarlo mentre prendeva una generosa sorsata della sua droga personale.

-Figurati...- borbottò il figlio di Marte, ormai rassegnato: avrebbe potuto trasformarsi in tutti gli animali che voleva, ma non sarebbe mai riuscito a tenere Dakota lontano dall Kool-Aid per più di... Quattro minuti?

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