Capitolo quarantasei

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Camila ripose i vestiti dentro la valigia e chiuse la cerniera, assicurandosi che fosse tutto in ordine. Si era dovuto sbarazzare di alcune cose per fare spazio ad altre. Aveva rinunciato ad alcune delle sue magliette preferite, comprate anni prima in negozi economici. La taglia non le calzava più, ma, imperterrita, aveva continuato ad indossarle. Adesso, quando si era resa conto che nella valigia non entrava tutto l'occorrente, aveva fatto una scissione, tenendo solo le cose irrinunciabili.

Le foto di lei e Lauren, ad esempio, erano rimaste sulla scrivania.

Camila non poteva pensare di svegliarsi la mattina e trovare un ricordo appeso alla parete, posizionato sopra la scrivania o appoggiato sul comodino. Come poteva guardare la fotografia e sapere che Lauren si trovava dall'altra parte dell'oceano?

Se avesse potuto fare qualcosa per cambiare le sorti, lo avrebbe fatto, ma Camila era consapevole di non aver nessun potere a riguardo. Certo, avrebbe potuto dirle che l'amava, dedicarle il suo primo "ti amo", ma sarebbe davvero servito a qualcosa? Secondo la stregua di Camila, no.

Secondo lei avrebbe soltanto aggravato la situazione, sarebbero state parole inutili, parole che forse Lauren agognava per sentire ma che, in fondo, non sarebbero bastate per sanare la situazione. Come poteva un "ti amo" dimezzare la distanza, invertire il tempo, sovvertire le decisioni? No, non era quella la soluzione.

Scese dabbasso a salutare sua madre e sua sorella. Sofi aveva già gli occhi lucidi. Camila si inginocchiò e l'avvolse in un abbraccio; la rassicurò che si sarebbero sentire tutti i giorni e che per Natale sarebbe tornata a casa.

«Quando atterri, chiama.» Le disse sua madre, con voce rotta, quando Camila riprese una posizione eretta.

«Mamma, non ti ci mettere anche tu eh.» Rispose la cubana con un lieve sorriso d'incoramento.

Sinu si passò una mano sotto al naso e scosse la testa «Sto bene. Ma mi mancherai.»

Camila annuì e fece un passo avanti, ammantando la donna in un abbracciò confortante. Avvertì le mani di sua madre stringerla con maggior forza. Una tacita supplica. Non a rimanere, non le stava chiedendo quello perché era una donna in gamba e capace di lasciar spiccare le figlie al momento opportuno. Stava semplicemente pregando di non percepire la mancanza con mole inaudita. Sapere la propria figlia dall'altra parte del continente non è la sensazione più comoda.

Fu Camila a discostarsi, a prendere le distanze. Portò la mano sulla valigia e disse che aveva fissato anche con Dinah e le altre, prima di partire voleva salutare anche loro.

Sinu l'accompagnò fino alla porta, resistette alla tentazione di abbracciarla di nuovo, altrimenti non l'avrebbe lasciata più.

Camila le salutò dal finestrino del taxi e si diresse verso il centro commerciale, dove aveva preso appuntamento con le sue amiche.


                                     *****

Era un giorno importante per tutte.

Normani, il giorno seguente, avrebbe ricominciato gli studi. Era alla vigilia di un nuovo inizio, affrontato con maturità, stavolta.

Dinah sarebbe partita per l'Europa. Adesso era lei che aveva bisogno di un anno sabbatico. Le cose con Siope erano cadute in rovina e si erano lasciati definitivamente, adesso voleva solo vagare di paese in paese alla ricerca dell'anima gemella. Non importa aggiungere ciò che Normani pensava di ciò.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora