Capitolo venticinque

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Camila stava mostrando alla sorella le foto del campeggio, del lago e le raccontava dell'escursione nel quale si erano avventurate (omettendo alcuni particolari, ovviamente).

Sofia le faceva un sacco di domande, ma Camila era contenta di poterle rispondere. In fondo, la minore, non aveva mai visitato un campeggio, perché quando programmavano le vacanze estive solitamente Alejandro era tornato a casa e guai a non pernottare in un albergo che non vantasse meno di quattro stelle.

Sofia era molto più eccitata all'idea di passare un fine settimana nella natura come la sorella, piuttosto che attenersi alla consona routine impartita dal padre e dal ruolo che ricopriva. Tutta quella sontuosità non era adatta ad una bambina della sua età. Lei voleva solo sporcarsi con il fango, leggere un libro alla luce della torcia...

Mentre stavano parlando, suonò il campanello.

Camila disse a Sofi di raggiungere la madre in cucina mentre lei si affrettava ad aprire la porta all'ospite inatteso.

«Che ci fai tu qui?» Domandò Camila sostando sulla soglia con un sorriso flebile stampato sulle labbra.

«Volevo vederti.» Rispose Shawn con un tono malizioso, avanzando un passo nella direzione della corvina solo per sorpassarla ed entrare in casa.

«Sei sola?» Sbirciò fra le varie stanze, tendendo le mani nelle tasche e il collo allungato.

«No. Mia madre e mia sorella sono in cucina.» Camila spostò il peso da un piede all'altro. L'idea che la sua famiglia potesse vedere un ragazzo stagliato nel corridoio, la innervosiva.

Camila e Shawn erano soltanto amici, per quanto la riguardava, ma sua madre si sarebbe sicuramente fatta l'idea sbagliata e lei non aveva voglia di dare nessuna spiegazione del perché non volesse concedere una possibilità al ragazzo... Perché non possedeva alcuna risposta.

Camila lo guidò fino al salotto; si accomodarono sul divano. Lei si raggomitolò in fondo, con il gomito appoggiato sulla testata verde; lui accavallò le gambe e sporse il busto leggermente in avanti per stanziare quanta meno distanza possibile.

«Perché sei qui?» Chiese timidamente Camila, abbassando lo sguardo per non incontrare quello di Shawn che era decisamente troppo impudente.

«Te l'ho detto... Volevo vederti.» Fece una scivolare una carezza lasciva sul braccio di Camila, rivolgendole un sorriso sornione.

La corvina irrigidì involontariamente i muscoli. Quel tocco inaspettato l'aveva inquietata. Si schiarì la voce e tentò di apparire il più normale possibile.

«Okay... Adesso dimmi la verità.» Lo incalzò, rivolgendogli uno sguardo lungimirante.

Shawn sospirò e annuì, come se stesse ammettendo dentro di se di aver sottovalutato la perspicacia di Camila. Si raddrizzò sul divano e scivolò più vicino a lei, racchiudendola a pochi centimetri dal suo volto.

Camila prima di allora non era mai stata infastidita dal contatto visivo e alquanto fisico dei ragazzi. Adesso, però, Shawn le respirava sulle labbra e lei si sentiva intimorita. Si schiacciò maggiormente contro il bracciolo del divano e desiderò diventare così piccola da poter essere inghiottita nelle pieghe di stoffa.

«I miei vanno via per tre giorni..» La mano del ragazzo percorse con gentilezza la guancia di Camila, scendendo lungo il suo collo esile «Non vorrei restare da solo, in casa. Pensavo che potresti venire a farmi compagnia.» Ammiccò, alzando gli angoli della bocca in un sorriso che se doveva tranquillizzare la cubana ottenne l'effetto contrario, agitandola più di prima.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora