8. C'è chi è vicino e si allontana, e chi si avvicina da lontano

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Lonely as I am / together we cry
Under the Bridge (Red Hot Chili Peppers)

Il giorno dopo, alle nove in punto, sto varcando la soglia dell'ufficio della RASBI in campo Santo Stefano. In una cornice tipicamente veneziana, con alte e strette trifore che danno sul caotico campo e travi a vista decorate con stucchi dorati, prende posto un classico ufficio americano. Ovunque si vedono pareti divisorie in vetro e sedie girevoli, distributori d'acqua e via vai di impiegati in vestito gessato e cravatta.

Abbasso lo sguardo sulle punte delle mie scarpe nere con il tacco alto, su cui poggiano dei pantaloni grigi con la piega perfetta, e ringrazio mentalmente Emma per avermi consigliato il look giusto.
Ricordo con un sorriso le moine e le smancerie in cui si sono profuse le mie amiche questa mattina, osservando la meravigliosa pashmina che Emir - almeno così continuo a pensare - mi ha regalato, e che ora porto sulle spalle.

Mi avvicino alla scrivania della segretaria, una donna dai corti capelli scuri e dal viso dolce.
«Mi scusi, cercavo l'ufficio del signor Şahin...»

Lei alza subito lo sguardo dalle carte che stava osservando, per sorridermi curiosa. «Sei Serena?» Annuisco, e lei mi porge subito la mano, alzandosi in piedi. «Che piacere, cara! Io sono Angela, la segretaria di Emir. Ti sta aspettando, seguimi.»

La ringrazio, e lei mi accompagna verso l'ultima porta che si apre sul corridoio. Angela mi saluta, io mi prendo un secondo per respirare e poi busso una volta. Il mio cuore fa subito una capriola al suono della sensuale voce di Emir che mi invita ad entrare.

«Sì, prego.»

[Emir]

Non appena Serena fa capolino dalla porta, perdo assurdamente ogni capacità di pensiero raziocinante. Indossa dei pantaloni eleganti su scarpe lucide nere, una camicia grigia con maniche lunghe e collo a giro. Ha raccolto gli splendidi capelli in una crocchia disordinata e sfoggia dei pendenti verdi alle orecchie.

Ma ciò che mi lascia senza fiato è vederle sulle spalle la pashmina che le ho spedito. A quanto pare ha capito che era un mio regalo. A Istanbul ho tanto fantasticato su quei dolci occhi marroni, sfiorando e accarezzando la seta verde che ora riverbera sulla sua figura, emanando un esotismo magico di cui mi sento ormai schiavo. Cosa mi sta succedendo? Devo darmi una calmata.

[Serena]

Noto con piacere lo stupore sul volto di Emir, finalmente consapevole che la pashmina è un suo regalo, e che essa ha risvegliato in entrambi quella sensazione di elettricità che invade la stanza quando stiamo assieme.

«Serena, come sempre sei un incanto» mi dice, con un tono che mi sembra subito troppo freddo.

Balbetto un grazie in risposta, incerta sul comportamento da tenere di fronte a questi messaggi così contrastanti. Un momento sembra anche lui coinvolto, colpito, quasi eccitato, e il momento dopo invece si chiude in sé stesso, allontanandomi con freddezza.

«Siediti pure, iniziamo a lavorare al progetto per la rivista Cities se sei d'accordo» continua, sempre con lo stesso tono piatto.

Mi siedo annuendo, e iniziamo a delineare i dettagli del progetto, limitando le parole ad esprimere rari e freddi commenti o suggerimenti.

Dopo qualche ora mi alzo per andare al bagno, sfinita dalla tensione psicologica ed emotiva a cui questo distacco mi costringe. Come posso frenare ciò che provo davanti a lui? Io... cavolo, sto letteralmente impazzendo! Mi piace, mi piace da morire, ma non riesco a cogliere i messaggi che il suo comportamento mi manda. Insomma, mi desidera anche lui quando lo desidero io? Sente anche lui sulla pelle quel crepitio elettrico ed eccitante che mi fa sciogliere di fronte al suo sguardo? Vorrei capirlo. Vorrei sapere se posso spingermi oltre, se posso sfiorarlo anche solo per scherzare, se posso giocare con lui, flirtare come vorrei tanto fare, o se invece tutto ciò che vedo nei suoi occhi me lo sto solo immaginando, e quindi ogni mio tentativo di cercare qualcosa di più di un suo sorriso sarebbe interpretato come un'offesa, o peggio, un superamento del mio ruolo di stagista.

Se solo mi lasciassi entrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora