Un'arma letale

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Sempre cinque anni prima...

Lo sapevo! Lo sapevo, lo sapevo e lo risapevo!
Perché mi ero portata Hinata in missione. Una normale civile in missione!
Ovviamente sapevo già la risposta: la solitudine. Arrivare ai 25 anni senza avere uno straccio di vita sociale era alquanto frustante per non dire patetico, e di certo non lo sono.
Ma ciò non giustifica le mie azioni. Dovevo venire da sola con TenTen per scovare il signor Rushou! E invece? Invece eccomi qui con due piattole appresso nella più elegante discoteca di New York!
Dovevo immaginare che un tipo come Hinata, così bella e timida avrebbe attratto il solito baka chiassoso e appiccicoso. Certo non mi aspettavo che il baka avesse guarda caso un amico dobe.
Già mi urtava questo Sasuke. Il classico tipo figo che se la tira facendo il maniaco sbarra stronzo. A modo suo si crede irresistibile.
Mah, gli uomini di oggi vai a capirli.
Fatto sta che è tutta la serata che mi fissa con la bava alla bocca.
Patetico.
Forse è proprio per questo che mi sono presentata con un nome falso, mi è salito spontaneamente sulla punta della lingua.
Dopotutto sono stronza anch'io, solo che nessuno se lo aspetta, troppo presi ad essere incantati dal mio aspetto fisico.
"Sakura-kun...", Hinata mi tira in disparte, "... ti scongiuro, non fare come al solito tuo".
Al solito mio?! Cioè dovrei fare la carina con quel concentrato di arroganza che tutt'ora non mi stacca gli occhi di dosso? Giammai!
Purtroppo commetto l'errore di guardare gli occhioni di Hinata, e sono fregata. È lì davanti a me che mi guarda con quel visino da cucciolotta al quale non posso proprio dire di no, e lei lo sa.
Manipolatrice.
Lancio uno sguardo al dobe e al baka: sono vicino all'ingrasso, entrambi che ci guardano con finta indifferenza come se non stessero cercando di captare cosa stiamo dicendo.
Kami datemi la forza, almeno per stasera. Accompagnano questa mia preghiera, sentita dal profondo del cuore, alzando gli occhi al cielo.
"E va bene. Ma quel deficiente deve smettere di molestarmi sennò non risponderò delle mie azioni".
Non le do nemmeno il tempo di ribattere che mi avvio verso le due piattole.
"Allora entriamo?".
So di essere scorbutica ma è più forte di me, che vadano al diavolo, io volevo solo rilassarmi con Hinata, mica volevo avere a che fare con due poppanti!
"Che caratterino...sei una dura?"
No, ma c'è o ci fa questo qui?
Si crede figo per aver detto una frase del genere con quei suoi occhioni neri?
Se sono una dura? Vabbè, me lo ha chiesto lui, no? Sarebbe da maleducate non rispondere, e di certo non voglio deludere Hinata.
Gli rivolgo un sorriso, falso quanto lo sono io, e do inizio al gioco: metti in ginocchio quel figo arrogante.
Tra me e me scommetto di farlo innamorare di me entro un paio di ore. D'altronde si credono fighi e invincibili, e di certo alla sua età è anche giusto fare i conti con la realtà: c'è sempre qualcuno più figo di te che ti guarderà dall'alto verso il basso.
"Non saprei. Perché non me lo dici tu?".
Che il gioco abbia inizio!
Lo supero, sfiorandolo volontariamente, dirigendomi verso l'entrata del locale, consapevole di averlo alle calcagna come un cagnolino addomesticato.
Saluto il buttafuori ed entro nel lusso e nello sfarzo più assoluto, dirigendomi come attratta da una calamita verso il bar. Ho bisogno di alcool, tanto alcool, per digerire il tipetto che mi sta accanto.
Lui si siede accanto a me, il suo gomito che tocca il mio, e la sua gamba muscolosa che sfiora maliziosamente la mia.
Uh! Trucchetti banali, scommetto che ora si chinerà verso di me e mi sposterà una ciocca di capelli dietro l'orecchio con l'intento di sfiorarmi il viso.
Si gira verso di me, quei suoi occhi così profondi da sembrare infiniti non lasciano un secondo i mie, e si sporge verso di me scostandomi i capelli dalla fronte, il tutto sfiorandomi il viso.
Troppo facile da prevedere. A quanto pare gli uomini possiedono una bibbia sul corteggiamento, una sorta di comandamenti ai quali sono estremamente fedeli.
Stranamente il dobe dopo aver posizionato la ciocca ribelle dietro il mio orecchio non batte in ritirata, imperterrito continua ad invadere il mio spazio vitale. Anzi, da arrogante qual è, afferra il lobo del mio orecchio ed inizia ad accarezzarlo.
"Hai proprio delle belle orecchie...così delicate...così perfette".
Ma che diavolo faceva?
Il cuore sembra schizzarmi fuori dal petto. Quegli occhi, così profondi, neri, sembrano vedermi dentro, cercare la vera Sakura, quella nascosta sotto innumerevoli maschere.
Ma che diamine? Da dove sbucano fuori questi pensieri così sdolcinati? Devo ricordare a me stessa che si tratta solo di un gioco.
A salvarmi da quell'imbarazzante situazione ci pensò Kakashi: un agente dell'FBI sotto copertura nell'ambiente mafioso.
"Sakura! Da quanto tempo non ci si vede bambolina?".
Il seduttore al mio fianco aguzza gli occhi, ora duri come onice, lascia il mio orecchio facendo scendere quella mano carezzevole giù lungo il mio collo, in quella che può essere definita la carezza più sensuale e possessiva della storia.
"Salve Kakashi-san. Come mai da queste parti? Mi aspettavo di incontrarla a Tokyo al mio ritorno".
Sapevo di essere rossa come un pomodoro, tutta colpa di quel teme ora impegnato a fulminare il presunto rivale.
"Sono qui per lavoro. In effetti cercavo proprio te...vedo che sei in compagnia...non vorrei disturbarti più del dovuto ma se potessi dedicarmi cinque minuti te ne sarei grato".
"C.." mi schiarisco la voce improvvisamente diventatami roca, colpa del lento massaggio sulla spalla del moro al mio fianco, "...certo. Sasuke scusami un attimo...". Cerco di districarmi da quella mano, che esperta come quella del più abile musicista, fa cantare al mio corpo una melodia sconosciuta, misteriosa, dolce e preoccupante.
"Certo Sakura, va pure, ti aspetto qui", e sottolinea il mio nome con uno sguardo alquanto eloquente, promettente di una dolce vendetta.
Seguo Kakashi fuori il locale, lontano da sguardi indiscreti.
"Ci sono novità?", gli chiedo rientrando in modalità lavoro.
"Si. Da quanto risulta dal rapporto di TenTen e da quello della mia squadra abbiamo la certezza che qualcosa si stia muovendo. Stasera è partita una chiamata dal signor Rushou in cui dava appuntamento al porto ad un tale Samazana. Ci è stato ordinato di non far arrivare all'incontro il signor Roshou, in quanto si è certi che sia solo il finanziatore di queste nuove armi biologiche. L'obbiettivo è quello di far saltare tutti i rapporti con i probabili rifornitori fino ad accerchiare la mente malata che sta dietro tutto questo pantano. Io dovrò occuparmi di questo Samazana, tu di Rushou".
Allunga una mano dandomi un affettuoso buffetto sulla guancia, poi mi cinge il collo avvicinandomi a lui fino a far poggiare la sua fronte alla mia, le sue labbra che sfiorano il mio orecchio, quello stesso orecchio che ancora porta tracce del calore di Sasuke.
"Stai attenta...", mi alita nell'orecchio ancora incandescente.
Sorrido. So che non può vedermi in viso ma che riesce a percepirlo, dopotutto è stato il mio sensei.
"Come sempre".
"Ora vai, non vorrai far aspettare il tuo accompagnatore".
"Non è niente...".
"Non ridurti come me Sakura. C'è sempre una via d'uscita, ricordatelo".
Mi dà un casto bacio sulla fronte e scompare lasciandomi lì, imbambolata, stupita dalla sua parole. Sono diventata così trasparente?
Un movimento alla mia sinistra mi riporta alla realtà: Sasuke.
Quel pettegolo impiccione mi ha seguita fin qui!
Il suo sguardo è fisso nel mio tenendomi imprigionata sul posto mentre lui, con passo cadenzato e indolente, si avvicina a me.
"Allora Sakura... che bel nome. Di sicuro più affascinante di Emma. Lo sai che non è buona educazione mentire sul proprio nome?".
Per la bellezza di due minuti buoni il mio cervello va in tilt.
Averlo così vicino a me, con il suo naso che mi sfiora il collo, il suo profumo che altera i miei sensi, il suo corpo così vicino che mi basterebbe solo allungare una mano per averlo a contatto con il mio, mi impedisce di ragionare come dovrei.
Devo ammetterlo, è bravo, ci sa fare. Forse non è così sfigato dopotutto.
Mi sporgo verso di lui, lo afferrò per il colletto di quella camicia, che sbottonata nei primi due bottoni mi sussurra di sfilargliela del tutto, e lo attiro verso di me, a un soffio dalle mie labbra che fissa ardentemente.
"E a te non hanno insegnato che non si origlia?".
Dal suo sguardo capisco che non sta capendo nulla di ciò che gli sto dicendo, troppo preso dalla mia vicinanza. Infilo una mano nella mia borsetta e ne estraggo un fazzoletto. Aggancio la mia caviglia alla sua facendo leva per avvicinarlo ancor di più a me e ...
"Ma soprattutto, caro il mio bel tenebroso, non ti hanno mai detto di non fissare insistentemente gli sconosciuti? Potresti passare per un maniaco". E gli passo il fazzoletto lungo quelle belle labbra.
"Avevi un po' di bava...".
Non riesco a finire la frase che mi ritrovo con la schiena contro il muro esterno del locale, le mani immobilizzate in alto, sopra il capo, e quelle belle labbra che divorano le mie.
"Tattica sbagliata dolcezza. Mai sfidare un Uchiha!"
E subito ritorna a sfamarsi sulle mie labbra, quella lingua arrogante intrecciata alla mia in un duello senza esclusione di colpi, una lotta per la supremazia.
Gli mordo il labbro inferiore guardandolo con sfida.
"Puoi essere anche un Uchiha, ma questo non ti autorizza ad intrometterti nella mia vita. Quindi... direi che questa farsa è andata avanti abbastanza, spostati.".
Cerco di spingerlo da me, nella speranza di ritrovare un po' di lucidità, ma oltre ad essere arrogante è testardo peggio di un mulo, infatti sta lì fermo, immobile, intento a continuare a fissarmi con quegli occhi perforanti.
Bene, il momento della gentilezza è finito, ora ha iniziato davvero a stufarmi!
Ruoto il polso afferrandogli una mano e su di essa faccio la giusta pressione al centro del palmo per farlo inginocchiare dinanzi a me in preda al dolore articolare che gli attraversa l'intero braccio.
"Non mi piace che si invada il mio spazio personale. Fino ad ora ho tollerato la tua presenza, le tue occhiate moleste, le tue interferenze, ma ora basta. NON-MI-IN-TE-RES-SI! Hai capito?".
Alza la testa, il viso distorto da una smorfia di fastidio, e mi sfida guardandomi dritta negli occhi.
"Sei una fifona".
Avevo sentito bene? Io fifona?
"Come scusa?!".
"Non scusarti, te lo ripeto più che volentieri: TU-SA-KU-RA-SEI-UNA-MA-LE-DET-TA-FI-FO-NA. Ti è chiaro il concetto?"
Io lo uccido! Ma chi si crede di essere questo stronzo?
Calma Sakura, respira, brava ora espira. Inspira. Espira. Inspira. Espira. Okay.
"Da cosa lo deduci Sherlock?"
"La senti anche tu: l'attrazione che c'è tra noi, ma il tuo orgoglio ti rende rigida e frigida come un iceberg. È un peccato che una donna bella come te, intelligente e sarcastica si faccia ingabbiare dall'orgoglio. Non sei in grado di lasciarti andare, di vivere la tua vita come vorresti realmente tu?".
"Non ridurti come me Sakura. C'è sempre una via d'uscita, ricordatelo".
Mi risuonano in testa gli avvertimenti di Kakashi. Veramente posso uscire da questo labirinto di solitudine? Posso condurre una doppia vita? Guardo Sasuke, e sì, lo ammetto, l'ho notato sin dal momento in cui è entrato alla mostra d'arte, con quei suoi vestiti casual come a dimostrare di esser figo anche con un semplice paio di pantaloni e una semplice camicia.
Guardo quegli occhi che mi sfidano ad alzare la posta in gioco, che mi propongono di lasciar cadere le mie maschere, di esser me stessa, di prendere per una volta ciò che voglio. E lo faccio. Mi lascio cadere sulle ginocchia di fronte a lui e lo bacio. Così, senza nessuna spiegazione, senza nessuna parola, solo un bacio come risposta, un bacio che contiene la vera me.
Il cuore accelera i suoi battiti, tutto scompare, ci siamo solo noi due: due testardi egocentrici.
"Uhm... non sarà per caso il teme quello laggiù a terra Hinata?".
La voce di quel baka biondo ci riporta alla realtà in un silenzio carico di imbarazzo e scoperta.
Sasuke è il primo a reagire, si alza elegantemente in piedi tendendomi una mano, che stranamente accetto senza fare storie. Dopo essermi alzata mi tiene stretta al suo fianco, come un trofeo, una conquista e questo mi fa infuriare. Con uno strattone mi libero della sua presa avvicinandomi ad Hinata.
"Hinata, tutto bene?", le chiedo ansiosamente. Come cavolo ho fatto a scordarmi di lei?
"Si, tranquilla... ma credo proprio che sia ora di andare, sono le tre del mattino e domani dobbiamo lavorare".
Sono un'idiota totale! Come ho fatto a dimenticarmi dell'incarico che devo svolgere stanotte?
"Si...hai ragione...", mi giro verso il biondino di cui non ricordo il nome e gli tendo la mano, "...è stato un piacere conoscerti...ti auguro un buon proseguimento di serata".
Il baka mi regala un sorriso splendente, quegli occhioni blu scintillanti di felicità, "è stato un piacere Emma...".
"Non si chiama Emma, baka. Il suo vero nome è Sakura"
Il teme, ancora appoggiato al muro del misfatto, lo interrompe saccentemente.
Che nervi!
"Veramente Emma è il mio secondo nome, non ti ho mentito, ho solo preferito omettere il mio primo nome".
Okay, ora sembro proprio una bambina petulante e, consapevole di chi sia la colpa per questo mio atteggiamento, mi giro verso la panacea di tutti i miei sbalzi ormonali fulminandolo con lo sguardo.
Naruto e Hinata ci fissano sbigottiti, effettivamente ci avevano lasciati che nemmeno ci parlavamo e ci ritrovano che...beh... che impariamo a conoscerci forse fin troppo bene.
"Allora, Sakura... effettivamente è un nome più originale rispetto ad Emma...ovviamente nulla da ridire su Emma come nome... Visto che tu e Sasuke andate così d'accordo... uhm...io ed Hinata...si io ed Hinata speravamo di poter organizzare un'altra uscita tutti e quattro insieme...sempre se per voi va bene".
Stavo per rispondere con una delle mie solite frasi vaghe quando due dita si poggiano sulle mie labbra zittendomi.
"Pensaci. Ricordati quello che ti ho detto, metti da parte l'orgoglio".
Saccente ed insopportabile. Sicuramente se avessi cercato una di queste parole sul vocabolario avrei trovato una sua foto.
"Penso di essere libera tra due giorni".
Niente promesse e niente vincoli eppure queste piattole mi stanno spingendo proprio verso quei legami che, se nel profondo del mio animo bramo, cerco di evitare come la peste nella realtà.
Naruto si volta verso Hinata, le loro mani giunte in promesse d'amore ancora acerbe, gli occhi luminosi di una felicità per me ancora incomprensibile.
"Hinata-chan ci sentiamo domani mattina okay?".
La povera Hinata, timida com'è, diventa rossa come un pomodoro e cerca di rispondere balbettando, ma il biondo la anticipa baciandola con un tocco delicato e dolcissimo.
Sono proprio una bella coppia.
In imbarazzo per la scena mi avvio verso la macchina, ma nemmeno fatti tre passi, mi sento afferrare per un braccio.
"Non lo sai che è da maleducati non salutare?".
Mannaggia, stavo quasi pensando di averla scampata.
Perché poi deve avere una voce così maledettamente sensuale? Quest'uomo è come un'arma letale: se lo guardi ne rimani incantata, se ascolti la sua voce ne rimani ipnotizzata, se odori il suo profumo ne diventi dipendente, e se lo baci, se entri in contatto con quel corpo tonico e ben definito, beh, allora...
Mi volto verso di lui, negandogli i miei occhi e lo soluto con un ciao appena sussurrato. Ma ahimè, l'ho già detto che è testardo?
Con due dita mi costringe ad alzare il viso verso il suo, ma io non cedo, so già che se dovessi incrociare quelle pozze d'inchiostro ne rimarrei stregata, così chiudo gli occhi.
Ma lui è un Uchiha del cavolo, un'arma letale che non ti dà pace fintanto non ti piega al suo volere, infatti mi bacia.
Un bacio che non ha nulla di delicato e dolce, è il bacio di un conquistatore, violento, ardente, impetuoso, uno di quei baci che si porta dietro un pezzo di te soffiando in cambio un pezzetto dell'animo dell'altra parte. Era come se mi stesse vincolando a lui affidandomi una parte del suo cuore e prendendone in custodia un pezzo del mio.
"Buona notte Sakura... e ricordati un Uchiha ottiene sempre quel che vuole".
Incredibile, mi ha fregato!

¤
Sono le quattro del mattino e sono esausta. Ho appena riaccompagnato a casa una Hinata in brodo di giuggiole. Prendo il telefono e chiamo TenTen per avvertirla che mi sto dirigendo al luogo della missione: la dimora del signor Rushou. Mi sfilo la parrucca che mi fa prudere tremendamente la testa e la getto sul sedile accanto al mio. Mi guardo nello specchietto retrovisore: i cappelli lunghi rosa sono tutti arruffati, gli occhi contornati da profonde occhiaie, chissà se a Sasuke piacerà anche quest'aspetto.
Alt! Non posso seriamente aver pensato una cosa del genere, è la stanchezza, si sarà sicuramente la mancanza di sonno.
Mi sfilo il tubino viola ed indosso un paio di leggings neri con una canottiera dello stesso colore, afferro il passamontagna e scendo dall'auto, parcheggiata a qualche isolato di distanza, dopotutto un'auto così lussuosa è facile da notare.
Arrivata a destinazione indosso il passamontagna. Due bodyguard sorvegliano l'entrata. Sfilo due pugnali dalle guaine e dopo aver mirato alle rispettive carotidi li lancio. Quando vedo i due energumeni cadere a terra, soffocati dal loro stesso sangue, entro dentro quel palazzo lussuoso.
Cerco di aggirare quanti più addetti alla sicurezza possibile, ma purtroppo uno di questi mi becca proprio a un passo dalla stanza dell'obbiettivo. Non posso fare rumore altrimenti il piano salta. Dunque? Emetto un forte sospiro. Il tizio davanti a me inizia a spalancare quella boccaccia, sicuramente per gridare l'allarme. Estraggo la mia semiautomatica dotata di silenziatore e sparo dritto in mezzo agli occhi dell'uomo. Rimango totalmente indifferente alla vista del sangue che gli fuoriesce da buco in fronte. Lo scalzo e mi accosto alla porta del bastardo che finanzia la progettazione di armi di distruzione di massa. Il porco si starà sicuramente scopando qualche ricca signora incontrata all'evento di stasera, stando ai gemiti e ai grugniti che fuoriescono da quella porta.
Bene.
Sbircio dalla serratura e riesco a scorgere il grasso corpo dell'uomo muoversi su quello di una donna.
Perfetto.
Faccio un passo indietro e fisso la porta cercando di calcolare la posizione di Rushou, prendo la semiautomatica e sparo tre colpi in rapida successione. Subito mi precipito ad aprire la porta. La palla di grasso è riversa sul corpo della giovane, un proiettile alla base del collo, gli altri due lungo la colonna vertebrale. So già che è morto, ma mi avvicino per accertarmene.
La donna, sulla quarantina circa, singhiozza nevroticamente in pieno stato di choc. Appena mi vede inizia ad implorarmi di non farle del male. Che sciocca, mai implorare chi è in grado di uccidere in maniera così fredda, suona quasi come un invito. L'afferrò per i capelli e le inietto un potente sonnifero. Prendo il braccio destro di Rushou, estraggo la mia katana e gli mozzo la mano: il bastardo ha un sistema di sicurezza con riconoscimento digitale. Con la mano che perde fiotti di sangue inizio a perlustrare la stanza. Sicuro al cento percento che tiene qui tutti i documenti più compromettenti, è la stanza più sicura. Alzo lo sguardo verso una delle tante telecamere che non ho disattivato, e faccio un cenno di saluto con la mano mozzata del defunto Rushou, poi la oscuro con un colpo di pistola. Do un colpetto alla parete sottostante e il tonfo che mi risponde mi fa sorridere. Trovata.
Do un pugno al muro provocando un enorme buco nel cartongesso, e lì davanti a me c'è la cassaforte. Prendo il moncherino e ne appoggio le dita sul display. Dopo pochi secondi di attesa questa si apre rilevando al suo interno un plico di scartoffie. Lo ripongo nel mio zaino.
Esco dalla stanza, pistola alla mano, dirigendomi verso le cucine. Incrocio qualche guardia, ma con un proiettile in testa cadono come mosche. Evito di mirare al cuore, non ho tempo per assistere alla loro morte, devo essere veloce ed efficacie, e un proiettile in mezzo agli occhi ti assicura una morte immediata e irreversibile.
Arrivata nell'enorme cucina, manometto l'impianto a gas, piazzo sotto il tavolo quattro chili di C4, ed esco tranquillamente da quella reggia. Salgo in macchina e premo la trasmittente dell'esplosivo facendolo esplodere. Il boato che segue dichiara la mia missione conclusa. Mi tolgo il passamontagna, guardo l'orologio del cruscotto: le cinque del mattino, come al solito rapida ed efficace.
Chissà cosa ne penserebbe Sasuke di questa mia vita. Ho ucciso tante di quelle persone che ne ho perso il conto, e solo per poche di esse provo rimorso, come per la donna che ho lasciato addormentata sul letto della dimora appena esplosa.
Posso realmente uscire da questa vita?

Mr & Mrs UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora