Capitolo trentotto

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Camila stava aspettando che Lauren passasse a prenderla.

Erano tornate a casa, tornate alla routine già da tre giorni e spezzavano il ritmo frenetico della giornata immergendosi in attività serali. Non quelle che erano solite attuare, o meglio... non solo quelle.

Avevano preso l'abitudine di visitare un pub poco lontano. Lauren tracannava una birra e nient'altro perché doveva assumersi la responsabilità della guida. Camila, invece, nemmeno quella. Ordinava sempre una coca-cola zero, il che non lasciava mai passare inosservato il cipiglio confuso che si dipingeva sul volto del barista.

Camila, inoltre, aveva sostenuto un'ulteriore test per Cambridge, ma a insaputa di Lauren. Non voleva tormentarla adesso con probabilità che forse non sarebbero mai state assolute certezze. Non era convinta che il collage l'accettasse e sapeva che la cosa giusta era parlarne fin da subito con la sua migliore amica, ma non voleva creare attriti con Lauren.

Era arduo conciliare amicizia e frequentazione con la stessa persona. Conoscerla, già sapendo com'è in un certo ambito, ma non sapere niente di alcuni atteggiamenti che scaturiscono solo da certi rapporti.

Era come seguire una linea, tenendo le braccia aperte e portando avanti prima uno e poi l'altro piede: non sapevi mai se saresti caduto perdendo l'equilibrio.

E Camila era sempre in bilico, almeno a lei sembrava costantemente di sbilanciare troppo il peso da una parte o di inciampare sovente sulla punta delle scarpe. Non sapeva muovere i passi o soppesarsi, continuava a camminare con lo sguardo fisso in basso e la speranza che i bordi fossero abbastanza larghi da permetterle di non uscire fuori.

Sentì il suono del clacson e fu quello a risvegliarla dai suoi pensieri. Afferrò la giacchetta di jeans che le aveva regalato sua madre appena l'anno prima, e corse giù dalle scale, soffermandosi giusto un secondo a salutare i due componenti della sua famiglia.

Non passavano molto tempo assieme. L'avevano fatto, anni addietro, ma da quando Camila aveva preso la patente aveva acquisito maggior libertà e Sinu sapeva che cercare di trattenerla avrebbe soltanto alimentato la tipica voglia adolescenziale di trasgressione. No, lei si fidava di sua figlia e riponeva grande stima in lei. Sperava che Sofia, un po' più esuberante e loquace rispetto alla prima figlia, seguisse l'esempio della sorella... Se solo avesse saputo come spendeva le sue serate con Lauren, la sua sarebbe stata un'idea totalmente diversa.

Camila entrò nell'abitacolo e venne investita dal profumo familiare di Lauren che era sicura non provenisse direttamente dai suoi vestiti, ma che se ne avesse asperso qualche spruzzata nell'aria perché sapeva quanto a Camila piacesse sentire addosso l'odore che caratterizzava la corvina. Sosteneva che poterne annusare l'essenza, la calmasse e la rinvigorisse allo stesso tempo. Questo a Lauren piaceva, la inorgogliva.

«Stasera niente pub.» Sentenziò la corvina, immettendosi nella strada poco trafficata a quell'ora.

Lauren... Lei, a quanto di linee, non era avvantaggiata come Camila. Lei non sapeva nemmeno come camminarci. Anche se provava a tenere un incedere regolare, lo sguardo fisso sui passi che compiva, le braccia allargate per garantirsi stabilità usciva sempre fuori dai contorni. Faceva sempre un passo falso, ed il guaio era che non si accorgeva nemmeno lei quando, vacillando, cadeva. Sapeva solo che era sempre fuori dalla linea.

«Dove mi porti?» Domandò Camila, agganciando la cintura di sicurezza.

Di solito se ne dimenticava, ma Lauren le aveva ripetuto più volte che una semplice svista come quella avrebbe potuto mettere a rischio la sua vita. Da quel giorno Camila non aveva più scordato nessuna misura di sicurezza.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora