EPILOGO - Una nuova vita (anzi due)

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Eccoci alla fine, quella vera. Lo so, è passato tanto, forse troppo, dall'ultima pubblicazione, ma ci tenevo a farvi scoprire cos'è successo.
Senza di voi non saremmo mai arrivati qui, né io, né Sen, né Emir, quindi grazie, un enorme grazie da parte di tutti e tre.
E alla mia meravigliosa amica di penna, fonte inesauribile di idee e di gioia: EmmeInWonderland, a te, come sempre, va il mio grazie più grande💙

All's well that ends well
(W. Shakespeare)

3 anni dopo, Roma

[Serena]

Sto osservando una bimba bellissima che corre come un fulmine nel giardino davanti a me, cercando di non farsi superare dal cagnolone scuro che la insegue. Ride e strilla come solo una bambina di tre anni può fare, scuotendo i capelli ricci a destra e a sinistra. Si nasconde dietro il piccolo Riccardo, il festeggiato di oggi, che inizia a strepitare e a rincorrerla, seguito dal bovaro che gli saltella dietro.

«Aethel» tuona una voce sopra di me e io volto il capo giusto in tempo per vedere Emir che si alza in piedi, richiamando l'attenzione del cane.

«Amore, che fai?» chiedo, sistemandomi meglio sulla sedia.

«Sto richiamando all'ordine quelle due pesti» mi dice il mio uomo, facendomi l'occhiolino.

Aethel si fa strada tra la folla che riempie il giardino di mia zia fino a raggiungerci, poi strofina il muso sul mio ginocchio e si stende ai miei piedi. Dietro di lui la piccola bimba dalla pelle sicurissima si avvicina titubante, guardando me ed Emir con i suoi enormi occhioni neri come la pece.

«Baba» sussurra, abbassando il capo, «'tavamo solo giocando.»

Emir si china verso nostra figlia e le carezza con dolcezza estrema le guance scure e piene. «Lo so Shirley e mi dispiace avervi interrotto. Però lo sai che devi fare la brava, vero? Ci sono un sacco di persone e tu, Riccardo ed Aethel rischiate di fare del male a qualcuno.»

Shirley guarda il suo papà con occhi pieni di ammirazione, poi annuisce e sorride timidamente. Dà una carezza ad Aethel e poi mi si avvicina, aprendo la bocca in un sorrisone e mostrandomi i suoi dentini immacolati. Si inginocchia davanti a me e poi posa una manina sul mio ventre, che ormai inizia a crescere sotto il vestitino in lino che indosso. Il contrasto tra la sua pelle ghanese, che sa di savana e di sole accecante, e il bianco del mio vestito è ammaliante. «Mama, ma è macchio o femina?»

«Non lo sappiamo ancora, tesoro.»

Shirley mette il broncio, assumendo una smorfia del volto che è assurdamente identica a quella che fa Emir quando è arrabbiato: anche se non ha nemmeno un nostro gene, è terribilmente simile a lui.
«Uffa, sono 'tanca di apetttale. E che nome ha se è macchio?»

Emir mi guarda con occhi severi, poi si lascia andare ad un tenero sorriso. «Se è un maschio si chiamerà Marco.»

«Come lo zio, velo mama?» esclama Shirley, rimarcando la l perché ancora non riesce a pronunciare bene le r. Come sei tenera, dolce amore mio.

«Esatto piccì, proprio come il tuo zietto» esclama una voce dietro di noi: è arrivata Micole, che afferra subito Shil e la stringe tra le sue braccia, mentre la piccola ride alle smorfie della sua zia. «Ma quanto bella sei Shishi? Eh? Quanto bella sei, amore de zia?»

Mentre osservo Mì e mia figlia giocare assieme arriva Mattia, che fa segno a Shil di tacere e si prepara a prendere di sorpresa Col. «E io? Nun so’ bello io, mojettina mia?» le sussurra all’orecchio, stringendole i fianchi tra le mani.

Se solo mi lasciassi entrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora