IV - Can You Solve My Problems?

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-Hey! Testa d'Alghe!- esclamò Annabeth, gridando per farsi sentire nel caos dell'arena.

Il figlio di Poseidone di girò, piantando i suoi meravigliosi occhi verdi nel viso della ragazza.

Un sorriso gli si dipinse sul volto; immediatamente, smise di scarnificare i poveri manichini innocenti contro i quali si era accanito sino a quel momento, e compì una breve corsa per raggiungere Annabeth.

-Annabeth! Cosa ci fai qui?- chiese, piacevolmente stupito dalla sua presenza.

-Avrei bisogno di parlarti...- disse lei, abbassando leggermente la voce e guardandosi intorno con circospezione, come se volesse essere sicura che nessuno li ascoltasse.

Fece un segno con la testa in direzione del bosco.

-Va bene. Cosa c'é?- chiese lui di rimando, senza dar segno di essersi accorto dell'atteggiamento guardingo che aveva la figlia di Atena.

-é una cosa seria...- rispose lei, iniziando a muovere la testa più vigorosamente

-Ti ascolto. Scusa, ma hai il torcicollo? Continui a fare dei movimenti strani...-

Annabeth contò mentalmente fino a dieci per impedirsi di strangolarlo.

-Percy, andiamo nel bosco. L'arena non é il luogo più adatto per discutere di certi argomenti.- si arrese quindi la ragazza, consapevole che, se avesse dovuto aspettare che il suo ragazzo si accorgesse di ciò che stava tentando di fargli capire, avrebbe dovuto attendere le calende greche.

Ciò detto, si girò e si avviò verso il bosco con fare deciso, mentre Percy si affrettava a stare dietro, dopo aver trasformato Vortice in una comunissima penna a sfera e averla riposta al sicuro nella tasca dei propri jeans.

A causa del gran caldo dei giorni precedenti, sicuramente non eccessivo, ma decisamente poco gradevole per una persona cresciuta sulla costa orientale, il bosco era diventato il luogo preferito di entrambi i ragazzi per i momenti di riposo.

La macchia di alberi era piuttosto fitta, e solo pochi raggi riuscivano a bilanciarsi fra i rami degli abeti, dando origine ad un gioco di luci ed ombre, fatto di oscurità e improvvise macchie di luce, che dava a quel posto un'aura quasi magica.

Lì dentro, l'aria era fresca, e man mano che vi ci si addentrava, i rumori del Campo Giove si affievolivano, lasciando il posto al rumore del ruscello che vi scorreva dentro, intervallato a tratti da il cinguettio degli uccellini.

In poche parole, il posto perfetto per scambiare due chiacchiere in privato senza che a nessuno venga in mente di disturbarti.

Annabeth si sedette su una roccia vicino al corso d'acqua, prontamente imitata da Percy.

I due semidei rimasero zitti per qualche secondo, come imbarazzati.

-Allora...- iniziò il ragazzo.

-Di cosa dovranno parlare Jason e Reyna?- chiese lei tutto d'un fiato.

Percy rimase interdetto per qualche secondo, mentre tentava di elaborare ciò che gli aveva appena detto.

-Jason... E Reyna?- ripeté, frastornato.

Nonostante il figlio di Poseidone non fosse esattamente una cima in fatto di interpretazione del linguaggio del corpo, aveva comunque capito che Reyna, a causa di tutta la storia di Piper, lo scambio, eccetera eccetera, non dovesse essere molto felice di parlare con Jason.

-Si, mentre venivo qui mi sono imbattuta in lui, e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Mi ha detto che doveva parlare con Reyna, e... Non lo so, mi é sembrato molto nervoso, come se avesse qualcosa da nascondere.- spiegò lei, torturandosi un ciuffo dei fluenti riccioli biondi.

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