City of stars / Are you shining just for me? / City of stars / There's so much that I can't see
City of Stars (Ryan Gosling, La La Land)La sera successiva, quando il citofono suona alle sette e mezza precise, sono ancora seduta sul letto e sto indossando il mio paio di scarpe preferito, delle zeppe alte quindici cm in sughero, con i lacci neri attorcigliati fino a sopra le caviglie.
«Vado io!» urlano Sofi e Raf all'unisono. Sento i passi pesanti e concitati di entrambi risuonare nel corridoio, mentre corrono ad aprire la porta.
Mi alzo in fretta dal materasso, getto un'occhiata al mio profilo nello specchio di fronte all'armadio e, soddisfatta della mia scelta, mi avvio in soggiorno.
Mentre mi avvicino alla porta del salotto sento il vociare confuso di Raf che presenta qualcuno a Sofi. Senza nemmeno accorgermene inizio a prefigurarmi l'immagine di Pietro, ed è proprio lui che trovo quando entro nella stanza. Si volta di scatto a guardarmi: gli occhi gli brillano e la bocca si apre in un sorriso dolce e spontaneo.Mi sento arrossire sotto quello sguardo, sebbene sia cosciente del fatto che mi sono vestita proprio per attirare quel tipo di attenzioni: un tubino di sottile pizzo nero mi fascia il corpo fino a metà coscia, lasciando poi spazio alle gambe nude fino alle caviglie, dove si allacciano le intricate stringhe delle zeppe. Ho i capelli raccolti in una morbida treccia laterale - regalo delle abilissime mani di Sofi - e ai lobi porto dei fantastici pendenti di pietre azzurrine che ho comprato in un negozietto vicino a Rialto.
«Ciao Pietro. Puntuale come sempre, vedo» lo saluto.Lui si avvicina, continuando a sorridere, e mi scocca un delicato bacio sulla guancia. Dietro la sua schiena Sofi lo guarda ammirata, mentre Raf fa segno di no con a testa, contrariato da smancerie tanto esibite.
«Tu sei splendida come sempre, vedo» sussurra Pietro, girando il volto per guardarmi negli occhi.
Mi metto a ridere, scuotendo la testa. «Smettila di adularmi, Piè!» esclamo. Poi mi rivolgo ai due amici che continuano a fissarci: «Em dov'è? Deve ancora finire?»
«Ci sono ci sono! Mi manca solo il rossetto! Voi scendete che arrivo!» urla Emma dalla camera, sentendosi interpellata.
«Sempre così, non cambierà mai!» esclama Raf, facendo strada verso l'entrata.
Abbraccio Sofi con trasporto, augurandole una buona serata, poi scendiamo tutti nella calle e aspettiamo che Em ci raggiunga.
Quando scende le scale, avvolta in un abito lungo rosso scarlatto, con i folti capelli color grano raccolti in uno chignon perfetto e curato, più di qualche uomo che passa per di là si volta a guardarla. Lei sorride raggiante, come sempre ringalluzzita dall'apprezzamento altrui, e ci fa strada verso il museo.***
Quando arriviamo davanti al Fortuny troviamo già una grande folla di fronte all'entrata: signore elegantissime al braccio di mariti in smoking aspettano il proprio turno per far vedere il biglietto ai bodyguard e venire quindi ammesse dentro il museo.
Mi volto verso Pietro, che mi sorride e prende il mio braccio avvinghiandolo attorno al suo. Scruto la figura possente dell'amico che sta al mio fianco: alto e muscoloso, chiuso in un completo nero a tre pezzi completato da una camicia grigio chiaro e da una cravatta della stessa tonalità acqua marina dei suoi occhi, splende come un dio in mezzo alla folla, e si abbina perfettamente con i colori che indosso io. Ha raccolto i capelli in una coda morbida, che gli dà un tocco di mistero e di attrattività quasi irresistibile.«Senny? Che succede, piccola? Tutto bene?» mi chiede Pietro d'un tratto, distogliendomi dai miei pensieri. Ha un sopracciglio aggrottato e mi squadra incuriosito.
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Se solo mi lasciassi entrare
Romance[COMPLETA] [Soltanto se #1] Serena si è appena laureata. Sveglia, intraprendente, vivace e solare, ama la vita come poche persone sono in grado di fare. Il fato però le ha scavato dentro tante cicatrici, rimarginate ma indelebili. Dopo l'ennesima sc...