Sakura!

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Shisui fissava il soffitto della propria stanza. Non riusciva ancora a credere che finalmente, dopo la bellezza di ben cinque anni, avesse avuto la possibilità di parlarle, di abbracciarla. Finalmente gli si era presentata l'opportunità di riconquistarla, di farla sua, di vivere la propria vita insieme a lei alla luce del sole.
Certo, rimaneva comunque il problema della presenza di Sasuke. A quanto pareva il più giovane degli Uchiha era riuscito a fare breccia nel cuore della rosa. Il come era per lui un mistero. Anch'egli lo aveva osservato. Certamente era un giovane di bell'aspetto, ma rigido come un manico di scopa e freddo come il ghiaccio. Come poteva Sakura pensare di passare il resto della sua vita accanto ad una persona così controllata?
Lo ammetteva, si sentiva parecchio minacciato dal fratellino di Itachi, il solo pensare a come Sakura ne parlava qualche ora fa lo destabilizzava nel profondo.
Era mai possibile che lo avesse completamente debellato dal proprio cuore? Che avesse voltato definitivamente pagina, lasciandolo relegato in un remoto passato?
I suoi pensieri furono interrotti da un urlo.
Sakura!
Fulmineo si precipitò fuori dalla propria stanza facendo irruzione in quella della giovane.
Era avvolta in un groviglio di lenzuola, tutta sudata, gli occhi sgranati mentre faceva brevi bruschi respiri.
"Sakura, tutto bene?", chiese in un sussurro.
"Sei tu...sei vivo...", ansimava.
"Si, sono ancora vivo. Un incubo?".
"Si, rivivevo la tua morte".
Osservare quegli occhi da gatta riempirsi di lacrime al ricordo della sua morte gli spezzò il cuore. Si avvicinò al letto sedendosi il più lontano possibile rispetto a lei.
Ricordava benissimo il giorno della sua presunta morte. Yahiko lo aveva avvisato che la sua copertura era saltata, che quel bastardo di Danzo Shimura sapeva chi fosse e del suo legame con Sakura. Ricordava perfettamente il giorno in cui Sai venne da lui ricattandolo con la vita della sua stessa sorella. Cosa poteva fare? Non poteva sabotare l'intera indagine solo per un suo errore, solo perché era stato talmente debole da innamorarsi perdutamente della figlia dell'obbiettivo. C'era in gioco la vita di milioni di persone. L'unica soluzione era scomparire dalla circolazione, bruciare la propria identità e ricominciare daccapo. Così si fece sparare da un suo collega. Era un caldo pomeriggio di luglio, lui e Sakura passeggiavano per il centro di Dublino cercando di trovare refrigerio con un gelato. Gli sembrava di poter ancora udire le urla disperate di lei nel vederlo cadere sul marciapiede. La maglietta azzurra di cotone tingersi di rosso. I tremori che gli squassavano il corpo per cercare di incamerare quanto più ossigeno possibile. Sapeva che non era in punto di morte, eppure vedere il viso di lei distrutto dall'angoscia lo fece cadere nel panico. Non avrebbe più potuto passare del tempo con lei, svegliarsi con lei nel suo letto, farla ridere quando la vedeva troppo pensierosa e giù di corda. Avrebbe perso tutto. Sarebbe rimasto solo con il proprio lavoro.
"Non sai quanto mi dispiace Sakura", le disse.
Lei lo osservava attentamente scrutando ogni ruga d'espressione che gli solcava il viso.
"Non fa niente Shisui", gli rispose avvicinandosi a lui. Passò quelle dita fresche e delicate sulle piccole rughe verticali che gli solcavano la fronte.
"Anche tu hai sofferto. Anche se non ho ancora capito perché non ti sei messo in contatto con me una volta saputo della mia carriera negli uffici intergovernativi".
Era una domanda più che legittima.
"Non ne ho avuto il coraggio", le confessò.

§

"Shisui" mormoro sottovoce. Lui abbassò la testa finché fra le nostre bocche non ci fu che un alito d'aria, eppure, anche così, mi ritrovai a pensare che non lo avrebbe davvero fatto. Che non mi avrebbe baciata.
Ripeto nuovamente il suo nome, sfidandolo, incitandolo a superare quel muro invisibile che ci separava. Le sue mani circondano il mio viso e con la coda dell'occhio ne registro il tremore. Anch'io sono tutta un fremito. È come se il mio corpo fosse diventato un cavo ad alta tensione. La sua testa si piega da un lato, la mia dall'altro e le nostre labbra si uniscono, e come ogni volta che lo baciai non riesco a trovarci nulla di sbagliato. Siamo come due tessere di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Possono anche esser passati cinque anni dall'ultima volta che siamo stati insieme, ma i nostri corpi si riconoscono alla perfezione.
Mi baciò: uno dei quei baci disperati, famelici, selvaggi capaci di farmi dimenticare il passato e il futuro al tempo stesso. Ci siamo solo io e lui, solo noi in quest'attimo che ha il sapore di ciò che avremmo potuto essere. Un attimo in cui il passato e il presente si fondono in un solo, unico pensiero che ha vita ora. E proprio in questo momento, tutto quello che mi serve è il legame, la sensazione che nasce dall'unione delle nostre labbra.
Ho passato la maggior parte della vita a dimostrarmi freddamente riservata nei confronti del mondo, certa di un autocontrollo che all'apparenza mi veniva spontaneo. Ma Shisui e Sasuke sono stati in grado, con un semplice bacio, di far svanire tutti quegli anni.
Sasuke!
"Shisui...non posso", gli dissi discostandomi leggermente da lui.
"è per lui?".
Sapevo che si stava riferendo a Sasuke.
"Non posso farlo... e poi dobbiamo rimanere concentrati per la missione di domani", cerco di giustificarmi.
Rimaniamo inerti a lungo e cosa più importante, nel silenzio più totale, irrigiditi dal rimorso e dalla gelosia.
"Va bene", disse infine. "Ma appena ritorniamo a New York promettimi di darmi una possibilità. Io non sono un ragazzetto confuso, so ciò che voglio nella vita, e ciò che voglio sei tu Sakura".

Mr & Mrs UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora