Capitolo quarantadue

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Lauren le cinse la vita e l'avvicinò a se. Mosse le labbra contro quelle dell'amica, assaporando il sapore agrodolce intriso sull'epidermide rosea.

Le erano mancate quelle labbra, ma soprattutto aveva avuto paura, una tremenda paura, di non poterle baciare mai più.

Era ancora convinta della sua scelta; la distanza l'avrebbe smembrata, ma perdere definitivamente Camila l'avrebbe uccisa. Non era sicura di quale delle due alternative fosse la migliore. La prima era una tortura lenta, agognate, truculenta. L'altra opzione, invece, le permetteva di morire in un solo colpo: niente più dolore.

Non era brava a fare certe scelte, perché non si era mai trovata di fronte a tale bivio. Le veniva voglia di voltarsi e correre via, ma aveva imparato che crescere significava affrontare le proprie responsabilità, prendere decisioni giorno dopo giorno e saper portare il peso di tali atti sulle spalle.

Ora come ora, forse, per un solo secondo, aveva pregato di tornare ad essere bambina. Loro possono correre a gambe levate, aspettare che sia qualcuno a riacciuffarli e farli notare di essere dei veri vigliacchi. Lei era cresciuta però, nessuno sarebbe andata a riprenderla, nessuno le avrebbe indicato la strada, nessuno poteva scegliere per lei o aiutarla in quell'impresa.

Era spaventata di poter commettere un passo falso, di poter ferire Camila e anche se stessa. Era una lama a doppio taglio.

L'afferrò per i fianchi ed, automaticamente, Camila avvinghiò le sue gambe alla schiena di Lauren. La corvina la issò dal pavimento, portandola sopra il lavandino. La cubana divaricò istintivamente le gambe permettendo all'altra di infilarsi nello spazio creato.

Le mani di una ghermivano i fianchi dell'altra, mentre le dita di una corvina erano intrecciate ai capelli dell'altra. Camila avvertiva un leggero solletico sulla vita che la faceva contorcere ancora di più; Lauren percepiva un lieve dolore -che manifestava con gemiti d'approvazione- alla radice dei capelli, lì dove la cubana tirava le sue ciocche.

Si spinse maggiormente contro di lei, facendole sentire il suo addome tonico contro la sua intimità.
Camila emise un gemito strozzato e strinse con maggior mole le gambe attorno alla vita dell'amica. Lauren le raccolse i capelli in una mano, li sollevò sopra la sua nuca e una volta che il suo collo fu scoperto, lo baciò con insistenza, mordendole un lembo di pelle di tanto in tanto.

Sentivano i loro corpi ardere, una sensazione di pienezza fremere dentro di loro. Era tutto un brivido.

Lauren fece scivolare la mano al di sotto della canotta di Camila. Lambì il suo seno, ottenendo un sussulto da parte dell'altra che la esortò a continuare. La sua mano riempì completamente le coppe della cubana, la saggiò interamente prima di stuzzicare il suo capezzolo, già duro, fra due dita.

Camila si irrigidì immediatamente. Si aggrappò al lavandino e reclinò la testa all'indietro, lasciando uscire dei respiri più grevi. Lauren si avventò sul suo collo, scese fino alle clavicole baciandole ogni centimetro di pelle con audacia inaudita.

La passione che si riversava in quell'attimo scaturiva da una paura che nessuna delle due aveva il coraggio di ammettere ad alta voce, perché tirarla fuori dalla trincea dove si era nascosta, proferirla verbalmente, darle vita, l'avrebbe resa reale e incontrollabile. Era come dare forma ad uno dei mostri che avevano sempre creduto che fosse sotto al letto.

Lauren non voleva pensarci, Camila faceva di tutto per non guardarlo negli occhi. E il loro modo per evitare le situazioni e ritrovarsi vicine era quello che stavano attuando.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora