La sua mano tra i capelli, le sue labbra sulle mie. Quel bacio è stato talmente vorace da avere ancora il fiato corto. Devo ritrovare la vecchia me stessa.
Prendo il telefono riaprendo il messaggio inviatomi da Kakashi.
Vediamoci al Pride tra un'ora. Mi è giunta notizia della presenza di un altro finanziatore di Orochimaru.
Mai una serata tranquilla.
Mi dirigo al Pride, un ex centro congressi ormai abbandonato al degrado e alla clandestinità. Conosco molto bene questo luogo, da anni, quando sono irrequieta, quando nemmeno una bottiglia di tequila riesce a farmi dimenticare il dolore e la rabbia, vengo qui per sfogare questo strazio che mi mangia viva in qualche scontro clandestino. Entro dentro, beffarda e incurante degli sguardi maschili che come sempre mi accarezzano il corpo con lussuria malcelata, memore delle parole poco prima pronunciate da Sasuke.
Cerco di localizzare Kakashi, ma non riesco a scorgerlo da nessuna parte. I miei occhi incrociano lo sguardo insistente di un tizio poggiato ad una parete.
Super giù avrà l'età di Sasuke, alto, capelli rossicci e occhi castani, ma il particolare che subito colpisce la mia attenzione è la sfilza di piercing che gli costellano il viso. Distolgo lo sguardo da tanta impertinenza appena scorgo la chioma argentata di Kakashi a circa un paio di metri di distanza.
Supero lo sconosciuto per raggiungere il mio amico d'infanzia, ma appena mi trovo all'altezza dell'estraneo una sensazione di gelo mi pervade.
"Sei arrivata finalmente! Hai letto il messaggio?", mi chiede Kakashi in piena modalità operativa.
"Si". Solo in quel momento mi accorgo che accanto a lui c'è Sai.
"Perché hai chiamato me se già c'era lui?", chiedo realmente irritata.
"Perché, cara sorella, avevamo un accordo come ben ricordi. Tocca a te occuparti di questa faccenda, e poi sei tu quella meglio inserita in tale ambiente".
"Tsk... chi sarebbe questo tizio con il quale devo battermi?".
Kakashi mi stringe una spalla intimandomi di stare calma. "Eccolo che arriva...".
Si tratta del tizio di prima... quindi questo sarebbe un sottoposto di Nagato.
Lo squadro dall'alto verso il basso, cercando di valutarlo.
"Mi dispiace ma non posso... domani abbiamo un evento pubblico e non posso sfoggiare alcun segno... Il mio patrigno non lo accetterebbe ne andrebbe della sua immagine... Kakashi... non puoi farli tu?", lo supplico non perché abbia paura, ma perché non voglio rovinare i bei ricordi della serata appena trascorsa con Sasuke.
"Sorella ho già parlato con nostro padre della situazione... si è mostrato molto comprensivo riguardo questa circostanza, anzi mi ha pregato di riferirti che domani sei attesa a casa per pranzo".
Guardai la faccia del mio fratellastro con tutto l'odio che covavo dentro. Fu la risposta di Kakashi che mi fece capire quanto fossi già immischiata in questa storia.
"Mi dispiace Sakura, ma hai già una reputazione in questo ambiente e questo Yahiko ha chiesto esplicitamente di te...", si interruppe avvertendomi con lo sguardo di non essere più soli.
"E così tu saresti la famosa Ukiyo... non vedo l'ora di scoprire quanto vali. Io sono Yahiko... ci vediamo sul ring...". Sentire pronunciare il mio nome da combattimento mi mise davanti ad un'inquietante verità: Orochimaru, Nagato e Yahiko collaboravano tra di loro; ognuno di questi tre uomini conosceva una sola delle mie identità: Orochimaru mi conosceva come la figlia di un diplomatico, Yahiko come una combattente clandestina, e Nagato mi avrebbe conosciuta come mercenaria prezzolata.
Purtroppo non avevo previsto che due di queste identità si sarebbero presto sovrapposte, tutto a causa di Sasuke Uchiha. Mi ero mostrata a lui con i capelli castani e da deficiente non ho pensato che domani non avrei potuto più sfoggiare lo stesso colore.
Mi sto facendo coinvolgere troppo dal bel moro, devo stare più attenta a questi dettagli.
Guardo Yahiko dritto in faccia e gli rivolgo il mio solito sorrisino di circostanza rifiutandomi di rispondergli verbalmente.
Mentre mi passa accanto mi sfiora volontariamente la spalla e subito reagisco. Senza soffermarmi più di tanto a pensare gli afferro un polso bloccandogli l'avambraccio verso l'alto in una presa dolorosa, l'altro mio braccio stretto intorno alla gola.
"Hai sbagliato persona tesoro...", gli sussurro all'orecchio.
"Dici? Io credo di aver trovato ciò che stavo cercando...certo, voglio appurare più approfonditamente le tue abilità...", e agganciando una sua caviglia alla mia mi sbilancia verso il suo corpo. Per evitare di cadere mollo la presa facendo un passo indietro allontanandomi di un passo.
Sento Kakashi avvicinarmisi da dietro, Sai, invece, rimano fermo al proprio posto, immobile senza lasciar trapelare alcuna emozione.
"State buoni, mancano solo pochi minuti all'inizio dell'incontro", cerca di placarci Kakashi.
Yahiko continua a fissarmi come se volesse mangiarmi. Non mi piaccio gli uomini che fissano così. So di averlo provocato, ma quello sguardo mi promette le peggiori sevizie. Mi giro voltandogli le spalle, altra chiara mancanza di rispetto, ma il rispetto va guadagnato, non devo nulla a quell'uomo, non ancora...
"Kakashi non scommettere sulla mia mia vittoria", gli sussurro.
"Perché? Cosa hai intenzione di combinare? Ti ricordo che non hai mai perso un incontro".
Con la coda dell'occhio scorgo Sai avvicinarsi. "Non hai notato come la guardava? Ormai abbiamo l'aggancio con questo Yahiko. Anzi, direi proprio che lo hai affascinato oltre ogni mia immaginazione, a quanto pare sei irresistibile anche quando fai la bastarda irascibile. Se lo battesse, cosa comunque molto difficile visto che non ha battuto ciglio sotto quella leva, si insospettirebbe, sarebbe sottoposta a continui controlli e questo non conviene alla nostra causa, saremo troppo esposti".
Riesce sempre a stupirmi con la sua capacità di analisi, per questo riesce sempre a tenermi sotto scacco, ad intrappolarmi nei giochetti malati. Riesce sempre a prevedere ciò che penso.
"Inoltre perdendo può facilmente liberarsi di questa identità...non penso che l'Uchiha approverebbe nel sapere di questi incontri clandestini".
Bastardo.
"Uchiha?", chiede Kakashi perplesso.
"Il ragazzo della discoteca".
"Ah...mi ricordo. Non pensavo che si trattasse di qualcosa di serio...cioè dopo S...eh... lui non hai frequentato più nessuno per più di una notte...", si zittisce dopo aver visto il mio sguardo carbonizzarlo.
Non riesco a mostrarmi indifferente al sentir pronunciare quel nome, eppure sono passati cinque anni... cinque fottutissimi anni di solitudine e sesso banale, anonimo...
"Non sono argomenti che vi riguardano minimamente", cerco di chiudere la discussione, di chiudere il mio cuore al passato che torna ad invadermi con quei ricordi maledetti.
"Ma noi siamo...". interrompo subito Kakashi. So cosa sta per dire, che siamo amici, ma in realtà non lo siamo più...
"No... non siamo più quelli di una volta Kakashi. È ora che ne prendi atto. Siamo solo colleghi. In questo momento stiamo lavorando. Noi non usciamo al di fuori di motivi puramente lavorativi. Non ci sinceriamo della salute altrui se non per il timore di compromettere la missione. Quindi, esci dal mondo di frutta candita nel quale ti sei rinchiuso e affronta la realtà: noi non siamo più amici. Tu non mi conosci, non sono più la Sakura incapace di badare a se stessa che girava per i quartieri malfamati di Tokyo ad elemosinare... io uccido chi elemosina la mia pietà. Non ho più posto per queste cazzate di merda. Ora se volete scusarmi ho un incontro da disputare", e mi allontano senza attendere una risposta.
"Buona sera signori e signore. Benvenuti! Diamo inizio ai giochi! Stasera si scontreranno una grande combattente...Ukiyo!".
Sento gli schiamazzi di quella accozzaglia di gente, cerco di calmare l'adrenalina che mi sprona a dare una bella lezione a quel pel di carota così arrogante da non togliermi gli occhi di dosso, e salgo sul ring.
"...E Yahiko! Un nuovo combattente!".
Anche lui sale sul ring senza scene teatrali, senza degnare della minima attenzione il pubblico in visibilio, la sua attenzione è focalizzata esclusivamente su di me.
"Allora ragazzi, come volete combattere? Solo a mani nude o anche con armi bianche?", ci chiede Stan, l'arbitro barra conduttore di questa baracca.
"Con armi bianche", risponde lui.
"Sappiate che sono ammessi solo lame corte, niente katane", ci avverte Stan.
"Perfetto", sussurra il mio avversario.
"Allora ai vostri posti...", entrambi ci mattiamo nei rispettivi angoli, "...e che lo scontro abbia inizio!".
La folla ruggisce assetata di sangue e vendetta. Che squallore.
Entrambi ci studiamo cercando di prevedere le rispettive mosse. Ci giriamo intorno come leoni pronti al balzo. All'improvviso mi si avvicina scagliandomi un pugno al viso. Mi abbasso per schivarlo cercando di non dover cedere troopo terreno, ma il bastardo alza contemporaneamente un ginocchio prevedendo la mia schivata. Mi butto di lato rialzandomi immediatamente. È un esperto del corpo a corpo, inoltre fisicamente è più forte di me, un suo pugno sarebbe in grado di farmi perdere i sensi. Lo stronzo mi sorride soddisfatto. Ricambio il suo sorriso.
Ho notato come il lato del corpo che sfrutta di più sia quello destro, ma ovviamente, essendo un professionista sicuramente saprà usare perfettamente usare anche quello sinistro. Mi avvicino lentamente cercando di captare qualche punto cieco nella sua difesa. Cerco di colpirlo a mia volta al viso, lui mi blocca il pugno in una presa ferrea. Perfetto. Mi spingo con la gamba destra traendo sostegno dalla sua stessa presa e gli avvolgo entrambe le gambe al collo costringendolo a terra immobilizzato sotto la mia presa. Sfilo un pugnale dal fodero che tengo dietro la schiena e gli recido una ciocca di quegli assurdi capelli arancioni a un millimetro di distanza dal suo viso.
Ora non sorride più, è furioso, incazzato, dopotutto ha perso contro una donna che pesa poco più di una cinquantina di chili.
"Mi aspettavo di più", lo provoco.
Ed ecco che mi sorride di nuovo.
"Andrai più che bene".
Di che cazzo farneticava? Fulmineo come una biscia afferra una mia gamba, mi rivolta in pancia in giù, gambe e braccia totalmente spalancate sotto il peso del suo corpo. La stessa presa che usò Sai al dojo!
Gli sferro una testa e sento il crack del suo setto nasale rompersi. Uno schizzo del suo sangue mi imbratta una guancia. Con un colpo di reni svincolo da quell'odiosa presa buttandomi di lato. Subito mi rialzo in piedi mantenendo un'opportuna distanza di sicurezza.
Anch'egli si rialza immediatamente. Devo ammetterlo, è tosto.
Ci giriamo intorno, osservandoci, scrutandoci, alla ricerca dei rispettivi punti deboli.
All'improvviso parte all'attacco. Mi preparo a contrastarlo, convinta che mi attaccasse frontalmente alla ricerca di un primo contatto fisico, ma lo stronzo, invece, punta alle mie caviglie con una sforbiciata atterrandomi nuovamente a terra.
Cazzo!
Anch'egli esce un coltello, il suo ha una lama particolare, ricorda parecchio quello di una scimitarra, e me lo appoggia alla gola, sotto la giugulare.
"La senti l'adrenalina che ti invade il corpo? È come una droga. Ti fa sentire così vivo che non puoi farne a meno... so che anche per te è così...lo sento dal tuo corpo che freme per ribaltare questa situazione...".
Applica una leggera pressione alla lama e si alza. Il pubblico che acclama, Stan che blatera sul nuovo campione. Sono stordita, mi ero completamente scordata del luogo in cui ci trovavamo, guidata dal mio istinto. Mi alzo in piedi sotto il suo sguardo. Guardo quegli occhi compiaciuti, terrificanti. Sempre guardandomi si porta la lama del pugnale alle labbra: è macchiata del mio sangue, e vi passa sopra la lingua.
Perfetto! Mi mancava un altro psicopatico.
Scendo dal ring dirigendomi da Kakashi, ma appena fatti due passi vengo afferrata per una spalla. Mi fermo, il mio corpo che urla vendetta mi dice già che è lui.
"Dobbiamo parlare".
"Di cosa", gli domando.
"Ho un affare da proporti".
Tombola! Devo cercare di raccogliere quante più informazioni possibili.
Gli faccio cenno col capo di seguirmi e lo conduco fuori, in un piccolo vico a lato dell'edificio.
"Parla", lo incito.
"So chi sei...", mi sussurra in un orecchio, un braccio stretto attorno alla mia vita per impedirmi di discostarmi dal suo corpo.
Come cazzo fa a sapere chi sono? E poi quale delle mie maschere conosce?
Lo fisso negli occhi senza proferire parola, nemmeno il minimo verso, immobilizzata dal terrore.
"... so che sei la figlia naturale dell'ambasciatore Danzo, che sei la figlia nata da una relazione clandestina. So della morte di tua madre, della vita che hai condotto per le strade malfamate di Tokyo. Sono anche a conoscenza della tua reale professione: sei un'agente intergovernativo, lavori nel reparto generale di crimini legati alla malavita...e...".
Fulmineo mi toglie la parrucca lasciando liberi i miei capelli rosa.
"...so che i tuoi capelli non sono di un banale castano, ma rosa".
"Chi sei?".
"Non quello che tu pensi".
"Tu sei un subalterno di Nagato Uzumaki".
"Si, ma non come pensate tu e i tuoi colleghi. Anch'io come voi sono sotto copertura. Lavoro per l'UNODC. So che la prossima settimana andrai in Francia per incontrare direttamente Nagato, ma non funzionerà. È un pezzo troppo grosso nella malavita per sperare in un colpo di fortuna, ti serve qualcuno che possa farti entrare".
"E saresti tu?". Annuisce in silenzio, i suoi caldi occhi castani fissi nei miei mi obbligano a fidarmi di lui. Ma non fido di nessuno. Non più.
"Per l'UNODC? Di cosa ti occupi nello specifico? Perché siete interessati a Uzumaki Nagato?".
"L'UNODC è l''ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine. Sospettiamo che Nagato Uzumaki diriga un vasto commercio di armi in Medio Oriente e che sia in affari con un grande trafficante di droga e di esseri umani".
Mi si attorciglia lo stomaco. I trafficanti di esseri umani sono i peggiori bastardi.
"Non sono stata avvertita di una futura collaborazione con l'Onu, pensavo che vi riempiste la bocca di buone intenzioni ma che foste troppo pigri per avere un corpo operativo".
Mi sorride scostandomi una ciocca di capelli dalla mia fronte tremendamente spaziosa.
"è giusto che sia così".
Alzo il viso verso il suo.
"Non mi fido di te".
"Sei bella, mica scema".
Mi sorprende che riesca a strapparmi un sorriso. Allunga una mano verso di me con il palmo rivolto verso l'alto.
Non capisco cosa si aspetti. "Dammi il tuo telefono confettino. Domani mattina ci dobbiamo vedere per accordarci sui dettagli, ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare".
"Ti mando un messaggio io. Domani mattina ho tutta la mattina impegnata, ci sarà una prima teatrale alla quale non posso mancare...".
"Si lo so ci sarò anch'io. Allora aspetto un tuo messaggio".
Mi lascia andare e si dirige nuovamente verso l'edificio. Troppo tardi mi viene in mente che ha osato chiamarmi confettino.
Guardo lo schermo del telefono: sono le cinque e mezzo del mattino.
La stanchezza mi sommerge con la forza di uno tsunami.
Mando un messaggio a Kakashi dicendogli che lo avrei aggiornato domani, attualmente desidero solo dormire.
Arrivata a casa mi tolgo i vestiti sparpagliandoli disordinatamente a terra e mi butto a peso morto su quel materasso così confortevole. Chiudo gli occhi e mi abbandono all'oblio della stanchezza.
La vibrazione del telefono lasciato sul comodino mi sveglia. Volto la testa verso la sveglia. Cazzo sono le sette meno un quarto, ho dormito meno di un'ora. Lamentandomi afferro quel maledetto telefono e apro l'sms che mi è arrivato. È Sai che mi ricorda del pranzo di oggi da nostro padre. Che stronzata! Rimango sdraiata in quel confortevole letto a crogiolarmi nel casino che è che la mia vita. Ripenso a Sasuke, al bacio di ieri sera e un sorriso mi sboccia in volto, ma poi la mia mente corre a Yahiko, a quella carezza sul mio viso. Lui, diversamente da Sasuke, è il prodotto di questo mondo fatto di ombra e fumo. La mia dipendenza da caffeina mi spinge ad alzarmi per procurarmi la mia tazza di caffè quotidiana. Mentre aspetto che l'odore del caffè invada la cucina, accendo l'enorme televisore del salotto: fortunatamente i notiziari mattutini non annunciano alcuno sconvolgimento politico che possa esser degno della mia attenzione. Il borbottio della caffettiera distoglie la mia attenzione dai tg. Dal terrazzo del soggiorno, con in mano la mia droga preferita, ammiro Central Park. Mi piace New York, così piena di vita, così frenetica eppure è il luogo migliore dove vivere la propria solitudine. Ripenso alla mia infanzia passata in Giappone e un senso di malinconia mi travolge: mi manca. Lascio la tazzina sul ripiano del soggiorno e mi dirigo verso la doccia. Lascio che il getto d'acqua fredda mi purifichi della violenza con la quale entro in contatto ogni giorno, e maledico mio padre per i suoi giochetti psicologici che mi riattirano accanto a lui. Finita la doccia apro la cabina armadio: un'infinità di vestiti costosi fanno sfoggio del loro fascino davanti a me. Cosa metto stasera? Scorgo tra quella varietà di colori e modelli, e il mio sguardo si posa su di lui: è perfetto, erano secoli che non lo indossavo.
Prendo il telefono per aggiornare Kakashi riguardo Yahiko, ansiosa della colazione con Sasuke.§
"L'ho agganciata".
"Perfetto".
Per anni l'aveva osservata a distanza rifarsi una vita senza di lui, svolgere egregiamente il suo lavoro, a cacciare le sue prede, ma ora... ora lei stessa era diventata preda di qualcosa di enormemente grande, troppo grande.
Persone come lei avevano impedito che certe situazioni si trasformassero in immani tragedie in termini di vite umane e pertanto dovevano essere protette. Soprattutto lei, colei che gli aveva rubato il cuore e non glielo aveva mai restituito.
Per tre giorni di fila aveva lavorato al computer, senza sosta, dormendo alla scrivania, vivendo delle schifezze del distributore automatico. Aveva riesaminato ogni informazione che il Centro antiterrorismo aveva sui rapporti fra GSD siriano ed Hezbollah in Libano. Contatti riferiti. Avvistamenti. Intercettazioni di cellulari e di e-mail. E il responso era stato tremendamente allarmante. I contatti di Orochimaru arrivavano fino a lì, addirittura con le più alte sfere politiche e militari.
Da quello che emergeva dai nuovi rapporti, era subentrata una nuova recluta: Taha al-Baldhlelan. Laureato in ingegneria meccanica all'Università di Damasco, inizialmente aveva attirato l'interesse della stazione di Mosca, anni prima, cercando di concludere affari con la Romanovexport, una grossa azienda produttrice di armi russa. Studiò la foto della sorveglianza. Era stata scattata vicino uno Starbucks di New York, e vicino a questo Taha al- Baldhlelan vi era proprio Sakura, ignara di essere osservata.
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Nel prossimo capitolo:Nel frattempo la rosa avanza verso di noi, quel corpo perfetto messo ancora più in evidenza dal dolce dondolare su quei tacchi assassini.
Superato lo shock iniziale devo ammettere che il rosa la valorizza molto di più del castano, fa risaltare meglio quei bellissimi occhi verdi.
Il predatore che alberga in ogni uomo vuole ruggire davanti alla vista di quella bellezza.
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Mr & Mrs Uchiha
FanfictionAvete presente Angelina Jolie e Brad Pitt in Mr & Mrs Smith? Bene, immaginate ai loro posti una Sakura tremendamente sexy ed efficiente e un Sasuke che, per una volta, non eccelle in tutto. Tratto dalla storia: Il tizio, di sicuro una guardia di mio...