Tequila e verità

449 27 1
                                    


  Salgo sulla Ford focus nera metallizzata.
"Cambio d'auto?", le chiedo insolitamente incuriosito.
"Si, odio stare al centro dell'attenzione".
Deve essere dura passare inosservate con la sua bellezza.
"Quindi tua madre è giapponese... mentre tuo padre?".
So di essere un bastardo a farle domande così personali ma sento un impellente bisogno di conoscerla, di confortarla di farle sapere che sono qui accanto a lei.
Si irrigidisce tutta iniziando a mordicchiarsi quelle labbra carnose.
"È Irlandese... da lui ho preso gli occhi".
"Generoso da parte sua... il mio mi ha fatto dono del suo caratteraccio".
"Quindi non tutti gli Uchiha sono così scorbutici e arroganti?", mi chiede sorridendo, più rilassata e a suo agio.
"Solo la parte maschile. Mio fratello era più dolce, gentile e comprensivo... ma poi...non so perché cambiò".
Il pensiero di Itachi ha ancora il potere di incupirmi, nonostante siano ormai passati cinque anni dal giorno in cui decise di tagliare definitivamente tutti i ponti con la famiglia.
"È più grande di te?".
"Si, di quattro anni".
Mi stringe la mano sinistra con la sua.
"Si cambia Sasuke... a volte siamo costretti a vivere situazioni, a fare scelte che molto volentieri avremmo evitato... facciamo esperienze che ci marchiano per sempre... sono convinta che tuo fratello tenga ancora molto a te, solo che non è più in grado di mostrartelo"
"E così scappa come un ladro? Getta nell'immondizia i legami di una vita, la sua stessa famiglia? Che razza di persona è in grado di comportarsi così?".
Non mi risponde, anzi, lascia andare la mia mano concentrandosi esclusivamente sulla guida.
Bene. Cosa ne può sapere lei di ciò che si prova a perdere un membro della propria famiglia?
Proseguiamo per il resto del tragitto in silenzio religioso, un silenzio ben più che accetto da parte mia.
Dopo aver parcheggiato di fronte un fatiscente pub Sakura estrae una sigaretta, se la porta alle labbra, l'accende, e poggiata al muro del pub, immersa nei suoi pensieri inizia a fumare.
"Non ti facevo il tipo che fuma".
"Uhm...".
Okay, mi sento estremamente a disagio, tagliato fuori, isolato, ma perché?
Non ho detto nulla di male!
"Che lavoro fai Sasuke?", mi chiede di punto in bianco, e tiro un sospiro di sollievo.
"Lavoro per un'agenzia investigativa privata in Giappone".
"E di che tipologia di casistica trattate?", mi guarda dritto negli occhi sottolineando l'importanza della risposta che riceverà.
"Nulla di impotente: scovare partner fedrigafi, casi noiosi e di poca rilevanza".
" Quindi sei qui per lavoro? Anche alla mostra d'arte?".
"Si, una moglie che sospettava dell'infedeltà del marito!".
Di colpo spalanca gli occhi, come se avesse scoperto la tessera mancante di un puzzle.
Butta la cicca della sigaretta a terra e apre la porta di quella baracca invitandomi a seguirla dentro.
Il locale è un classico fatiscente pub con tanto di band che suona vari pezzi musicali. Di certo non la facevo tipo da certi luoghi.
"Ciao Travis, due birre per favore".
Non posso fare a meno di notare gli sguardi maschili che non la mollano nemmeno per un attimo.
"Subito bambolina. Era da un po' che non ti facevi vedere. Tutto bene?"
Bambolina? E poi s'incazzava quando la definivo la mia donna?
"Ah... mah... diciamo tutto bene".
"Ti trasferirai definitivamente qui o continuerai a fare la spola a Dublino?"
"Ancora non lo so... tra una settimana dovrei partire per la Francia...è richiesta la mia consulenza".
Dublino? Francia? Stabilirsi definitivamente a New York? Davo per scontato che anche lei vivesse a Tokyo.
"Da quanto tempo abiti qui?", le chiedo.
Non mi va per niente giù il fatto che mi si ignori.
Prende le due bottiglie di birra che Travis le porge passandone una a me.
"Da circa due anni, ma non proprio in modo stabile. Vieni...laggiù c'è un tavolo libero", e mi tira per la manica della mia felpa.
Ci sediamo uno di fronte all'altra, lei con il mento poggiato sul palmo di una mano mi squadra guardandomi dritto negli occhi.
"Qual è stato il tuo più grande errore Sasuke? L'errore per il quale non riesci a perdonarti?".
Ed ecco che tenta nuovamente d'intrufolarsi nel mio passato.
"Non ne ho".
Gli Uchiha non sbagliano, e quando lo fanno lo rinnegano fino alla fine.
Abbassa gli occhi sfuggendo al mio sguardo, con un dito traccia il contorno circolare della bottiglia di birra, immersa in qualche strano universo.
"Io ne ho talmente tanti da aver perso il conto... sei fortunato. Spero vivamente che non ti capiti commetterne, anche se un mio amico mi assicura che non commetterne equivale a non godersi la vita...".
Un sorriso malinconico le incurva le labbra.
"Sai, con il lavoro che svolgo ho il potere di decidere del futuro altrui, basta un minimo errore di giudizio e intere famiglie, infanzie, vengono distrutte".
Mi fulmina con lo sguardo, e ne ha tutti i motivi visto che non le ho fatto nessuna domanda sulla sua vita.
"Di cosa ti occupi?"
"Hai deciso di conoscermi? Meglio tardi che mai. Sono un avvocato specializzato in immigrazione... un lavoro alquanto pesante, pieno di responsabilità. Per ogni decisione sbagliata, per ogni scelta che sono stata obbligata a prendere contro la mia volontà mi sono punita allontanandomi sempre di più dai miei amici. Mi sentivo indegna... come se mi fossi trasformata in una persona totalmente diversa da quella che aveva ottenuto la loro fiducia, la loro amicizia, perciò ogni errore mi ha tolto qualcosa di insostituibile... ti ritrovi come uno scolapasta: piena di vuoti che non sai come riempire. Perdonami se mi permetto di insistere sull'argomento, ma come vedi sono un'esperta in materia, capisco perfettamente ciò che ha fatto tuo fratello...".
"Tu non lo conoscevi...".
Sospira, come se fosse stanca di stare dietro una persona come me. Ma non capisco il perché di tutta questa insistenza.
"Sarà sicuramente una persona sola... ".
"Non voglio parlare... piuttosto parlami un po' di te".
Una smorfia di fastidio le distorce quel bel volto.
"Sono rimasta orfana all'età di cinque anni. I miei sono venuti a mancare per il crollo di un edificio. Sono stata adottata all'età di quindici anni da un diplomatico giapponese ingaggiato in Irlanda, e come puoi ben immaginare la figlia di un diplomatico deve mostrarsi perfetta al resto del mondo, e quale miglior modo se non diventare avvocato e acquisire una specializzazione in immigrazione? Sorpreso? Certo, mi piacciono i bei vestiti, le auto lussuose, anche l'attico a Central Park dove abito, ma ne farei volentieri a meno. Tu invece? Come sei finito a fare l'investigatore privato?".
Era orfana. Il suo mondo era stato capovolto e lei ha avuto la forza per adattarsi a quella nuova vita fatta solo di apparenze.
"mi dispiace per i tuoi genitori".
"Ormai è passato. Ero troppo piccola per potermi ricordare di loro".
Non le credo, ma cambio argomento.
"Sono laureato in ingegneria informatica, ma subito dopo la laurea mio padre si aspettava che lavorassi per la sua azienda e ..."
"Non sei il tipo che prendi ordini, da nessuno, vero? Ah, ah... la ribellione post-adolescenziale!".
Ride sempre più forte, una risata cristallina, limpida, piena di gioiosa ilarità che contagia pure me.
"Anche tu ti sei ribellata?".
"Certo! E posso affermare di averlo fatto anche in maniera plateale! Oh mamma mia, se penso alla faccia sconvolta di mio padre...".
"Cosa hai combinato?".
"Ho posato nuda per un ritrattista olandese...".
Rimango letteralmente a bocca aperta. Che sfrontata! Povero suo padre ad avere a che fare con un tipetto del genere!
"Sei tremenda! Non hai pensato alle ripercussioni che poteva avere sulla carriera di tuo padre?".
"Perché avrei dovuto? Lui dopotutto non ha pensato alle ripercussioni che le sue di scelte hanno avuto sulla mia di vita. E poi lo feci per beneficenza".
"Allora sei stata veramente libertina come afferma quel tuo amico?".
Un lampo di odio le attraversa quegli occhi altrimenti limpidi che orano mi fissano sfidandomi a giudicarla, ricordandomi delle parole che avevo pronunciato quella stessa mattina.
"Ti va di fare un gioco Sasuke-kun?".
L'adoro pronunciare quel -kun dopo il mio nome, ha qualcosa di altamente erotico.
"Che gioco?".
Si porta una mano davanti alle labbra per soffocare una risata.
"Quanto sei rigido! Il gioco delle domande!".
Non sono rigido!
"Okay...".
Spalanca quei maledetti occhi che riescono a leggermi dentro con estrema facilità.
"Non ci hai mai giocato?! Per tutti i kami Sasuke, ma sicuro di aver fatto l'università? ... no perché mi devi spiegarmi come hai fatto a farla franca!"
"Non avevo amici con i quali giocare".
Subito ritorna seria, ogni traccia di umorismo si disperde lasciando posto alla consapevolezza.
"Non conoscevi ancora il biondino?... come si chiama?".
"Naruto. Si, con lui siamo cresciuti insieme, abbiamo frequentato la stessa università, lavoriamo insieme. Ha riempito parte del vuoto lasciato da mio fratello".
Mi meraviglio di aver appena confessato di considerare Naruto come un fratello: io, l'arrogante, freddo Sasuke che rifugge qualsiasi sentimento ed emozione.
"Puoi anche esser circondato da una miriade di persone ed essere comunque solo. Un sacco di persone mentono a se stesse riguardo la propria solitudine, deboli nell'ammetterlo. Un brutto mostro la solitudine, no? Ti permette di fortificarti come persona, di conoscerti ma al contempo ti priva di ogni potere, perché chi è solo non possiede voce che riesca a farsi sentire dagli altri. Così ci si ribella, cerchiamo di attirare l'attenzione su di noi, di farci notare per poter dire: "ehi! Guardate che esisto anch'io!".
Verissimo. Menomale che avevo Naruto al mio fianco quando tutto andava male, quando i miei familiari non erano in grado di capirmi...riflettendoci su non sono mai stato solo. Naruto, appiccicoso come una zecca, mi ricorda ogni giorno che è al mio fianco.
"Allora questo gioco? O vuoi tirarti indietro, bambolina?"
"Non ti ci mettere anche tu con questa bambolina!".
Alza una mano per chiamare una cameriera.
"Scusi ci può portare una bottiglia di Tequila Patrón?".
Tequila? Si è per caso scordata che deve guidare?
"Non fare quella faccia da gufo impagliato. Conosco i miei limiti, inoltre reggo molto bene l'alcool grazie ai festini universitari".
Appena arriva l'ordinazione si sporge sopra il tavolo verso di me, le sue gambe che sfiorano le mie.
"Allora, queste sono le regole: ognuno può fare la domanda che vuole all'altro, se questo si rifiuta di rispondere beve, chiaro?".
"Si".
"Perfetto. Vuoi iniziare tu?".
Il vuoto totale che invade la mia mente testimonia il mio disinteresse verso gli altri.
"Per quale motivo hai deciso di ribellarti posando nuda?".
Arriccia il naso e butta giù un lungo sorso del superalcolico.
"Lo sapevo che me lo avresti chiesto, sei prevedibile. Ora tocca a me... vediamo...uhm...ci sono! Se mai un giorno tuo fratello si dovesse ripresentare al tuo regale cospetto, lo perdoneresti?"
Ma quant'è testarda? Guardandola fissa negli occhi butto giù un sorso di quel liquido infiammabile.

Qualche ora dopo...

"Ma sei proprio intransigibile su tutto! Sei rigido come un manico di scopa! Dovresti goderti un po' di più la vita. Ah! Facciamo così: ti insegno io come fare!"
È decisamente ubriaca: menomale che reggeva l'alcool e che conosceva i propri limiti!
Tira fuori dalla borsa una penna, afferra un tovagliolo e inizia a scarabocchiarci su qualcosa d'illeggibile: ha una calligrafia peggiore di quella di Naruto.
"Devi assolutamente provare a passare una notte a dormire in spiaggia e fare il bagno mentre sorge il sole! Ti assicuro che è qualcosa di indimenticabile. Poi... boh...non mi viene in mente altro...ti va di ballare? Adoro questa canzone!"
È adorabile da brilla, tutta rossa, disinibita, allegra e spensierata. Mi immagino di conoscerla ai tempi dell'università. Chissà come mi avrebbe cambiato.
"Dai Sasuke-kun balla non fare il palo!... così bravo! Lasciati andare... non lo dirò a nessuno, promesso!".
Semplicemente adorabile, appoggiata al mio corpo ci dondoliamo completamente fuori tempo. Alza gli occhi ai miei, liquidi di pura meraviglia, mi fissano stupiti, come se fosse la prima volta che mi vedono.
Ride forte. Quasi in modo fastidioso. Invece no. Non dava fastidio per niente.
"Mi piaci. E non capisco proprio perché", mi sfiora le labbra con due dita, protesa verso di me, le sue labbra che mi sfiorano il mento, "... anche tu sei maledetto come me dalla bellezza...".
Eh?
"Che male c'è nell'essere belli?".
"Nessuno ti apprezza per quello che sei veramente, per quello che hai qui", e mi posa una mano lungo una tempia, "... ma soprattutto per quello che custodisci qui", e poggia quella mano leggera come un soffio di vento sopra il mio cuore. I suoi occhi luccicano di lacrime non versate.
"Sei ubriaca".
"No. Sono felice. Non ti sembra che sia felice? Manifesto tutti i segnali della felicità. Sorrido. Rido. Bevo e ballo allegramente. È così che fanno le persone felici, Sasuke-kun", mi informa battendomi un colpetto nel petto.
"Le persone felici ballano... Non mi aspetto che tu capisca, ma...". Continua a biascicare le parole. Fa un passo indietro con l'intento di guardarmi meglio in viso. "... quando si è ubriachi e si balla, non importa di nient'altro. Si gira, gira, gira e l'aria si fa più leggera, la tristezza si svanisce e si dimentica per un po' come ci si sente a provare emozioni".
"Che succede quando ti fermi?".
"...Oh... questo è l'unico piccolo problema con il ballo, perché quando smetti tutto cade a pezzi", sussurra, fragile come il più delicato dei cristalli.
"Allora non sei felice come dici di essere".
"Solo perché ho smesso di ballare", e mi regala un sorriso dolceamaro, proprio come lei.
Le squilla il telefono, legge il messaggio che le è arrivato e il suo viso si altera, s'impregna di fastidio, ogni traccia alticcia svanita, ogni confessione sotterrata sotto la lucidità di un controllo ferreo.
Sussurra un'imprecazione a fior di labbra.
"Tutto bene?'", le domando sinceramente preoccupato.
"Si...è il lavoro... Oh, sono le due del mattino! Sarà meglio rientrare, domani mattina ho la giornata piena".
"Certo, andiamo".
Saliamo in macchina avvolti da un pesante quanto imbarazzante silenzio.
«Quanti anni hai?», mi domanda di punto in bianco.
"Ventisei. Tu?".
"Venticinque".
Il silenzio riprese a regnare come un sovrano despote, entrambi imbavagliati dall'orgoglio e da una timidezza che non ci apparteneva.
Arrivati da Starbucks spegne la macchina. Era alquanto malinconica stasera. Che quel coglione le abbia fatto qualcosa?
Mi volto verso di lei, pronto a risolvere questo dubbio, ma lei mi sta fissando e ogni pensiero vola via come le foglie al vento.
I suoi occhi mi emozionano: per me sono così sconvolgenti, così perfetti.
"Sei bellissima", le sussurrai prima di prenderle la nuca tra le mani per poi baciarla.
Amavo il sapore del lucidalabbra alla fragola che aveva sulle labbra.
"Lo sai quanto sono belli i tuoi occhi? Non sei maledetta dalla tua bellezza sei solo tu Sakura, unica, non perché oggettivamente bella, ma per il tuo animo che, pur ferito, continua a lottare, a ballare ad inseguire la felicità".
"Hai imparato a conoscermi?".
"Sono un ottimo osservatore", smonto dalla macchina rimanendo appoggiato alla portiera. "Buonanotte Sakura".
"Ci vediamo domani mattina?", il suo tono è ansioso e non posso fare a meno di compiacermene.
"Se lo vuoi...".
"Se non lo avessi voluto non te lo avrei proposto".
"Alle nove qui?", le propongo.
"Va bene. Allora a domani Sasuke...e... buonanotte".
Chiudo la porteria e la osservo scomparire dalla mia vista.
Sasuke Uchiha ottiene sempre quel che vuole...

ƍ


Prendo il telefono riaprendo il messaggio inviatomi da Kakashi.
Vediamoci al Pride tra un'ora. Mi è giunta notizia della presenza di un altro finanziatore di Orochimaru.
Mai una serata tranquilla.
¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
Nel prossimo capitolo:


Cerco di localizzare Kakashi, ma non riesco a scorgerlo da nessuna parte. I miei occhi incrociano lo sguardo insistente di un tizio poggiato ad una parete.
Suppergiù avrà l'età di Sasuke, alto, capelli rossicci e occhi castani, ma il particolare che subito colpisce la mia attenzione è la sfilza di piercing che gli costellano il viso. Distolgo lo sguardo da tanta impertinenza appena scorgo la chioma argentata di Kakashi a circa un paio di metri di distanza.
Supero lo sconosciuto per raggiungere il mio amico d'infanzia, ma appena mi trovo all'altezza dell'estraneo una sensazione di gelo mi pervade.  

Mr & Mrs UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora