Non più addio

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Sono sdraiata sul pregiato parquet dei Masson. Ne ammiro la lucentezza, il colore. Sento Shisui gridare a squarcia gola il mio nome, il rumore di colpi d'arma da fuoco, ma nulla mi interessa realmente, solo il fatto che non riesco a respirare.
È come se avessi in petto un blocco di cemento. Sento gli occhi farsi sempre più pesanti, le assi del parquet diventano sempre più sfocate, come se fosse calata, davanti ai miei occhi, una cortina di nebbia.
Tutto si mescola accanto a me: i colori, i suoni, nulla ha più senso.


Shisui vide Sakura avvicinarsi a Daidera, elegantissima nel suo abito tempestato di Swarovski e tirò un sospiro di sollievo. Odiava perderla di vista anche solo per un secondo.
"Signor Satoshi le ripeto che non sono minimamente interessato ad investire il mio denaro nel progetto del signor Nagato", gli ripeté Masson.
"Ne è sicuro? Le assicuriamo un incremento percentuale annuo del quindici percento sull'investimento iniziale", cercò di persuaderlo, perché in fin dei conti i ricchi agognavano possedere sempre una maggior somma di denaro.
"Non mi interessa incrementare il mio patrimonio. Sono già impegnato a supportare gli aiuti umanitari tramite l'Unicef e altre agenzie private".
La sua affermazione lo stupì, non era interessato ad incrementare il suo patrimonio, ma era impegnato in aiuti umanitari.
Abituato a comprendere quali fili tirare per ottenere le informazioni che desiderava, Shisui decise di rischiare.
"Signor Masson, lei sa che negli ultimi due mesi ben venticinquemila bambini sono stati venduti, non solo come schiavi, ma soprattutto come cavie di sperimentazioni farmaceutiche?".
Osservò il bel volto dell'uomo accartocciarsi dal disgusto.
Bingo.
"è questo il giro nel quale volete farmi cadere?".
"No, un uomo con i suoi valori morali non potrà mai cadere facilmente in questi giri. Non lei, però qualcun altro con a disposizione un ingente patrimonio come il suo e un senso morale... come dire... più labile, potrà facilmente caderci, sospinto dall'avarizia. Dopotutto le sperimentazioni biologiche, di armi biologiche, richiedono sacrifici sull'altare della scienza, sacrifici che richiedono denaro e vaste conoscenze".
"Cosa sta cercando di dirmi signor Satoshi?".
"Quello che voglio dire, signor Masson, è che mentre lei invia soldi a scopi umanitari, qualcun altro, nella sua cerchia di conoscenze, spedisce aiuti economici per rapire e sfruttare quei poveri bambini".
L'ombra del sospetto affilò i lineamenti del francese.
"Capisco".
Shisui gettò un'occhiata a Sakura, era intenta a fumare una sigaretta e a parlare con il biondino. Con la coda dell'occhio vide un uomo, a pochi metri di distanza, osservarli attentamente. Troppo attentamente. Una mano sulla sua spalla lo fece voltare di scatto.
"Perché non ci vediamo domani mattina per discuterne con più calma?", gli chiese Masson.
"Certamente", gli rispose soprappensiero. "Conosce quel tizio? Quel mediorientale appoggiato alla vetrata laggiù in fondo?", e indico Taha.
"Oh, sta parlando del signor al- Baldhlelan. Si, è un delegato del signor Shimura, anche lui, come lei, è venuto per farmi una proposta. A quanto pare ...".
Furono interrotti da uno sparo. Il primo pensiero di Shisui fu Sakura. La cercò in mezzo a quel caos, ma non la vide, però vide chiaramente un altro mediorientale impugnare una beretta 87 Target, calibro 22.
In quel momento non pensò. A nulla gli servirono gli anni di pratica ed esperienza. Questa volta il cuore non gli pompava forte in petto per l'adrenalina, bensì per la paura. Non riusciva a vederla. Non poteva essere morta, era un 'agente intergovernativo. Anche lei aveva rischiato più volte la vita in missioni del genere, sicuramente era da qualche parte, si ripeteva. Ma il suo cuore sapeva che non era così, lei era intenta a parlare con Daidera. Nessuno di loro era pronto ad una simile evenienza. Lasciò un Masson alquanto sconvolto in mezzo al salone, e si diresse verso il mediorientale urlando il nome di Sakura. Estrasse la sua di pistola e fece partire due colpi in rapida successione dritti in mezzo al petto di quel pezzo di merda. Immediatamente si precipitò verso la portafinestra dove l'aveva osservata chiacchierare con il suo collega. Vide subito Daidera seduto in mezzo ad una miriade di frammenti di vetro, poi vide una testa bionda e sangue, tanto sangue. Si fermò sconvolto.

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