2. Partenze e promesse

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Do not dismiss / the promise that you made me
Goodbye Angels (Red Hot Chili Peppers)

Le prime sensuali note di "Miss You" degli Stones si alzano gradualmente dal microfono del cellulare e mi ridestano presto dal sonno.
«No, lunedì no, non ancora» sbotto, stiracchiandomi e voltando il viso verso la finestra.

La dolce curva del campanile della Madonna dell'Orto fa capolino oltre i tetti illuminati dalla luce rosea dell'alba, regalandomi come ogni mattina la calda e rassicurante sensazione di vivere in un luogo stupendo.
Mi alzo velocemente dal letto, passo in bagno e mi dirigo poi ciabattando verso la cucina. Accesa la macchinetta del caffè espresso e spremute due arance, mi accingo a preparare un toast, canticchiando sottovoce il ritmo sensuale della canzone che mi ha svegliata.

«Oddio che profumo di caffè!» esclama Sofia, entrando in cucina e stiracchiandosi in perfetta sincronia con il piccolo Thomas, il dolcissimo gattino rosso tigrato che abbiamo adottato da un mese.

La mia seconda coinquilina, alta e magra, con i folti capelli rossi arruffati, mi guarda con occhi assonnati ma vigili, cercando la sua dose mattutina di caffeina.

«Ehilà,Sofi, buongiorno tesoro! La colazione è pronta. Hai visto Emma?» le chiedo sorridendo.

«No, oggi lavora solo il pomeriggio, penso dormirà fino a mezzogiorno come minimo!»

«Hai ragione, me l'ero dimenticata!» rispondo, mentre addento affamata il mio toast. «Bene, io mi cambio e vado. Stasera ci vediamo?»

«Ovviamente, c'è X Factor, chi potrebbe mai perderselo?» dice Sofia ridendo.

«Perfetto! Dai bevi, che il caffè si fredda.»

***

Venti minuti più tardi scendo le scale dell'appartamento, i tacchi delle francesine che sbattono con delicatezza sul marmorino veneziano, la borsa sulle spalle, il foulard che mi svolazza attorno alle guance.
Appena arrivata in calle svolto a destra e poi a destra ancora, entro velocemente in una pizzeria ed esclamo: «Stefano, stasera menù X Factor!», ordinando così al nostro fidatissimo amico pizzaiolo le solite pizze del lunedì sera.

«Certamente, dolcezza, alle otto sono pronte. Buona giornata!» mi risponde lui, la voce attutita che viene dal retro del locale.

Ribatto con un veloce «altrettanto» e mi infilo nuovamente nella stretta calle, accelerando il passo.

Dopo quaranta minuti scendo dal vaporetto nella fermata San Giorgio, abbagliata dalla lucentezza, ancora titubante nel primo mattino lagunare, della chiesa del Palladio che mi si staglia di fronte. Mi fermo un attimo per assorbire quella luce candida e la meraviglia del Bacino di San Marco che si allunga alla mia sinistra. Il marmo della chiesa riverbera già di mille colori, mentre pian piano sull'acqua si alza il vociare dei lavoratori e dei turisti.

Con un sospiro, estasiata da tutta quella bellezza, torno con i piedi per terra e mi avvio verso l'entrata della Fondazione Cini, pronta per la frenetica giornata che mi aspetta tra i polverosi volumi della Biblioteca.
Non appena oltrepasso il cancello in ferro battuto che permette l'accesso al cortile d'entrata della Fondazione, i miei sensi vengono inebriati dal sensuale profumo di gelsomino che si spande dalle alte siepi sul limitare del giardino.
Continuando ad assorbire quella meravigliosa fragranza, mi avvicino con passo spedito alla porta a vetri e, appena entrata, saluto con cortesia Lorena, la segretaria.

«Buongiorno a te, Serena. Ho sentito che hai ultimato la carriera! E con risultati eccelsi direi, i miei complimenti.»

«Grazie infinite, Lorena. Eh sì, ora sono finalmente nel mondo del lavoro! Al proposito, mi daresti il pass? Oggi è il mio ultimo giorno qui purtroppo: da domani niente più ricerche, mi rinchiudo in ufficio al Muve!»

Se solo mi lasciassi entrareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora