Solo tu nel mio cuore

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 Lamenti, gemiti intrisi di dolore. Questo era tutto ciò che avvertiva Shisui, a parte un dolore lancinante al fianco destro che pulsava incessantemente.
Cazzo, lo avevano colpito!
Cercò di aprire gli occhi, ma una cortina di polvere lo costrinse a richiuderli immediatamente.
"Itachi?", chiamò l'amico nella speranza che stesse bene. Purtroppo non ottenne alcuna risposta, solo quel continuo, straziante e agonizzante lamento.
"Ragazzi?", tentò un'altra volta, la voce ispessita da reale preoccupazione.
Quei bastardi avevano crivellato l'intera stanza. Ma come cazzo avevano fatto a scoprire il luogo dove si davano appuntamento?
Con cautela portò un braccio sopra gli occhi, e sfregò il viso cercando di togliere più polvere possibile.
Allora tentò di riaprire gli occhi. Ciò che vide gli fermò il cuore. Cercò di alzarsi, facendo appello alle ultime forze che gli rimanevano, ma appena tentò di raddrizzarsi sulle gambe, quel maledetto fianco iniziò a bruciare, come se vi fosse poggiato sopra un tizzone incandescente. Cercò di premervi sopra una mano con quanta più forza poteva, ma stava perdendo troppo sangue. Forse avevano intaccato la milza.
La considerevole perdita di sangue stava facendo avvertire pesantemente i suoi effetti. Le gambe gli cedettero, la vista diventava sempre più sfocata, e il suo campo visivo si ristringeva sempre di più.
"Itachi...", sussurrò, il viso poggiato sul pavimento lurido del proprio sangue, un braccio proteso verso il suo amico riverso in un lago di sangue.
Itachi, fu questo il nome che invocò con disperazione prima che l'oscurità più tetra lo reclamasse.

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Arriviamo a casa di Naruto ed Hinata con una mezz'ora di ritardo. Dopo la nascita di Boruto, quattro anni fa, la coppietta si era trasferita in una graziosa villetta a SoHo, lontano dalle sfavillanti luci del centro. Adoravo la casa di Hinata, era così accogliente, sapeva proprio di famiglia.
Alla parola famiglia un senso di calore mi invade il petto: presto anch'io avrò una famiglia, una vera famiglia; una famiglia legata da vero affetto e amore.
Bussiamo alla porta.
"Sicura di stare bene?", mi domanda mio marito.
"Si, tranquillo", cerco di rassicuralo.
"Sei alquanto strana stasera", continua.
"è perché devo darti una notizia", mi giustifico sorridendogli.
"Ciao ragazzi! Vi stavamo aspettando", ci accoglie Naruto con in braccio la piccola Himawari.
"Non abbiamo tardato di molto baka", gli risponde Sasuke.
Appena oltrepasso la soglia di casa Naruto mi depone in braccio la figlioletta.
"Per favore prendi tu la bambina", mi dice con nonchalance, ed io come un'allocca tendo automaticamente le braccia per afferrare il fagottino che agitava gambe e braccia. Osservo quei begli occhi azzurri brillare di innocenza, così simili a quelli del papà. Un papà che è subito scappato via.
Tipico.
Conosco così bene questa mossa astuta di passarmi i marmocchi che mi stupisco di come possa essermi lasciata fregare ancora una volta. Di solito i papà facevano così quando...

"Oh! Mamma mia!", esclamo.

Un odore acre mi riempie le narici. Himawari mi sorride orgogliosa, sbavandomi un filo di saliva sui pantaloni di seta.
"Piccola puzzola! Ci credo che il tuo papà ti ha abbandonato a me senza alcun indugio", le dico toccandole la punta di quel nasino a patatina.
La piccola si ficca il minuscolo pugno nella bocca sdentata e lo succhia deliziata gorgogliando di contentezza.
"Dai piccola, andiamo dalla mamma, che sicuramente ti starà cercando", le dico incamminandomi verso il salone. Appena svoltato l'angolo dell'ingresso sbatto contro qualcuno.
Mio marito.
Lui mi afferra con le sue mani forti, e il calore di quel contatto sfrigola come olio in una padella bollente.
"Tutto bene, tesoro? ".
Il tono carezzevole della sua voce mi colpisce al ventre come un pugno di velluto. Himawari sfodera le gengive in un sorriso e sospira. Chi non lo avrebbe fatto? Sasuke è semplicemente stupendo.
Lo esamino dalla testa ai piedi. I lunghi capelli nerissimi erano pettinati al l'indietro e legati sulla nuca. Il viso era una strana combinazione di grazia e forza, con sopracciglia arcuate, zigomi alti e un mento volitivo
Ma a lasciare senza respiro erano gli occhi.
Scuri e intensi, erano leggermente allungati e ombreggiati da ciglia lunghe e folte, sempre pieni di un malizioso senso dell'umorismo e di una passionalità senza veli che scintillava appena sotto la superficie dello sguardo. Che sia ben chiaro, una passionalità che trapela solo per me!
"Si", sussurro ipnotizzata.
"Andiamo, ci stanno aspettando tutti", mi dice prendendomi a braccetto conducendomi nella sala da pranzo.
"Sakura!", esclama Hinata allungando le braccia per prendere la figlioletta.
"Lo ha fatto di nuovo?! Non ci posso credere! Perdonalo. Speravo che dopo Boruto avesse imparato a cambiare i pannolini, invece continua a scaricare i figli a te", sospira sconsolata.
E già, quel baka del marito, dopo il parto di Boruto, scaricava il suo primogenito tra le braccia della prima ignara di turno.
"Tranquilla Hinata, ormai ci ho fatto l'abitudine", la rassicuro.
"Vabbè, vado a cambiarla e torno subito, intanto accomandati", mi sorride.
Mi guardo intorno e vedo tutti i miei amici indaffarati a parlare tra loro, l'unica nota stonata è una donna dai vistosi capelli rossi intenta a parlare con Naruto e Kiba.
"Chi è quella?", chiedo a Sasuke che è al mio fianco.
"La cugina di Naruto, Karin", mi risponde con nonchalance. Ma riesco a percepire una certa rigidità nella sua postura, come se temesse qualcosa.
"Non l'ho mai vista prima. Si è trasferita qui da poco?".
"Non ne ho idea", sussurra, lo sguardo fisso sulla nuova arrivata.
Una spiacevole sensazione mi serpeggia in corpo stritolandomi il cuore nella morsa del sospetto.
Ho sempre nutrito una cieca fiducia nei confronti di mio marito, mai una volta ho avuto modo di sospettare che non mi fosse fedele, così cerco di scrollarmi di dosso quell'immotivato malessere e di gustarmi questa serata tra amici.
"Andiamo a presentarci", e lo trascino verso gli altri.

Mr & Mrs UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora