Capitolo trentacinque

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Dinah camminava avanti e indietro per la stanza, la mano a torturare le labbra. Ogni tanto lanciava delle occhiate furtive a Camila, che era seduta sul divano con le faccia coperta.

Voleva iniziare una conversazione, ma non sapeva da dove cominciare. Innanzitutto -forse anche un po' egoisticamente visto come si erano dipanati i fatti- si sentiva offesa.
Camila era la persona più vicina che aveva in quanto ad amicizie e per tutto quel tempo le aveva tenuta nascosta una cosa di tale importanza.

Non era il fatto che fosse andata a letto con una donna a sconvolgerla, ma che avesse perso la verginità e non glielo avesse nemmeno accennato. Lei, quando per la prima volta era andata a letto con qualcuno, era corsa da Camila per parlargliene, confidargli i dubbi e l'euforia che ancora le vibrava nel sistema nervoso. Pensava che la cubana avrebbe fatto lo stesso, ma evidentemente si sbagliava.

Voleva chiederle perché avesse deciso di non dirglielo, se fosse un fatto di sfiducia... Ma nonostante la curiosità la stesse assillando con domande petulanti, non poteva chiederle niente. Non adesso che Camila era ancora stordita dagli eventi.

                                    *****

Seguirono minuti incessanti di silenzio.

Lauren allentò la presa sulla maglietta di Shawn, lasciando che retrocedesse. Il volto del ragazzo si incupì in un primo momento, ma quando comprese che l'informazione appena rivelata poteva sfruttarla a suo vantaggio, si illuminò in un sorriso sulfureo.

Tutti gli altri se ne stavano fermi, impalati, a guardare in un muto sconcerto.

Prese a farneticare, deridere prima una e poi l'altra ragazza, ma a Lauren non importava. Cercava lo sguardo di Camila, che era posizionata a pochi metri da lei, sul portico di casa.

Gli occhi dell'amica erano incolori, vitrei e le sue labbra schiuse in un'espressione attonita.

Sì, aveva fatto proprio un bel guaio.

Balbettò qualcosa, ma le caddero solo suoni monocorde spezzati che fu possibile solo al vento accarezzare. Spostò lo sguardo sul ciottolato, poi verso il cielo e di nuovo verso Camila. Che stupida che era stata! L'aveva ferita, glielo leggeva nelle iridi velate da un incipiente pianto.

Lauren fece un passo verso Camila, ma questa, appena la vide avvicinarsi, fu come colta da un'improvviso scatto d'ira. Mancava solo la rabbia a ingarbugliare la trama.

Scese frettolosamente gli scalini, si diresse verso Lauren con i pugni serrati e la fronte aggrottata e quando le fu vicino iniziò a colpirla sul petto.

«Perché hai dovuto dirlo!!? Perché!?» Gridava furiosamente, scagliando un colpo dopo l'altro sul torace dell'amica.

Lauren alzò le mani in aria, lasciando che la cubana sfogasse la collera su di lei. Se lo meritava, questo quello che credeva. Normani tentò di affiancarla, ma Lauren le fece un rapido cenno con il capo, inducendola a restare indietro.

«Sei una stronza!» Le urlò Camila con tutta la forza che aveva dentro.

Scaricare la rabbia in strepiti e colpi la stava rendendo pian piano più debole e quando le ginocchia iniziarono a cedere, i pugni inferti furono solamente dei movimenti lenti e scoordinati, Lauren le cinse i fianchi e l'abbracciò stretta a se, baciandole la testa.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora