Capitolo 36

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Alessio's POV

Non so perché ma qualcosa mi dice che dovrò prendermi cura di lei in questi mesi, ne ha davvero bisogno. Contro ogni mia raccomandazione di tenere le distanze, le vado in contro per vedere come stia.

A ogni passo percorso corrisponde un pezzo di cuore che si lacera e cade a terra, a ogni attenzione che le presterò, un sorriso in meno di Valeria. Ogni sguardo dolce nei confronti di questa ragazza è una pugnalata alle spalle del mio vero amore. Mi precipito di corsa da Sofia e ora busso energicamente alla porta, non volendo attendere oltre per entrare.

<<Posso?>> Apro, non appena accenna un flebile <<sì>>.

Abbasso la maniglia con estrema lentezza, avendo paura di vedere la futura madre di mio figlio e le condizioni in cui riversa. Non ho proprio il coraggio di guardarla dritto negli occhi per ciò che ho ammesso di provare per un'altra. Io al posto suo proverei solo schifo e indignazione a vedermi, non altro.

I capelli di Sofia sono l'unica cosa che riesco a vedere, sono davanti il suo viso fisso nella direzione del lavandino. Rimane immobile per secondi infiniti, con le braccia stese e le mani aggrappate al lavabo. Dondola da un piede all'altro, allontanandosi e avvicinandosi, indecisa come lo sono io riguardo la mia vita.

D'un tratto piega la schiena e si abbassa leggermente per pulire le labbra e anche la faccia stravolta dal pianto, con dell'acqua ben ghiacciata. Non vuole mostrarsi debole e giù di morale e cerca di nasconderlo scappando lontano da me. Una volta avrei apprezzato questo gesto ma adesso non posso permetterglielo.

<<Ti senti... bene?>> le chiedo in tono gentile.

<<Sì grazie, ora va meglio>> spiega, continuando a tamponare un asciugamano sulla pelle delicata che subito si arrossa al contatto.

<<Non è la prima volta che mi succede>> afferma per rassicurarmi, rivolgendomi mezzo sorriso tirato.

Mi si accappona la pelle alla vista della sua magrezza. Le vene visibili dal collo, le ossa delle braccia, il viso scavato con due fosse nere sotto gli occhi, è ridotta uno straccio ed è solo colpa mia... sembra quasi anoressica. No, no no, non può essere in questo stato, ne vale della vita di mio figlio.

<<Vomitare è la cosa più brutta e distruttiva che possa esistere al mondo, ti sfinisce>> biascica, nemmeno udendosi.

<<Mi mancano le forze>> sussurra, buttandosi tra le mie braccia e io non ci penso due volte ad accoglierla. La sostengo, ho paura che possa addirittura svenire, è priva di energia.

Le ho risucchiato tutta la voglia di vivere, sono un mostro... perché mi ha incontrato? Perché quel maledetto giorno del suo compleanno i miei genitori hanno portato lì anche me? Se fossi rimasto a casa tutto questo non sarebbe accaduto e io adesso starei ridendo e scherzando con la ragazza che mi ha fatto sul serio palpitare il cuore.

<<Ma per lui questo e altro>> dice, toccando la pancia invisibile.

<<Allora comincia a mangiare, altrimenti non crescerà abbastanza>> rispondo un po' freddo, senza rendermene conto. Potrei aver ferito i suoi sentimenti, per la seconda volta oggi, sono un coglione.

<<Tu non capisci.>> Scuote la testa.

<<Ho un rifiuto per il cibo come ce l'hai tu verso di me>> confessa, ed è la cosa più crudele che le mie orecchie avrebbero mai potuto udire. Non alzo la voce solo perché non ci riesco, talmente sono deluso da me stesso. Non sono un uomo se una ragazza mi dice questo.

La Strada per la Felicità #iscrivilatuastoria2018 #Concorsodiscrittura2019 #cw19Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora