Capitolo 1 ✔️

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Valeria's POV

Sospiro, stanca. Certo che tre piani di scale a piedi, trasportando una valigia di ventotto chili, non è di certo una passeggiata. Per fortuna questa era l'ultima, la mia. Prima ho preferito aiutare a salire le altre, così i miei fratelli possono già sistemarsi. Eccomi in quella che da ora sarà la mia nuova casa. Mamma ha le mani fra i capelli per il disordine presente: vediamo scatoloni ovunque, impiegheremo ore e addirittura giorni per riordinare tutto dopo il trasloco. Papà le sta dando una mano ma a quanto pare non è sufficiente.

<<Vale, mi aiuti a posare queste cose? Vanno in alto e non ci arrivo>> chiede lei esasperata, mentre soffia via la polvere accumulata su un quadro. Con il capo indica dei barattoli ancora vuoti, dove successivamente metteremo sale e zucchero. Abbandono sull'uscio il trolley alto un metro e spesso altrettanto, correndo nella sua direzione per fare ciò che ha chiesto.

Mi alzo sulle punte per accertarmi che raggiunga il fondo dello sportello, e strofino l'indice sulla superficie. Noto senza meraviglia i granuli grigi che un giorno mi avrebbero fatto tossire senza sosta a causa dell'allergia. Mi sa che conviene dare una passata di panno asciutto con lo specifico prodotto, per eliminare questa fonte di acari.

Dove sarà mai? Controllo nelle buste poste all'interno di quattro pareti di cartone, ma niente. Vabbè, meglio usare della semplice acqua saponata, d'altronde è sempre preferibile al nulla. Bisogna fare delle profonde pulizie generali prima di mettere a posto ogni cosa, ma quattro braccia non bastano, serve la collaborazione di tutti. Se ci aiutiamo a vicenda ci sbrighiamo prima, e questo equivale al fatto che dopo pranzo posso pure pensare di sdraiarmi un po' sul letto e socchiudere gli occhi.

Il viaggio in treno è stato estenuante, non ho chiuso le palpebre per più di venti secondi per via dello sballottamento di quel mezzo. Ho la schiena a pezzi per essere stata dodici ore rinchiusa in quella stretta cabina, messa supina su un asse affatto morbido, era più duro di una roccia. Solo Dio sa come ho fatto a resistere lì dentro con tutta la famiglia e come non mi sia venuto un mancamento di aria. Sono stata fortunata, non ho avuto neanche la nausea al contrario di ciò che pensavo. Sono stupita di me stessa, lo ammetto.

<<Dov'è tua sorella?>> indaga mamma, con la spina dorsale curva e le ginocchia sul pavimento. Con inconfutabile attenzione, afferra delle preziose bomboniere dallo scatolone pieno di fogli di giornale. Ne ha una marea, non so a che servano. Amici e parenti, in qualsiasi occasione, regalano tutte queste cianfrusaglie a cui lei tiene fin troppo. È convinta di essere una persona molto ordinata, che non lascia mai roba sua in giro, ma secondo me si sbaglia. Appena si varca il soggiorno, si è subito tentati di fare retromarcia perché i gingilli materiali ti assalgono.

Il bello è che non ha più mensole e scaffali dove posizionarle, difatti alcuni ricordi di nozze e battesimi che sono delle calamite, le posiziona sul microonde appena acquistato. Le due parti aderiscono perfettamente e ben presto la superficie di colore bianco lucido sparisce, coperta da tutti quei piccoli oggetti.

Quello che per la donna dai corti capelli ricci è ordine per me è disordine, e viceversa. Su determinati aspetti abbiamo due punti di vista perfettamente opposti, ma siamo identiche su altro per sfortuna. Ben presto un altro scatolo si svuota e mi rendo conto di quanto sia stato inutile riporre con tanta dedizione tutti quegli imballaggi attorno queste cianfrusaglie. Il lavoro di intere settimane è sparito in pochi attimi. Devo ammettere che mi sento più a mio agio in questo grande spazio, ora che tutto sta ritornando al proprio posto.

Metto giù la pezza e passo il braccio sulla fronte, per togliere i ciuffi di capelli che mi sono arrivati sulle sopracciglia. Sciacquo le mani con acqua gelida e mi rinfresco subito, lavando anche la faccia senza un filo di trucco. Non metto il make-up perché non mi piace, lo trovo scomodo. Sono una a cui piace impiastricciare sempre il viso e gli occhi, soprattutto. Non so per quale assurdo motivo mi finiscono sempre dei cigli dentro le orbite, fatto sta che ci sono giorni in cui passo buona parte del mio tempo a cercare di tirarli fuori perché mi bruciano da impazzire. È una vera rottura, ma almeno sono libera di farlo senza timore di diventare un panda con gli occhi neri di matita e mascara!

La Strada per la Felicità #iscrivilatuastoria2018 #Concorsodiscrittura2019 #cw19Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora