Scelte

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  Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando quello psicopatico mi aveva pugnalato alla gamba.
Guardo il soffitto dello scantinato in cui sono segregata. Non c'è neanche una finestra che mi permetta di poter capire se è giorno o notte, solo il lento e persistente gocciolio di un tubo che perde proprio sopra la mia testa.
Un rumore ritmico che dovrebbe tranquillizzarmi, e forse lo avrebbe fatto se quelle gocce non si fossero sfracellate sul tavolo chirurgico al quale ero ammanettata ricordandomi così la mia sorte. Cerco di alzare una mano per impedire a quel rumore di farmi saltare ancor di più i nervi, ma l'ago cannula di una flebo mi impedisce il movimento.
"Ti sei svegliata, finalmente", mi dice una profonda voce maschile: la voce del signor Ozumida.
"Per quanto tempo ho perso conoscenza?"
"Due giorni"
Due giorni.
Guardo la flebo, cercando di capire cosa mi stanno innientando in corpo.
"è del normale ringer lattato, viste le tue condizioni"
"Cosa volete?"
"Cosa voglio?", mi domanda poggiandomi un'enorme mano sulla testa  accarezzandomela come se fossi una bambina in cerca di conforto.
"Giustizia", mi dice dolcemente.
"Giustizia?", chiedo perplessa.
Rimane in silenzio, solo il lento gocciolare di quel maledetto tubo, e il suo ritmico carezzarmi i capelli.
"Ho sempre amato i tuoi capelli, ti hanno contraddistinta sin da bambina"
Sin da bambina?
"Non ti ricordi, vero? D'altronde non mi hai mai visto in volto", mi riferisce uscendo dalla zona d'ombra per posizionarsi sotto la luce biancastra di un neo.

҉


Qualche ora prima. Ore 6:15 del mattino
Corro come un disperato alla macchina, cercando di raggiungere il prima possibile casa.
Il cuore mi batte all'impazzata, terrorizzato dalle urla piene di dolore di mia moglie, ma quando arrivo nel viale di casa mia, di quest'ultima rimane poco e nulla, solo un cumulo di macerie avvolte dalle fiamme.
Scendo immediatamente dall'auto e mi precipito accanto a Naruto, che cerca di trascinare il più lontano possibile Shikamaru.
"Cosa è successo?"
"Una bomba, almeno penso. È successo tutto così all'improvviso che non ho avuto il tempo di capire nulla"

"Sta bene?", gli chiedo indicando Shikamaru.
"Si, credo che abbia solo una gamba rotta"
Con gli occhi perlustro il perimetro del mio giardino cercando di individuare mio fratello, ma riesco ad individuare solo Ino e Shisui. Quest'ultimo quando mi vede, abbandona la bionda sul prato e mi raggiunge.
"Hanno preso Sakura e Itachi", mi informa.
Hanno preso anche mio fratello, ma a quale scopo?
Vuoi giocare Sasuke-kun?
Esco il cellulare dalla tasca e digito il numero dell'ultima persona che vorrei sentire.
"Voglio giocare. Dimmi cosa devo fare"
"Ummm... ti sei deciso alquanto in fretta, bene", miagola la voce nasale di Karin." Tra un'ora ti arriverà un sms che ti informerà di quello che dovrai fare", e riattacca.
"Cosa sta succedendo, Sasuke?", mi chiede Shisui.
"Dobbiamo giocare"

Ore 8:30
"Non riesco a capire perché abbiano preso sia Sakura che Itachi", sbotta Shisui.
"è evidente che si tratta anche di una questione personale con te, Sasuke", mi fa notare Kakashi.
"Ma perché? Quale sarebbe il motivo?"
Il silenzio è la sola risposta che ottengo.
"Sono passate due ore e ancora niente"
"Smettila di lamentarti Shisui!", urlo in preda all'ansia.
Il trillo del mio cellulare fa calare su di noi un silenzio carico d'adrenalina.
Con mano tremante afferro il telefono e apro l'sms appena ricevuto.
Ci vediamo a Central park tra quarantacinque minuti. Non tardare.
Central Park? Un'altra volta lì? Cosa avevano in mente?
"Cosa dice?", mi chiede Shisui.
"Devo andare a Central Park"
"Central Park? Strano che vogliano patteggiare in un luogo così affollato", commenta Alexander.
"Infatti non vorranno contrattare", rivela Kakashi con tono lugubre.



۞



"finalmente ti sei svegliata", si lamenta una voce con una strana cadenza.
"Dove sono?", sussurro con la gola secca come le dune del Sahara.
"Non è importante. Quello che conta ora è la tua risposta".
"Risposta a cosa"
"Devi fare una scelta"
"Quale?"
"Vuoi giocare per la vita di tua marito e di tuo cognato, Sakura?"
"Giocare?"
Gira il lettino sul quale sono incatenata in modo da poter osservare uno schermo fissato sull'angolo destro della parete.
Non appena i miei occhi riescono a scorgere le due figure che riempiono lo schermo il cuore inizia a battermi più velocemente.
"Che significa?", domando, gli occhi fissi sul corpo agonizzante di Itachi, anch'egli legato ad un tavolo, proprio come me, con due pugnali che gli trafiggono entrambe le gambe, e su quello di TenTen pestata a sangue e accovacciata in un angolo di una stanza.
"Scegli, tu fai qualcosa per me e saranno rilasciati"
Rifletto su quella proposta priva di senso senza distogliere lo sguardo da Itachi.
Di fronte al mio silenzio si avvicina allo schermo e ne alza il volume, in modo che possa sentire chiaramente le urla di dolore e disperazione.
"Allora?"
"Cosa ne sarà di me?"
Un sorriso gli distende il viso.
"Quello dipende da tuo marito", mi risponde dirigendosi verso la porta.
"Dunque? Accetti di giocare?"
Le urla di Itachi mi infestano le orecchie, mi immagino la disperazione e l'ansia che starà provando Ino. Prendo l'unica scelta possibile, l'unica accettabile.
"D'accordo".
Ritorna indietro, passando sotto la fila di luce al neon che mi permettono di scorgerne il voto, il volto di un mostro dalle sembianze di uno squalo.
"Benvenuta all'inferno", mi dice prima di piantarmi una siringa nel collo.
Tutto inizia a sbiadire, diventando più sopportabile.
Sasuke: è questo il mio ultimo pensiero prima di ricadere nell'oblio.

Mr & Mrs UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora