Colpa del sushi?

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  Presente

Entro nella stanza indicatami nel dossier. Un enorme letto king size è posto al centro della stanza fiocamente illuminata.
"Ben venuta", mi accoglie una voce ben modulata, dolce e sensuale al tempo stesso, una voce capace di convincere a fidarsi del suo proprietario.
Akasuna no Sasori, 40 anni, trafficante di opere d'arte, faceva sfoggio della sua indiscutibile bellezza tra le lenzuola di seta di quell'enorme letto.
Avanzo senza rispondere al saluto, gelida nel mio mutismo, dopotutto ero una mistress quella sera.
Ad ogni passo in avanti che compievo slacciavo un bottone del mio cappotto, fino a quando, a un passo di distanza da quell'enorme letto, non rimasi in biancheria intima e autoreggenti.
"Girati", gli ordinai.
Un sorriso di meraviglia, pieno di dolci ed eccitanti aspettative gli illumina il bel volto. Proprio mentre si accinge ad eseguire il mio ordine, il suo telefono squilla provocandogli
una smorfia di disappunto che gli irrigidisce i lineamenti.
"Scusami un attimo", e si alza dall'enorme letto dirigendosi verso le ampie vetrate che si affacciano sul serpentoso traffico newyorkese.
"Dimmi.... Com'è potuto accadere? Siete proprio sicuri che fosse Kabuto? Chiama Satoshi e digli di portare subito qui il suo pallido culo.... Come? Ma perché non mi avete avvisato prima? Io sapevo solo di Nagato, se avessi saputo che fosse venuto anche Orochimar.... Avete chiamato l'Uchiha?! Va bene...si, ho capito, arrivo subito".
Sentire pronunciare quei nomi mi fece rizzare i capelli. Erano passati ben cinque anni dall'ultima volta che li avevo uditi.
Che cavolo di caso mi avevano affidato questa volta? Non potevo far fuori questo Sasori se era in contatto con Orochimaru. E chi era quest'Uchiha? Di certo non Shisui. Che fosse Itachi?
Su una poltrona ai piedi del letto ci sono i suoi vestiti perfettamente piegati. Afferro l'impermeabile che avevo lasciato cadere a terra, infilo una mano dentro la tasca interna, e cerco alla cieca la piccola scatoletta contenente i processori GPS. Con la massima attenzione ne estraggo uno e lo deposito all'interno della tasca posteriore dei suoi pantaloni.
Avverto che Sasori sta terminando la telefonata, così mi affretto a salire sull'enorme letto cercando di assumere la posa più provocante e disinteressata possibile.
"Va bene...sarò lì tra venti minuti. Si...okay. Ho detto di sì Daidera, non rompermi le palle!".
Un sorriso mi sboccia in viso al ricordo dell'impertinente biondino.
"Scusami bambolina, ma il lavoro mi perseguita", si giustifica salendo sopra il mio corpo.
Per tutti i kami, è completamente nudo!
"Non è un problema", cerco di rassicurarlo con un filo di voce.
"Invece si", mi sussurra a fior di labbra prima di baciarmi.
Si, lo so, sono sposata, e no, non l'ho dimenticato nemmeno per un secondo, ma sono pur sempre una donna. Non ho ricambiato il bacio, ho solo schiuso le mie labbra per permettere alla sua lingua d'incontrare la mia. Nulla di più.
"Ti richiamo domani mattina, d'accordo?".
Si sporge verso il comodino, ne apre il cassetto ed estrae una penna. Con i denti ne sfila il tappo, mi afferra il braccio e vi scrive sopra una sequenza di dieci numeri.
"Per sicurezza ti lascio il mio numero".
Okay, non avrei mai immaginato che un criminale potesse essere così cortese e galante con una donna pagata per fare sesso con lui. Qualcosa decisamente non quadra.
"Certo", sussurro alquanto spiazzata. Il mio cervello è impegnato a congetturare tutti i possibili scenari che si celano dietro questa missione.

҉



Cammino tra i corridori della Shimei Corporation, un colosso di cibernetica che ultimamente sta giocando tenendo due piedi in una scarpa. A quanto pare questi cinesi pensano di poter lavorare per Orochimaru e poter vendere, in tutta tranquillità, i risultati delle fruttuose ricerche ai migliori offerenti.
Il silenzio regna sovrano qui, l'unico rumore è il deciso ticchettio delle suole delle mie scarpe made in Italy sulle mattonelle di marmo.
Apro la quinta porta a sinistra del terzo piano, una targhetta placcata in oro la indica come sala riunioni del Consiglio di amministrazione.
Un uomo sulla cinquantina, capelli color sale pepe e vistose rughe d'espressione, sicuramente incise dalle enormi responsabilità, interrompe il suo discorso rivolto alla platea di leccaculo che lo circonda.
"Lei è il signor Xiah- Zutehng?", domando scandendo lentamente le parole, in modo che possano capirmi anche se indosso questa maschera infernale.
Eh sì, devo tutelare la mia identità, una precauzione che ho dovuto adottare dopo quella volta in Bosnia, quando due poliziotti cercarono di sbattermi dentro per aver ucciso quattro persone.
"Si, lei chi è?".
"Non è importante. Le devo semplicemente recapitare un messaggio da parte di Orochimaru-sama", nel frattempo esco la mia semiautomatica e gli pianto un proiettile in mezzo a quelle rughe d'espressione che gli solcano la fronte.
Esco tranquillamente da quel mausoleo di marmo. L'avvertimento era stato dato, ora toccava a quegli altri coglioni lì dentro recepirlo.
Appoggiata ad uno dei pilastri della facciata stava la mia spina nel fianco: Karin, la mia ex.
"Sei stato veloce", mi dice.
Non le rispondo, mi limito semplicemente a sorpassarla.
"E dai Sasuke, sono ormai due anni che lavoriamo insieme, non potresti almeno comportarti in modo civile?".
"Ma io mi comporto in modo civile", faccio una pausa ad effetto. "Sei ancora viva, no? Preferisco ignorarti, tutto qui", le rispondo.
"Ma perché?! Cosa ti ho fatto di male? Non ti ho nemmeno lasciato io, quindi.... non sarà perché la tua dolce mogliettina non sa di me e te, vero?".
"Non c'è nessun me e te!", tuono realmente incazzato.
"Allora perché?", insiste.
"Semplice, perché non mi piaci".
"Questo lo so, ma prima di stare insieme eravamo amici. Voglio semplicemente esserti amica. Non sono più la ragazza piagnucolosa e stronza di una volta".
Mi si è parata davanti intralciandomi il cammino.
Quanto è testarda!
Però la sua tenacia mi strappa un sorriso.
"Ci penserò su", le rispondo oltrepassandola.
"Sei sempre il solito stronzo!", mi urla dietro.

Esco dall'albergo con passo spedito e fermo un taxi.
Appena arrivo al mio ufficio tiro le tende, chiudo a chiave la porta e accendo il computer. Apro il file del dossier di Sasori. Osservo la foto e tutti i dati. Sembra essere tutto nella norma, eppure qualcosa mi induce a non fidarmi, a scavare più a fondo. Dopo aver sposato Sasuke avevo deciso di partecipare solo a missioni innocue, limitandomi ai banali lavori di ufficio, non avevo più né sentito, ne visto Shisui, ricevo notizie sulla sua salute da parte di Itachi, in cambio monitoravo per lui la sua famiglia.
Mi sembra strano che mi assegnino un caso chiaramente legato ad Orochimaru.
Con il tasto destro del mouse apro la cronologia dei files.
Beccati.
Meno di due giorni fa, esattamente alle due del mattino, i files sono stati modificati. Cerco di ripristinare la versione originale, ma risultano bloccati.
Kuso!
Un colpo alla porta mi riporta alla realtà. Chiudo immediatamente la finestra di ripristino e apro la porta.
"TenTen, dimmi".
"Come è andato l'incarico?", mi domanda ansiosa, troppo ansiosa.
"Purtroppo ha ricevuto una telefonata ed è dovuto scappare. Mi ha solo detto che mi richiamerà lui", le rispondo tirandomi verso il basso la manica del soprabito, omettendo il fatto di avere il numero di Sasori.
"Maledizione! Non ci voleva questa. Il Consiglio centrale vuole avere subito i rapporti di tutte le missioni compiute questa settimana", spiega.
"Tranquilla, la settimana non è ancora conclusa, probabilmente mi richiamerà e avrai il tuo rapporto. Da quando sei diventata coordinatrice del reparto stai sempre in ansia".
"Perché non è come me lo immaginavo. Speravo di ottenere un po' più di autonomia, ma... da quando è subentrato il nuovo direttore centrale... non sono libera nemmeno di assegnare le missioni agli agenti che ritengo più adatti. La scorsa settimana sono stata costretta a mandare Temari in Finlandia! Temari che è incinta! Il mio compito è inviare questi stupidi rapporti", si foga.
Improvvisamente vengo assalita dalla nausea, sento le gambe molli. Con la grazia di un sacco di patate mi accascio sulla mia sedia, la nausea che tenta prepotentemente di risalire.
"Sakura! Ti senti bene?".
"Si, sono solo stanca, inoltre penso di non aver digerito il sushi di ieri sera".
Un sorriso distende il bel volto di TenTen.
"Sasuke cerca ancora di farti amare il sushi?".
Alla parola sushi il mio stomaco si rivolta. Cerco di prendere un profondo respiro nella speranza che la nausea si plachi.
"Lo sai quanto è testardo", sbuffo.
"Ahahaha.... Effettivamente.... Però è così dolce con te. Siete una coppia bellissima, sul serio".
"Grazie. Invece come sta procedendo con Neji?".
Arrossisce tutta quanta come un pomodoro.
"Be...bene... mi ha chiesto di andare a vivere con lui", balbetta emozionata.
"Ma è una bellissima notizia! Finalmente!".
"Si.... Sei ancora pallida, perché non vai a casa a riposare?".
"Hai ragione. Mi firmi un permesso di uscita anticipata?".

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