(in)completo

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_.Eccomi qua! Scrivo due righe per raccontarmi un . Ho vent'anni e amo scrivere e leggere. Fino ad ora sono stata gelosa dei miei pensieri scritti su carta, però la possibilità di farmi leggere da persone a me sconosciute mi rende più sicura. Amo Claudio e Mario, le reputo due persone favolose e li seguo tantissimo. Ho letto tantissime fan fiction, e mi è venuta voglia di scatenare la mia fantasia e di scrivere anch'io un pezzetto di questa storia fantastica. Spero vi piaccia, accetto qualsiasi critica e sono pronta a migliorarmi ahahah. Spero di essere all'altezza di voi che siete sicuramente reduci dalle meravigliose fan fiction che anch'io ho letto. Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio._

A Claudio

A 30 anni passi dal chiederti "cosa mi manca?" al constatare che infondo hai già fatto tutto nella tua breve esistenza: una famiglia amorevole, amicizie sincere, esperienze che ti hanno fatto crescere, altre che ti hanno segnato, cadute, sconfitte, risalite e anche tanti traguardi raggiunti. Cosa può mancare ad una vita piena come quella di Claudio? Probabilmente a raccontarla così niente. Claudio ha, con tenacia ed impegno, corso dietro ai suoi sogni fino a che non li ha afferrati e ne ha fatto di essi realtà: a 23 anni ha avuto il coraggio di aprire un bar nella sua amata città, Verona, incredibilmente romantica e leggera. Ha saputo distinguere e scegliere i suoi amici per proseguire questo cammino con loro, perché Claudio lo sa bene, "true friends stay forever": la frase che ha tatuato al centro del proprio petto che lo rende fiero dei propri amici che lo hanno supportato, sopportato, incoraggiato e riportato a galla dal buio quando le responsabilità sembravano troppe e Claudio credeva di non essere all'altezza dei suoi sogni. Ha una famiglia forte che gli ha insegnato a non aver paura di fallire, di ammettere i propri errori, ma soprattutto di non nascondere se stessi agli altri. E' questo il punto, Claudio fino a 25 anni ha avuto paura di mostrarsi per quello che è realmente agli altri semplicemente perché dove vivi vedono il tuo modo di essere come un limite, una differenza, una difficoltà, un "handicap" che dev'essere capito, metabolizzato e forse accettato. Fu in questo momento che Claudio capì il tesoro che aveva sempre avuto al suo fianco e che non l'aveva mai fatto sentire orgoglioso come in quel momento: la sua famiglia e i suoi migliori amici. Ebbe un abbraccio e una mano sulla spalla quando confessò ai suoi genitori di essere gay; nessuna parola, semplici gesti che soltanto Claudio riusciva a decifrare e che gli diedero il coraggio di essere orgoglioso di se stesso e di chi, con amore e forza, lo aveva cresciuto. Quel martedì pomeriggio raggiunse i suoi due migliori amici, Rosita e Paolo, al bar. Era tranquillo, sapeva che avrebbero capito. E, senza nessuna premessa, lo disse:

-"Spero che questo non cambierà mai nulla. Sono gay".

Lo disse tutto d'un fiato, come se in quel momento si fosse tolto un macigno dallo stomaco.

Nessuno stupore come si aspettava. Paolo si alzò, posando il suo bicchiere di Vodka nonostante fossero le cinque del pomeriggio, e lo abbracciò mentre Rosita restò li ferma con un'aria indecifrabile. Poi parlò, e disse ciò che Claudio non si sarebbe mai aspettato.

-"Perché l'hai detto come se fosse un annuncio, una confessione? Claudio non devi venire qua a parlarne con noi come se noi dovessimo accettarlo. Non ha senso. Ce lo "confessi" come se ci fosse una differenza tra noi e te. Io non ti sono venuta vicino e ti ho detto "Claudio, sono etero". Non l'ho fatto, perché sapevo che se fossi venuta da te presentandomi con una donna o un uomo la tua reazione sarebbe stata la stessa. Devi vivere questa cosa per com'è: normale. Assolutamente normale, niente di particolare o strano. Non ti dirò "ti voglio bene come prima, non è cambiato niente" perché mi sembra una cosa così ovvia. Cos'è cambiato? Sei lo stesso, il Claudio di sempre. Quello che avevo di fianco durante le interrogazioni, quello che mi è stato vicino al mio matrimonio e quello che farà da zio al mio bambino. Non viverla così, non è assolutamente un limite".

Rosita lo disse e Claudio capì. Lo conosceva così bene che aveva capito in tutti questi anni il suo disagio di ammettere veramente ciò che era e aveva maturato essa stessa questo pensiero, per poi dirlo al momento giusto. E Claudio non si sentì mai così giusto come in quel momento.



E' bello come il sole, tutti glielo dicono: moro, occhi verdi, intensi, bellissimi e decifrabili anche da un cieco. Il suo corpo è una tela con sopra disegnata la storia della sua vita, come l'Arte: tanti tatuaggi, altrettanti significati. Tutti messi lì in maniera perfetta, colorati così come la sua visione della vita. Claudio è così: solare, vivace, allegro, pronto a dire una parola a chiunque gli parli, fastidioso e a tratti insopportabile, ma impossibile non volergli bene. A vent'anni Claudio nasconde dietro questa voglia di vivere il suo disagio a sentirsi sempre fuori luogo, imperfetto, strano. E' come chi cammina per strada e sente gli occhi di tutti puntati addosso come se avesse una macchia sui pantaloni o la bocca sporca di caffè. Imperfetto, ma mai diverso da ciò che è realmente. Ha sviluppato negli anni questa sicurezza e a 30 anni si è detto soddisfatto della sua vita.

Eppure... ti svegli a 30 anni e ti rendi conto che il letto è troppo grande solo per te, che quando ti giri verso la parte opposta del letto è troppo fredda anche d'estate. Ti sposti, la riscaldi e torni al tuo posto. Ma è così che si riscalda anche un cuore ?

Tutto quello che pensavo potesse bastarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora