Capitolo 46 ✔️

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Valeria's POV

Sto per chiudere gli occhi ma un'auto a me familiare accosta di botto alle spalle del moro, dopo aver suonato a lungo il clacson. Non riesco a vedere chi ci sia al suo interno ma la curiosità e l'ansia durano ancora per poco. Se è chi penso io, possiamo entrambi scavarci la fossa.

Mi dimeno giusto un secondo prima di essere messa giù. Matteo aggrotta le sopracciglia preoccupato del mio tirarmi indietro, ma capisce che questa volta è diverso, la mia espressione cadaverica fa la differenza. Si gira anche lui per porre attenzione al veicolo che ci ha interrotti.

Non odo niente, sento solo il suono sordo delle mie scarpe battere sull'asfalto e il mio cuore palpitare al ritmo di una canzone Metallica-rock, per niente calmo come un'orchestra classica. L'auto ferma è lo stesso modello e colore di quella di mio padre, una Peugeot 2009. Non sono affatto un'intenditrice di macchine, riconosco solo quella sua e di mamma e a essere sincera a volte neanche queste, non ho una buona memoria visiva.

Mi si blocca il respiro quando il finestrino si abbassa: lo stesso fa la mia pressione sanguigna e pure le palpebre, nascondendo le pupille dalla vergogna. Pensa Valeria, cosa puoi dirgli? Che ti stavi sentendo male e lui ti ha presa in braccio? Che ti sei slogata la caviglia? Ma come potrebbe mai crederci... avrà visto chiaramente che non avevo un viso tramortito dal dolore, anzi, tutto il contrario.

Papà ha uno sguardo da falco, è impossibile convincerlo che ha visto male, sono nella cacchina più totale. Come glielo spiego che io e lui... beh, se fossimo stati in un altro luogo più appartato ci saremmo anche saltati addosso. Peggio di ora, molto. Quell'incontro al parco ha innescato una gelosia funesta. La mia rabbia si è tramutata in paura di perderlo, i miei sentimenti negativi si sono totalmente rivoluzionati in un'attrazione fatale.

Un quasi litigio ha acceso la fiamma della passione, fatto scoppiare le scintille... che ora si sono arrestate col soffio gelido di mio padre. È rimasta solo la cenere, o forse neanche quella. È già sparita ogni traccia di noi, non ricordo più nemmeno cosa stavamo facendo un minuto fa. Non posso neanche immaginare i dubbi che staranno sorgendo nella sua testa, chissà che sguardo avrà lì immobile con le mani che stringono forte il volante.

Sicuramente l'ho deluso, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile da me. Come ogni genitore, mi guarda con occhi amorevoli e innocenti, non aspettandosi invece che possa mai aver solo pensato di avere certi atteggiamenti focosi. Il vetro del finestrino si abbassa e io comincio a farmi piccola piccola dietro il moro, non ho il coraggio di sostenere il suo sguardo.

Colpo di scena. L'autista si rivela uno sconosciuto, o forse sono io che ci vedo male. Tolgo gli occhiali e passo il dosso della mano sugli occhi, per poi rimettere il peso della montatura sul naso. Rimango interdetta ma piacevolmente sorpresa, l'unico movimento che riesco a fare è piegare le labbra all'insù. Butto fuori l'aria trattenuta e rilasso la muscolatura. Finisco di far tremare le gambe che avevano preso vita propria e finalmente mi tranquillizzo, abbiamo scampato il pericolo.

Osservo meglio lo sconosciuto dai corti capelli castani. Il braccio sinistro pieno di inchiostro nero che dà vita a chissà quali figure mitologiche, viene poggiato spavaldamente fuori dal finestrino dove esattamente più in basso si presenta un'imperfezione. Fisso scrupolosamente la carrozzeria e noto un'ammaccatura che avrebbe dovuto farmi capire non fosse papà. È una nota che stona in una perfetta sinfonia, rovina l'eleganza di questo modello. Mio padre ci tiene così tanto alla sua macchina... non avrebbe mai causato un danno del genere.

La Strada per la Felicità #iscrivilatuastoria2018 #Concorsodiscrittura2019 #cw19Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora