Lo Scontro di Casa Baggins

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Riepilogo:
Violenza!
Ma non davvero!
Amore!
Ma non davvero!

Note (GreenT):
Allora, ho lasciato libero sfogo
al mio ruolo da mittente d'amore,
e scritto un'intero capitolo praticamente
dedicato a Bagginshield.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere
particolarmente incentrato sulle
nuove norme di vita di Fili e Kili,
ed anche se, in questa fanfiction, non
saranno considerati una coppia romantica,
ho dei piani in serbo per loro.
Buona lettura.

<"Devi imparare a combattere,"> disse Thorin, durante la prima colazione.
<"Cosa?"> quasi rise Bilba, mentre Kili e Fili saltarono all'attenzione.
<"Sei una donna molto perspicace, Bilba,"> la complimentò Thorin, ed alla ragazza hobbit crebbe un fiero sorriso in volto, <"Ma gli avvenimenti della scorsa notte, mi hanno ricordato che non tutti i problemi si risolvono con dell'arguto buon senso. Immagina se un nano venisse a cercarci, e trovasse Casa Baggins, proprio mentre io fossi alla forgia. Devi imparare a  difenderti da sola.">.
Bilba lo guardò con un sopracciglio inarcato, ed un'espressione scettica.
<"E saresti tu, a dovermi insegnare?"> chiese lei, dubbiosa.
<"Sì. Sei in possesso d'una spada?">.
<"Lo sono. Me ne ha portato una mia madre, in ritorno dai suoi viaggi. Non le ha mai dato un nome, però. In verità,"> Bilba, impacciatamente, arrossì, <"Non è veramente una spada. È un tagliacarte elfico, ma dalla giusta taglia. Oh, e risplende di blu in vicinanza a goblin ed orchi.">.
Il volto di Thorin si era tramutato in uno, sgradevole, cipiglio alle parole di Bilba, guardando in cagnesco il proprio cibo.
<"Non ero cosciente dell'esistente amicizia fra tua madre e gli elfi. Magari dovrei forgiarti una nuova spada. I nani sono dei fabbri alla gran lunga migliori in confronto agli elfi,"> le propose lui, ringhiando fuori l'ultima parola.
Bilba lo sistemò con uno sguardo piatto, senza emozioni.
<"Thorin, la spada è stato un regalo, e va perfettamente bene. E se insulti i gusti, in quanto ad amici, di mia madre, mi assicurerò di chiuderti fuori di casa, dove potrai, più che comodamente, dormire su una panchina, mentre insegno ai tuoi nipoti il Sindarin.">.
<"Non lo faresti."> disse Thorin, ad occhi spalancati.
<"Sei stato tu a darmi della sadica e furba. Desideri testare quanto?"> domandò lei, con una smorfia soddisfatta.
Thorin sbuffò, indignato.
<"D'accordo. Potrai fare uso della lama elfica.">.
<"Possiamo imparare a lottare con spada, Zio?"> chiese Fili, i suoi grandi occhi blu supplichevoli.
Thorin sorrise affettuosamente ai proprio nipoti.
<"Quando sarete più grandi, ragazzi. È un'arte pericolosa. Preferirei che voi foste in possesso di maggiore forza fisica, prima che vi posizioni dei piloni di metallo fra le mani.">.
<"Allora possiamo impa'are il Sinduhren, Zio?"> Kili si mordicchiò il labbro, con occhi da cucciolo.
Bilba s'illumino con un senso di vittoria, e sorrise, vittoriosa, a Thorin.
<"No. Mai.">.
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Incominciarono con i movimenti, e pose, più basilari.
Nel cortile sul retro di Casa Baggins, lontano da occhi indiscreti, Thorin le mostrò colpi, parate, bloccaggi, ed attacchi, eseguiti con la propria spada nanica, i quali, successivamente, lei avrebbe imitato con la sua elfica.
Thorin s'accorse delle snelle braccia di lei, e realizzò che, probabilmente, ella non sarebbe stata in grado di sollevare, e sorreggere, una spada nanica, ma non vide il motivo per doverlo menzionare.
All'inizio, Bilba diede l'impressione di essere un'allieva alquanto lenta, e carente di forza.
I suoi colpi erano irregolari, interrotti, le sue parate mai angolate correttamente, ma, quando diedero inizio ad una provvisoria sessione d'allenamento, ella sembrava come se fosse nata con un talento naturale.
I suoi riflessi risultarono degni di nota e, quello che le mancava in forza fisica, lo compensava in velocità.
Preferiva difendere più che attaccare, ma era talmente leggera sui propri piedi, che sarebbe stata perfettamente in grado di stancare l'avversario anche solo tenendolo occupato.
Thorin ne rimase impressionato ma, ancora una volta, non lo menzionò.
Al seguito d'una sessione d'allenamento che aveva lasciato Bilba ansimante, ed entrambi con sudore sulle rispettive sopracciglia, Thorin appoggiò la spada ad un albero, per mostrarle una mossa particolare, la quale, lei, stava mostrando difficoltà ad eseguire.
Egli stava cercando di insegnarle come incastrare l'arma dell'opponente nell'elsa della propria spada, ma ella aveva problemi ad impugnarla.
La spada di lui continuava a scivolare libera, ed egli avrebbe potuto facilmente tagliarla.
<"Vieni qui, devi impugnarla cosí,"> fu l'ordine di Thorin, posizionatosi alle spalle di Bilba, mentre metteva le proprie braccia attorno a lei, e le sue mani sulle sue, le quali tentavano di tenere, salda, l'elsa.
Le grosse ed indurite mani di lui avvolsero, completamente, quelle delicate e morbide di lei.
All'inizio era tesa, ma controllarono tutti i movimenti, i piedi di lui affianco ai suoi, che la guidavano.
Parve come una danza, eseguirono ogni singolo passo assieme, immersi nella silenziosa melodia di uccelli cinguettanti, e delicate brezze.
Si muovevano come uno solo, la lama una semplice estensione di se stessi.
Non fu fino al momento in cui, lui, contorse la spada con lo scopo di disarmare il loro inesistente nemico, che egli s'accorse della loro reciproca vicinanza.
Entrambi in pantaloni, e leggere tuniche, le quali si presentavano parzialmente sudate, la sua faccia a fuoco, una volta resosi conto dell'imbarazzate situazione in cui lui li aveva, accidentalmente, messi.
<"Bene, bene, provaci ancora,"> le disse lui, allontanandosi velocemente.
Bilba non pare accorgersi della sua faccia arrossita, e corsa tra le emozioni.
Egli afferrò la brocca d'acqua fresca, che avevano portato fuori, e bevve astiosamente.
Cosa gli era venuto in mente, avvicinarsi a lei in quel modo?
Era stato terribilmente improprio!
Ma nessuno poteva vederli.
Perché, allora, si ritrovava in un tal imbarazzo?
Si stava semplicemente impegnando ad insegnare, ad un'amica, come difendersi per conto proprio.
Compito semplice.
Nessuna stranezza in riguardo.
No, nient'affatto.
Mandò giù a fatica.
Cosa gli stava succedendo?
Si rigirò verso il giardino.
Fili e Kili stavano giocando ad acchiapparello non molto lontano da lui, occasionalmente fermandosi per inseguire un povero scoiattolo, i loro lunghi capelli, che se ne andavano da tutte le parti, alle loro spalle.
Gli era possibile udire le loro risate, e squittii, in lontananza, e, per questo, ne era grato.
Stavano cominciando ad essere sempre più come normali, bambini felici, una volta ancora.
Avrebbero dovuto imparare a difendersi da soli il prima possibile, Thorin ne era consapevole, ma non voleva nemmeno strappargli l'innocenza prima del dovuto.
Gli pareva già abbastanza strappata così com'era, ma il più a lungo sarebbe riuscito a mantenerli dei bambini spensierati, meglio, indubbiamente, si sarebbe sentito.
E se avevano la possibilità di rimanere così per un qualche tempo, era tutto grazie a Bilba.
Miseria!
Perché non era in grado di smettere di pensare a lei?
Rivolse lo sguardo, di nuovo, al punto in cui lei si stava esercitando.
La spada era proprio quella adatta a lei, piccola, e liscia, e sottile.
Lo infastidiva notare quanto elfica apparisse in quel momento, ma, almeno, era della sua stazza.
Ed i suoi piedi avevano la spessa pelle d'un nano.
Aspetta, perché gli importava?
Si rimproverò da solo.
Questa cosa stava divenendo ridicola.
Bilba si stava, una volta ancora, allenando sulle parate, i suoi passi precisi e silenziosi.
Perfino nell'erba produceva, quasi, nessun suono.
I suoi riccioli erano fradici di sudore, attaccati alla sua fronte nel loro luccichio, ai raggi del sole.
I suoi occhi smeraldo concentrati e fissi, le sue labbra in una fine linea di determinazione.
Lui sospirò.
Non sarebbe mai diventata una combattente, ma, infin dei conti, sarebbe stata almeno in grado di combattere.
Se lo sarebbero fatto bastare.
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<"Permettimi di tagliarle solo un paio di dita.">.
<"Ho detto di no, Thorin.">.
Sarebbe stato un grande giorno, per svariate ragioni.
Beh, per due, sinceramente.
I Baggins sarebbero venuti a cena, per fare la conoscenza di Thorin, e dei bambini.
Lobelia sarebbe stata tra loro.
<"Allora la lingua.">.
<"Devo requisirti la spada?">.
<"No. Potrei facilmente usare il coltello da pane.">.
Bilba emise un sospiro, mentre tirava fuori le focaccine dal forno.
Cosa c'era con i nani e l'insensata violenza?
S'affrettò fino alla pentola, la quale stava bollendo sul fuoco, per liberare un po' di vapore.
Pure Thorin la stava aiutando a cucinare, anche se gli era concesso preparare solo ricette, esclusivamente, hobbit.
Era intento a friggere la carne sul fuoco, accanto a lei, ed emanava un profumino a dir poco delizioso.
Persino i bambini si erano messi all'opera, mischiando pastelle ed insalate.
Il cibo verde li disgustava assai.
<"Te l'ho detto, assolutamente nessuna manifestazione di violenza di fronte ai Baggins. Siate solo educati, e state con gli uomini. Mi assicurerò di convincere mia nonna sul vostro conto, che siete a posto, e tutto quello che dovrai fare è porgere un piccolo inchino. E tenere d'occhio i bambini, ovviamente.">.
<"Quell'è un'avventura per conto proprio.">.
<"Ma per favore,"> gli disse lei, buttando gli occhi al cielo.
Bilba camminò fino a dove i bimbi stavano mescolando l'impasto per i biscotti.
<"Ragazzi?">.
I due la guardarono in alto, con attesa, e lei si chinò, per sorridergli.
<"Lo so che questo non sarà divertente, ma stanotte voi due dovrete avere il miglior comportamento possibile. Niente corse, o urla, oppure lotte.">.
I volti dei bambini divennero tristi, ed il labbro di Kili incominciò a tremare.
<"Dovrete mantenere puliti i vostri vestiti, usare le buone maniere, e parlare solo quando ve lo viene chiesto, intesi?">.
Entrambi annuirono tristemente.
<"Bene. Domani vi preparerò un'intera infornata di girelle alla cannella, tutta per voi. Affare fatto?">.
Le loro testa scattarono all'insù, e sorrisero con talmente tanta velocità che, per Bilba, fu quasi come un colpo di frusta.
Fili e Kili concordarono con energia, e ripresero a mescolare l'impasto, con un rinnovato vigore.
Lei porse un sorriso spavaldo a Thorin, il quale, come risposta, buttò gli occhi al cielo.
<"Sei consapevole che, domani, diverranno piccoli uragani, se porti a termine il tuo accordo,"> disse lui, sottovoce, mentre lei ritornava al suo fianco.
La grave voce di lui era legata per metà di umorismo, e per l'altra di pena, tutto a spese di lei.
<"Allora è una fortuna che tu non debba andare alla forgia domani,"> rispose lei, con un sorrisetto.
<"Lo avevi pianificato,"> mormorò lui.
La sua voce continuava a sorprenderla con il suo, assai grave, baritono.
Non aveva mai udito nulla di simile, prima d'ora.
La distrasse per un momento.
<"Pianifica sempre per tempo,"> gli ripose lei, speranzosa di non averlo detto con troppa velocità.
Continuarono a cucinare per la maggior parte della mattinata, fermandosi solo per ripulire la cucina e, successivamente, per avviarsi a fare ognuno il proprio bagno.
Separatamente, ovviamente.
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I Baggins sono una famiglia puntuale.
Mai in ritardo, mai in anticipo, sempre puntuali.
È una delle tante ragioni per cui odiano le avventure.
Ti fanno fare tardi a cena, come una certa Belladonna Took dimostrò, volte e volte ancora.
Ma questo regalò a sua figlia la consapevolezza di come il clan sarebbe arrivato.
Tutto d'un fiato.
Bilba tenne la porta spalancata, mentre i propri parenti (la maggior parte dei quali ella considerava come famiglia) si riversarono in casa, frettolosamente salutandosi a vicenda.
Occuparono la cucina, straripando nell'aggiuntiva sala da pranzo.
Erano presenti bambini piccoli, tutti vestiti in modo, sommariamente, adatto.
Erano sorridenti, e felici, ed educati.
Gli adulti erano cortesi, civili, e gli anziani calmi, ed aggraziati.
Molti Took pensavano che i Baggins fossero crudelmente freddi, ed irascibili, ma Bilba li conosceva come gente gentile, alla quale, semplicemente, piaceva la normalità.
Ovviamente, Lobelia e sua madre Camelia saranno state, probabilmente, da dove i Took si erano fatti la propria opinione, il che era alquanto triste, siccome nessuna delle due erano, effettivamente, dei Baggins.
Entrambe lo dovevano al matrimonio.
Ella le accolse con un esperto sorriso, venendo incontrata con due dei loro.
Lobelia crebbe uno scaltro sorrisetto, una volta allontanatasi, ma Bilba si sforzò di ignorarlo.
Questo era troppo importante.
La famiglia Baggins era iniziata, alla proprie radici, (oppure quanto tutti s'importassero di ricordare) con Balbo Baggins e Berylla Boffins.
Ebbero Mungo (il nonno di Bilba), Pansy, Ponto, Largo, e Lily.
Mungo e Ponto furono quelli ad avere la famiglia più numerosa con, poco dopo, Largo in terza posizione.
I tre erano passati a miglior vita da molto, lasciando le proprie mogli al comando.
La moglie di Mungo, come coniuge del fratello più anziano, divenne la matriarca della famiglia.
I Baggins d'ogni dove la rispettavano, ed ora erano, tutti, nella casa di sua nipote.
C'erano le zie di Bilba, Belba e Linda, ed i suoi zii, Longo e Bingo.
I suoi cugini di secondo grado Rosa, Polo, e Fosco, ed i suoi cugini Otho, Odo, Falco, Posco, Prisca, Dora, Drogo, e Dudo.
Lei, tra tutti i suoi cugini, era la più vecchia, Drogo il più giovane, ed ancora considerato un ragazzino.
Ultima ma non, di certo, per importanza, c'era Laura Baggins.
Mai chiamata Nonna Baggins, ella era Signora Baggins, o Madama Baggins, o Madre, oppure Nonna.
La vedova di Mungo, ed ora a capo della famiglia, con ingrigiti capelli, occhi d'un chiaro color grigio-blu, ed una rassicurante voce, risultava una assai rilevante figura.
<"Nonna,"> disse Bilba, con un leggero inchino.
<"Bilba,"> le rispose Laura, con un piacevole sorriso.
<"Sembri essere in forma.">.
<"Lo stesso fai tu.">.
<"Tuo padre era un tal lusingatore. Tramandato a te, vedo? Beh, ne sono lieta. Ora, ho sentito che hai degli ospiti di cui dovrei fare la conoscenza,"> disse lei, mentre Bilba le porse il proprio aiuto fino alla sala da pranzo.
Laura prese posto a capotavola, con un posto libero alla propria destra, per Bilba, la quale stava correndo addietro, per portare altro cibo.
Il clan si era uniformemente posizionato, le donne occupanti la sala da pranzo, mentre la maggioranza degli uomini si erano sistemati in cucina.
Pure i bambini, usualmente, andavano con il proprio sesso.
Lobelia si era accomodata qualche posto più in giù della tavola, non un'accomodazione semplice per conversare con la matriarca, ma abbastanza vicina per udire ogni conversazione.
<"Allora, dove sono questi gentiluomini?"> domandò, apertamente, Laura.
Bilba deglutì.
Se lei era già consapevole del fatto che fossero maschi, cos'altro aveva sentito?
Era Lobelia arrivata a lei?
<"Giusto, ah, Thorin?"> chiamò lei, <"Potreste tu, ed i bambini, venire qui per un momento?">.
I nani erano nell'arcata in meno d'un secondo, un'intera tavola di donne hobbit che li fissavano, curiose.
Fili e Kili ricambiarono i loro sguardi con del vago timore, gli occhi scorrevoli fra tutte le ragazze, adornate da riccioli, come capelli.
<"Thorin Scudodiquercia,"> disse lui con un profondo inchino, che gli fece scivolare i capelli verso il basso,
<"Al vostro servizio.">.
La sua profonda voce rieccheggiò per la stanza, e la maggior parte dei mezz'uomini si piegarono indietro, come se fosse un onda.
I loro occhi spalancati lo squadrarono accuratamente, con rinnovato stupore.
<"Fili!"> pigolò il piccolo biondo, al suo fianco, e la maggioranza delle signore si fecero sfuggire dei, piccoli, sussulti.
<"E Kili,"> aggiunse il suo fratellino, e le ragazze contrassero la labbra, per la tenerezza, nei confronti del bimbo.
<"Al vostro servizio!"> dissero loro, inchinandosi in unisono.
I molti 'awww' furono udibili.
<"Laura Baggins,"> replicò, educatamente, la nonna di Bilba.
<"Al vostro e a quello delle vostre famiglie.">.
Un discreto numero di cose stupirono gli hobbit.
Avevano sentito dei nani come spaventosi, bassi, individui, rassomiglianti gli uomini, avidi ed incuranti, ma questa famiglia pareva tutto, fuorché quello.
Thorin teneva ben riposta una preoccupata mano sulla spalla d'entrambi, ed i bambini si presentarono alle signore, irradianti d'un innocente dolcezza.
Non erano sporchi minatori, tutt'altro, infatti, erano immacolati!
Perfino i capelli (i quali avevano in abbondanza sulle teste, ma non sui loro, alquanto piccoli, piedi, il che era un poco snervante, ma non era come se lo potessero controllare) luccicavano.
Ed i loro vestiti erano hobbit-osi!
Niente cuoio o metallo, ma soffice tessuto in cotone.
Le tuniche dei nani più piccoli erano adorabili, mentre quella di loro zio rigida, e mostrante il suo temprato torace.
Il quale era un'altra cosa.
D'aspetto spaventosamente forzuto, e certamente inusuale per le norme hobbit, ma non...male.
<"Quindi da dove venite, Mastro Scudodiquercia?"> domandò Laura.
<"Lontano est,"> rispose lui, automaticamente.
Ci fu del mormorio generale, hobbit che bisbigliavano, di pettegolezzi, nelle orecchie di l'un l'altro.
<"E perché vi siete recati fin qui?"> chiese lei, con calma.
<"Per cercare rifugio,"> le disse lui lentamente, inghiottendo il proprio orgoglio, e rendendo Bilba fiera tutta d'un tratto.
<"Da che cosa?"> domandò Lobelia con della, ben-recitata, innocenza.
Bilba notò le narici di Thorin dilatarsi per la donna, ma, al di fuori di quello, non reagì.
<"Erano presenti altri nani, i quali...volevano punire me ed i miei nipoti per i crimini dei nostri predecessori. Ci hanno attaccato nella notte, e noi siamo fuggiti. Il Mago Grigio ci ha condotti in questo luogo.">.
Alla menzione di Gandalf, Laura inarcò un sopracciglio in direzione della propria nipote, la quale le rispose con un imbarazzato sorriso.
<"Sono desolata per la vostra sofferenza,"> disse, sincera, la matriarca, <"Ma parliamo di cose migliori. E mangiamo.">.
Il pasto fu caldo, e delizioso, con tutta la familiare partecipazione.
Alcuni sedevano in un luogo, ed altri passeggiavano in giro, il clan dei Baggins godente della propria, piccola, riunione.
I nani vennero presentati a quasi ciascun individuo, rappresentanti la foto di cortesia.
Thorin era calmo, con un più che adeguato modo di parlare, ed i bambini dolci, ma silenziosi quando necessario.
Dopo la portata principale (ma prima del dolce, e, di quelli, ce n'erano due), Thorin uscì fuori, per fumare un poco.
Egli aveva acquistato un pipa a Brea, leggermente più grande, ed un poco più spessa, di quelle dei fumatori hobbit, ed era grato di poter trovare un po' di solitudine, nel giardino sul retro di Bilba.
La famiglia non era stata tanto spaventosa quanto si aspettava lui, né severa e crudele, solo preferente l'etichetta, come un tempo facevano i nobili di Erebor.
Non una cosa difficile a cui abituarsi, davvero.
<"Dispiace se mi aggrego?"> una giovane voce lo fece riscattare fuori dai propri pensieri.
Thorin alzò lo sguardo, dal proprio posto, per trovare il cugino di Bilba, Drogo, che lo adocchiava con una vaga curiosità.
Thorin, meramente, slittò d'un posto come risposta.
Il ragazzo, beh, ragazzino, si sedette, cautamente, affianco a lui, tirando fuori una piccola pipa, per conto proprio.
<"Come ve la state passando?"> gli domandò lui.
<"Sto abbastanza bene. Voi?"> fu la, neutrale, replica di Thorin.
<"Bene, sto bene. Tuttavia, non dovete fingere. So che la famiglia può essere pesante d'assimilare in una volta sola.">.
Thorin alzò le spalle.
<"Siete voi il ragazzo che ha accompagnato a casa Primula?"> egli chiese, senza giri di parole.
Drogo arrossì, ed iniziò a tossire sul proprio fumo.
<"Io-io...sì,"> ammise lui in silenzio.
Thorin inarcò un sopracciglio.
<"Vi vergognate di lei?"> chiese lui, con non poca diffidenza, aggrottando le sopracciglia.
La ragazza era splendida, che diritto aveva, questo ragazzo, di non essere fiero di lei?
<"No-no! Non lo sono, è solo che...">.
Drogo si morse il labbro.
<"I Baggins ed i Brandybuck sono diversi. Molto diversi. I miei genitori sono sempre stati quelli attaccati alle buone maniere, e suo padre ha quasi investito l'ultimo corteggiatore che ha avuto col proprio carretto. Noi due desideriamo, solo, prendercela con calma. Pensavamo che nessuno se ne sarebbe accorto...come lo avete scoperto?">.
<"Primula lo ha detto a Bilba.">.
Le sopracciglia di Drogo si alzarono fino all'attaccatura dei capelli.
<"Perché-perché lei...Come ha potuto lei...?"> balbettò lui.
<"Magari ha pensato di potersi fidare di Bilba,"> gli disse Thorin, <"È la figlia d'una Took e d'un Baggins, dopotutto.">
La testa di Drogo si inclinò leggermente, al suo pensare.
<"Oh, oh sì, lo è...nessuno fu in grado di fermarli, non è vero?">
<"Non che io sappia,"> concordò Thorin, <"Ma ho sentito dire che dovettero affrontare delle opposizioni.">.
<"Eh già,"> Drogo si morse il labbro, di nuovo, <"Non lo dirai a nessuno, giusto?">.
Thorin inarcò un sopracciglio.
<"Mi crederebbe qualcuno, se lo facessi?"> rispose lui, seccamente.
Drogo ridacchiò.
<"Magari no,"> Drogo si fermò, mentre un ghigno gli si fece largo in volto,
<"Come se non mi credessero al mio dirgli del nano perso d'amore.">
La testa di Thorin schioccò a lui, con occhi più che spalancati, il volto ricolmo di sgomento.
Drogo sorrise, compiaciuto.
<"Oh, ho notato il modo in cui la guardi.">.
<"Io non fisso Bilba!"> disse Thorin, con fare indignato, <"E certamente non sono innamorato!">.
<"Non ho mai detto che fissavi, Mastro Scudodiquercia. La guardi solo più di chiunque altro, e distogli lo sguardo appena prima che si possa considerare fissare. Naturalmente, in molti rimarrebbero strozzati dal suo accogliervi dentro, e tutto, ma io conosco quello sguardo.">.
<"Ne sei certo ora?"> ringhiò Thorin.
<"Oh sì,"> proferì Drogo, giulivo, <"È lo stesso sguardo con cui guardo Primula. Come se fosse così dolce da farti desiderare di non lasciare il suo fianco, ma è, al tempo stesso, un poco spaventosa, e non vuoi lasciare intuire solo quanto lei ti piaccia.">.
Thorin sbuffò.
<"Facciamo così,"> s'addolcì Drogo, <"Perché, semplicemente, non manteniamo i nostri segreti, a vicenda?">.
Egli adocchiò speranzoso il nano, il quale ricambiò con un cupo sorriso.
<"Oppure potrei riferire ad entrambi i tuoi genitori della tua relazione, e spezzarti le ossa se proferisci parola in quanto a me, o a Bilba,"> replicò lui, con gioia malvagia.
Drogo si fece indietro, per sincero terrore, finché non notò il sorrisetto ridente che adornava il viso di Thorin.
<"Non divertente..."> mormorò lui.
<"Oh io penso che fosse molto giocoso, Mastro hobbit,"> egli rispose, alzandosi, <"Ora dovremmo rientrare, prima che vengano a cercarci. Sono ancora in possesso d'una reputazione da mantenere.">.
Drogo sbuffò alla frase di lui, ma rientrò in casa con un nuovo amico.
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Bilba si stava godendo la festa.
Non aveva passato molto tempo con i suoi cugini Baggins, dopo la morte di suo padre.
Erano un dolce gruppetto.
C'è n'erano parecchi della sua stessa età, e sempre lieti di spettegolare.
Bilba si ritrovò a ridere più d'una volta.
Era seduta in compagnia del gruppo dei giovani, nella sala da pranzo, mentre Laura, e gli altri anziani, si erano sistemati nei salotti.
Si stava concentrando nello scambiare storielle divertenti, quando colse un pezzo del discorso di Lobelia, la donna conversante ad un volume spropositatamente alto.
<"—solo non so se fidarmi,"> proferì lei, il suo viso contorto in, studiato, riguardo.
<"Avete sentito le storie riguardante i nani? Le loro guerre e avidità?">.
Gli hobbit che sedevano intorno a lei scossero le teste, rapiti dalle sue parole.
Bilba aveva smesso di parlare, e pure quelli con cui, prima, stava conversando, erano intenti all'ascolto.
<"Ho sentito dire che hanno scavato ad una tal profondità da aver rilasciato un'orribile mostro su loro stessi! E, addirittura, che persino alle donne naniche cresce la barba! Non si è nemmeno in grado di distinguerle dagli uomini, sono così trasandate!">.
<"Ora, Lobelia,"> disse Bilba duramente, e la folla si girò verso  di lei, <"L'attività mineraria è uno dei loro maggiori commerci. Se hanno rilasciato un qualsivoglia essere, o cosa, sarà stato, senza dubbio, un incidente, e sono certa che hanno imparato dai propri errori. E da quello che mi è stato detto, la barba è un elemento alquanto importante per la loro cultura. La maggioranza delle razze altrui troverebbe strano il fatto che, a noi, crescono i peli sui piedi, ma non per questo ci reputano trasandati o scarmigliati!">.
Lobelia contrasse le labbra, <"Beh, sono sicura che la maggior parte di quello che ti è stato riferito è da parte dei tuoi nuovi ospiti, i quali stanno, ovviamente, cercando di fare una buona impressione. Ma loro, degli hobbit, non lo sono, non importa come tu li vesta. Sono nani, ed i nani combattono battaglie, ed uccidono, ed ho sentito dire che, della loro razza, solo un terzo sono femmine, quindi loro probabilmente—">.
<"Lobelia!"> s'infuriò Bilba, <"Qualsiasi cosa tu abbia udito sui nani, amerei vederne la fonte, perché, tu, sei sempre stata un soggetto da vantarti per il tuo odio nei confronti di tutto quello che non trovi hobbit-oso! E qualsivoglia cosa abbiano compiuto i nani in passato, quelli di cui ho fatto la conoscenza, non sono stati nulla se non gentili e cortesi! Thorin mi ha addirittura protetto da un Uomo a Brea!">.
<"Hai ragione, Bilba,"> disse Lobelia, e Bilba quasi saltò dallo stupore,
<"Non gradisco le cose non hobbit-ose. Perché sono pericolose. Quindi me ne documento, per accertarmi di potermi proteggere. Ed i nani sono indubbiamente pericolosi! Sono un mucchio di guerrieri freddi come la pietra, e troppo muscolosi, i quali, probabilmente, mangiano i loro giovani—">.
<"VATTENE!"> ruggì Bilba.
Gli hobbit saltarono indietro, dalla sorpresa.
<"Lobelia Sackville-Baggins, ti sei permessa di insultare i miei ospiti di casa, detto un tal numero di cose razziste da non permettermi nemmeno d'iniziare a contare, e già intascata sei dei miei cucchiai! VATTENE DA CASA MIA!"> urlò lei.
Rossa in viso, ed infuriata, ella era stufa di questa megera.
<"Bilba, controllati,"> cercò di ragionare, a bassa voce, Lobelia.
<"Io ho finito col parlarti, Lobelia, tu CRUDELE, EGOISTA, INSENSIBILE STRONZHOBBIT! Ora VATTENE!">.
L'intera casa aveva udito il diverbio, e Lobelia s'affrettò ad uscire dalla porta, cucchiai che le cadevano dalla borsetta al proprio passaggio, suo marito e madre, in coda.
La porta si chiuse con violenza, e la casa sprofondò in un silenzio allarmante.
<"Bilba,"> udì la propria nonna dire, silenziosa, <"Vieni con me.">.
Il sangue le si gelò nelle vene.
Si voltò per trovare Laura nella via d'ingresso, e la seguì fino ad un appartato corridoio, tutte le teste che si voltarono al suo passaggio, finché al di fuori dalla loro vista.
Sia Thorin che i bambini avevano sentito tutto?
<"Quella non è stata una cosa da poco,"> le riferì Laura una volta fuori dalla portata uditiva altrui.
<"Nonna, io—">.
<"Non ti preoccupare figliola,"> disse lei, con un piccolo sorriso.
Bilba ricambiò con uno sguardo perplesso.
<"Lobelia è sempre stata un tipo da dare voce a parole marce. E tuo padre stesso era in possesso d'un certo caratterino, all'epoca. Questo non centra con la tua discussione di prima.">.
Bilba fece un profondo respiro, il quale aveva trattenuto, e deglutì.
<"Quindi che cosa riguarda?">.
Laura sospirò tristemente, ed apparve più vecchia di come avesse fatto in un lungo lasso di tempo.
<"Bilba, io non ho nulla contro ai tuoi nani, o nulla di quel calibro. Thorin pare un uomo molto piacevole, e di buon cuore, ed i suoi nipoti sono alquanto dolci, ma,"> perché Bilba sapeva che ci sarebbe stata la presenza d'un ma,
<"Ho pure il dovere di preoccuparmi della mia famiglia. E mi sto riferendo a te, quando dico questo.">.
<"Thorin non mi farebbe mai—"> subito partì Bilba, a difendere.
<"Non è di lui che sono preoccupata, mia cara,"> le riferì Laura, e guardò profondamente negli occhi di sua nipote.
<"Delle persone gli stavano dando la caccia. Nani, o guerrieri, oppure chissà chi, qualcuno ha provato, molto tenacemente, di ucciderli. Ed ho l'obbligo di pensare che cosa quello potrebbe portare alla Contea.">.
<"La Contea è il luogo più sicuro per loro,"> la supplicò Bilba, <"Nessuno potrebbe pensare di venirli a cercare qua. Thorin non sapeva nemmeno che luogo fosse questo, prima che glielo dicessi io, e ne sapeva molto poco sugli hobbit. Non hanno nessun altro posto dove andare.">.
<"Ma cosa se qualcuno viene, appunto, a cercare? Bilba, noi non siamo delle genti combattenti. Se qualcuno tra le persone che li hanno attaccati venisse qui vicino, potrebbero scoprirli. E dubito che riserveranno molta gentilezza nei confronti della donna che ha dato rifugio ai propri nemici. Per quanto non gradissi le tendenze avventurose di tua madre, ho sempre rispettato il suo coraggio. Cose malvagie accadono alle donne fuori nel mondo, Bilba. Ed io non voglio vedere nulla di quello succedere a te.">.
Bilba contemplò il volto della propria nonna divenire addolorato, ed ella provò lo stesso nel proprio cuore.
<"Thorin conosce il rischio, nonna. Non permetterà che mi succeda nulla,"> promise Bilba.
Laura sospirò.
<"Molto bene allora. Se ne sei sicura,"> ella alzò le spalle.
<"Gli permetterai di rimanere?!"> chiese, entusiasta, Bilba.
Laura ridacchiò.
<"Non mi sarebbe molto permesso buttarli fuori, dopo la tua piccola esplosione d'ira. Un poco protettivi siamo, vero?">.
Bilba arrossì, fino a quando un pensiero le venne in mente.
<"Veramente non ti piaceva mia madre?"> domandò lei, a voce bassa.
Le sopracciglia di Laura si alzarono, poi si abbassarono.
<"Non mi piaceva come lei sparisse per interi mesi alla volta, lasciando mio figlio in un disordine di nervosismo, e preoccupato per la sua sicurezza, per lei,"> Laura schioccò la lingua.
<"Una dolce fanciulla, ma appena dopo la sua partenza, Bungo avrebbe iniziato a preoccuparsi giorno e notte. Era in grado di rendermi talmente frustata!"> ella quasi sbatté il piede.
<"Ma poi avrebbe fatto ritorno, con un sorriso in volto, e storie per i bambini, e libri per Bungo,"> la sua voce s'ammorbidì amorevolmente, <"Ed alla vista di lei, lui avrebbe assunto l'aspetto d'uno a cui i Valar avevano fatto un dono. Non sono mai riuscita a comprendere perché, ma lei lo rendeva talmente felice, da, semplicemente, impedirmi di rimanere arrabbiata nei suoi confronti. Belladonna, mia cara, non avrei mai potuto desiderare una nuora migliore.">.
Bilba le sorrise, mentre le lacrime le pungevano gli occhi.
<"Grazie, nonna,"> le disse Bilba, in modo strozzato.
<"Felice di esserlo, tesoro. Adesso è meglio che m'incammini. È stata una lunga giornata.">.
Bilba annuì, ed alla partenza di Laura, la maggioranza della famiglia fece uguale, fino a quando non rimasero solo lei, ed i nani, seduti sul divano, profondamente esausti.
<"Non sapevo che le donne hobbit potessero essere spaventose a tal punto,"> meditò Thorin.
Bilba sospirò.
<"Quanto hai sentito?"> chiese lei, mestamente.
<"Tutto,"> Thorin fece un sorrisetto a cuor leggero, ed i bambini annuirono con lui.
Ella si strofinò il ponte del naso.
Aveva bisogno d'una vacanza.
<"È stato alquanto notevole,"> aggiunse lui, <"Sono commosso.">.
<"Beh, se l'è meritato,"> dichiarò Bilba.
<"E se s'azzarda a venire di nuovo vicino a questa casa, sentiti libero di tagliarla.">.
Thorin, al sol pensiero, sorrise.
<"Non andrai nei guai con gli hobbit?"> le domandò lui.
<"Oh non lo so. Certi lo potrebbero trovare un po' impudente, ma tutti sanno che Lobelia è in possesso d'una lingua velenosa. E che io sono la migliore a combatterla.">.
<"Oh sì,"> Thorin fece un ampio sorriso, <"Quella è certamente stata una dimostrazione d'ingegnosa guerra psicologica. Giochetti molto subdoli, di cui hai fatto uso.">.
Bilba fece una risata nasale.
<"Questo dimostra la quantità della tua conoscenza, Mastro Nano. Considera questo: se il tuo intento è quello di apparire hobbit-oso, quale modo migliore di non darlo a vedere di agire in modo più hobbit-oso di un hobbit stesso?">.
Le sopracciglia di Thorin s'aggrottarono, nel processo d'assorbire le parole di lei.
Poi i suoi occhi si spalancarono, in comprensione.
<"L'avevi pianificato,"> le disse lui, voce bassa ed attonita dalla sua ingegnosità, ed intelligenza.
<" Pianifica sempre per tempo,"> riferì Bilba, in compagnia d'un sorriso d'intesa.
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Se la cena aveva insegnato un qualcosa a Thorin era che, con le donne hobbit, era meglio non scherzare.
Con una lingua tagliente, ed irascibili, esse erano tanto feroci quanto le donne naniche, almeno mentalmente.
Ma più ponderava a proposito di quelle di cui aveva fatto la conoscenza, il più terrorizzato diveniva.
Ed egli aveva compiuto delle allarmanti scoperte.
Dalla 'ufficiale' descrizione della Contea, gli hobbit parevano avere una cultura alquanto patriarcale.
Il Capo non era mai stato donna, e gli uomini tendevano ad uscire per lavorare, mentre le donne s'occupavano della casa.
Il maschio a capo d'un clan sembrava ben rispettato, ed in possesso di grande potere, considerando come la famiglia di Gorbadoc avesse avuto l'ultima parola sulle sue decisioni, e come tutti gli altri parlassero di tardi uomini altrui.
E quello era stato ciò che l'aveva attirato.
I due uomini con più potere nella Contea, al di sotto del Capo (anche se Bilba gli aveva detto che il Capo era per la maggiore una figura posizionata al comando per occuparsi d'affari esterni, tipo gli Uomini) erano, entrambi, morti.
E le loro mogli li avevano rimpiazzati, e venivano seguite come regine.
Thorin aveva udito più d'una storia riguardante colpi di stato con alla guida un membro della famiglia reale degli Uomini.
Figli o nipoti, i quali assassinarono il re, per rubargli il posto.
Le regine lo avevano fatto più d'una volta, prendendo il potere, e comandando nel modo, da loro, desiderato.
Era mai accaduto nella Contea?
Le donne si erano mai rivoltate contro gli uomini?
Senza dubbio traspariva quanto le donne fossero risolute.
Belladonna era stata un'avventuriera!
Ed esse sono più che in grado d'impugnare matterelli, e padelle, a mo di mazze.
Gli uomini erano forti, grazie ad intere giornate passate nei campi, ma spesso aventi una morbida pancia, ed in grado d'apprezzare una buona fumata.
Continuava a sorprendere Thorin la quantità di donne presenti nella Contea.
Leggermente superiore al cinquanta percento, facendo parere la percentuale delle donne naniche ancor più inferiore, rappresentando loro, solo, un terzo della propria gente.
Si chiese cosa potrebbe accadere se ci fossero più donne nella sua società.
Dis ne sarebbe stata felicissima, ma quello, ora, non gli era possibile cambiarlo.
Quindi si limitò a lasciare una nota mentale, per rammentarsi di non irritare Bilba, o nessuna delle donne hobbit (all'infuori di Lobelia), e proseguì.
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I giorni che ne seguirono, passarono pacificamente.
Gli affari alla forgia stavano aumentando, i Baggins cominciando a fare degli ordini.
Essi avevano una speciale devozione nei confronti delle proprie merci culinarie.
Thorin disse di dover rimanere fino a tardi, un giorno, per portare a termine un paio di cose, e Bilba decise di volergli fare una sorpresa.
Lasciando i bambini nelle abili mani di Primula, ella impacchettò una cena per lui, e s'avviò sulla via portante alla forgia.
Bilba non poté fare a meno di essere leggermente curiosa; non aveva mai visto un fabbro al lavoro, prima d'ora.
Gli hobbit non ne avevano la stoffa.
Sgattaiolare in giro?
Forse.
Avvicinarsi a fuoco ardente, e metallo?
No.
La loro pelle era assai morbida, e sensibile, le bruciature rimanevano.
I nani parevano essere l'esatto opposto.
Ella riuscì ad arrivare in negozio un paio di minuti prima del tramonto.
Thorin, di solito, per quell'ora, starebbe percorrendo il sentiero verso casa, ma stanotte il camino stava rilasciando del fumo, e le era possibile sentire il rumore del metallo battuto.
Egli non aveva menzionato il soggetto del suo lavoro.
Lei aveva smesso di chiederglielo un paio di giorni prima quando, come risposta, lui le disse 'ventisette fermacapelli', cadendo sul divano in compagnia d'un dolente sospiro.
Ella ridacchiò al sol pensiero, ed aprì la porta, silenziosamente, sguisciando nel laboratorio lavorativo del negozio.
Bilba venne colpita da una brezza d'aria calda, il calore del fuoco permeante nell'intera forgia.
Metallo ed incudini erano poste in giro, più o meno utilizzate, e martelli di quasi ogni misura immaginabile, ne erano appoggiati contro.
Thorin si trovava sul lato, più lontano, della forgia, ed il respiro le si bloccò, quando lo vide.
Egli le era di spalle, e non si era accorto del suo arrivo, o presenza, per via del suono prodotto dal metallo forgiato.
Era ripiegato su un'incudine d'una certa stazza, martellando un'oggetto, nascosto dalla vista di lei, con un martello dall'aspetto non poco pesante.
I suoi lunghi capelli erano legati indietro, alla base del proprio scalpo, lunghe ciocche di luccicanti capelli neri gli penzolavano lungo il dorso.
La sua sottile tunica d'un color blu scuro, era segnata dal sudore, appiccicandosi a lui e pendendo in diversi punti.
Le sue, ben definite, braccia erano cesellate dalla luce del fuoco, le curve della sua schiena sporgenti dalla camicia.
La testa di Bilba, inconsciamente, s'inclino di lato.
Ella non aveva mai visto una cosa meno hobbit-osa di questa.
E le piaceva.
Thorin risultava ben piazzato, e forzuto, ed immobile, e quelle braccia—.
No.
Dacci un taglio.
In questo istante, Bilba.
Annunciati!
Lei deglutì, scuotendo la testa, per uscire dal proprio stato di catalessi.
Bilba emise un piccolo colpetto di tosse, per avvertirlo, sperando che il rossore si fosse dissipato.
Egli non lo sentì.
Bussò nella porta alle proprie spalle.
Lui non udì nemmeno quello.
Sbatté il piede per la frustrazione, in compagnia d'un piccolo squittio.
Thorin sarebbe anche potuto esser sordo.
Lei butto gli occhi al cielo, camminando fin dietro a lui, e picchiettandolo, duramente, con le dita, sulla spalla.
<"Ma che—?!"> ruggì lui e si voltò, preparandosi a colpire col proprio martello.
Bilba fece un balzo indietro, e Thorin la fissò, stupito.
I suoi sorpresi occhi si calmarono dopo un momento, ma fecero ritorno severi.
<"Ti avevo detto di non avvicinarti a me di soppiatto,"> le ringhiò lui apaticamente, recuperando il proprio respiro.
<"No, avevi detto che ero stata fortunata dato che non avevi la spada," replicò, veloce, lei, spolverandosi i pantaloni.
<"Lo continui ad essere,"> disse lui burberamente, <"Che ci fai qui? Dove sono Fili e Kili?">.
<"A casa con Primula,"> e Thorin si domandò se intendesse la sua casa, oppure la loro casa, <"Ho portato la cena.">.
Thorin sbatté gli occhi in direzione del cestino, che lei stava portando sotto al braccio.
<"Io...beh io sto lavorando,"> disse lui con esitazione, rigirandosi verso il fuoco.
Ella gli appoggiò una mano sulla spalla.
<"Lavorerai meglio a stomaco pieno,"> gli disse caldamente, <"Solo, prenditi una pausa.">.
La bocca di lui rimase leggermente aperta mentre rivolse lo sguardo a lei, considerando.
Ma lui, velocemente, la richiuse, ed annuì.
Egli piazzò un strofinaccio su un'altra incudine, e lei ne posizionò il cibo sopra.
Quando lui gliene offrì una parte, ella replicò dicendo di aver già mangiato, ed egli consumò la cena con facilità, mentre lei decise di dare un'occhiata in giro per la forgia.
Erano presenti dei progetti il cui schizzo era disegnato su dei pezzi di carta, e piccoli utensili per l'incisione di insegne.
Era un bel posticino, se non per la carente luce.
La sua mente fece ritorno al momento in cui i propri occhi si erano incentrati su di lui, ed il proprio viso si tinse di rosso, al pensiero.
Cosa si era messa pensare?
Thorin non era così...attraente.
E si erano incontrati solo qualche settimana a priori!
Erano amici.
Solo amici.
Pure di razze differenti tra loro!
Solo viventi, platonicamente, insieme, con lei come guardiana dei suoi nipoti, la quale lo aspettava di fare ritorno a casa ogni giorno e—.
Aspetta.
No.
No, Thorin era un buon amico, ma nulla più .
Lui era un brav'uomo, bisognoso, gentile e forte, ed un poco testardo.
Beh, molto testardo.
Ma era anche premuroso, ed altruista, e si preoccupava per lei.
E quei muscoli erano così—.
Smettila, Bilba, smettila subito.
Ella combatté il rossore dalla propria faccia, e si voltò verso Thorin, il quale era in procinto di finire il proprio cibo.
Con un grugnito di ringraziamento, egli s'avvicinò, a grandi passi, ad un tavolino, cercando in mezzo a svariati oggetti, pezzi di metallo e roba simile.
Quando si rigirò verso di lei, tra le dita, teneva una piccola sfera d'argento, una perla.
<"Bilba, io..."> si fermò, a bocca aperta, con imbarazzo, cercando le parole giuste, <"Io ho fatto questo per te.">.
<"Cosa?"> farfugliò Bilba e, cautamente, fece un passo avanti, per avere una vista migliore.
Com'anche lei, pure lui si fece avanti, tendendo la perla vicina, ma abbastanza da fargliela vedere.
Le parve un'oggetto piccino, la grandezza della punta del suo mignolo, ma il quale risplendeva di un'argentea luce, con piccolissime rune incise sulla propria superficie.
Ella sbatté le palpebre in sua direzione.
<"Questo ti marchierà come amica dei nani. Se tu mai dovessi avere bisogno, ed un nano vedesse questo tra i tuoi capelli, ti soccorrerà,"> le disse lui, la sua calma voce a mascherare il suo arrossato volto.
Forgiare una perla per qualcun altro...beh, certi lo descriverebbero come un poco 'diretto'.
<"Oh Thorin, è meravigliosa, ma...perché?"> chiese lei, con voce leggera, e confusa.
<"Ci hai accolti senza motivo per doverlo fare,"> le spiegò lui, con confidenza e sincerità, <"Ti devo un debito che non oso nemmeno immaginare come ripagare, ma penso che questo potrebbe essere un inizio.">.
<"Tu non mi devi nulla, ed io—beh io non so quanti nani renderei felici se sapessero il motivo per cui ho questa,"> disse lei, in segno di scusa.
<"Non importerà,"> le spiegò lui, con serietà, <"I nani sono lenti a fidarsi, e ancor di più ad esser grati. Ed il mio orgoglio e testardaggine sono superiori a quelle di molti altri. Ma tu ti meriti questa più di chiunque altro, Bilba Baggins.
Nessun nano che la riuscirà a vedere ti chiederà il modo in cui ne sei entrata in possesso. Essi, solo, sapranno che tu sei stata affidabile, ed un'anima comprensiva. Ti porgeranno soccorso senza fare domande.">.
Bilba, esitando, porse fuori la propria mano, ed egli ne appoggiò la perla sul palmo, usando le proprie mani per chiudere le sue attorno alla sfera metallica.
Quelle grandi, e dure, di lui s'avvolsero attorno a quelle piccole, morbide, di lei, ed i loro occhi si alzarono dal punto in cui la perla giaceva, per incontrare uno lo sguardo dell'altro.
Fu un momento perso nel tempo.
I suoi occhi verdi, i quali egli era in grado di paragonare solo a smeraldi e peridoti, incrociarono i suoi blu, i quali ella, prossimamente, sarebbe riuscita a descrivere come glaciali, oppure alla pari della bellezza del cielo.
Erano persi nella comprensione, una fiducia, e fede, nel fatto che sarebbero sempre stati presenti per l'un l'altra.
Lei aveva la possibilità di mantenerlo sicuro dal suo passato, e lui l'avrebbe protetta da ogni, futuro, pericolo.
La piccola donna hobbit, dai capelli color rame, e l'incallito, guerriero nanico, sarebbero stati una vista non poco strana nella forgia, da poco riesumata, ma, in questo momento, non gliene sarebbe potuto importare di meno.
Ed appena il fissare arrivò al punto di essere più che troppo lungo, e solo possibile ad indicare una cosa—.
Loro lo abbassarono.
E pure le mani.
<"Ti ringrazio, Thorin,"> disse lei a voce bassa, obbligando il proprio sguardo a rimanere alla perla, la quale stava facendo roteare tra le dita.
<"Piacere mio, Bilba,"> le rispose lui, ritornando al tavolo dei pezzi di metallo.
Ci fu silenzio nel negozio per un paio di momenti, prima che Thorin lo rompesse, di nuovo.
<"Ho forgiato un po' di serrature per Casa Baggins. Ed un paio di piccole armi da nascondere per la casa, in caso succedesse qualcosa.">.
Bilba non ebbe bisogno di chiedere cosa 'qualcosa' potesse stare ad indicare, ma voleva occuparsi d'alleggerire l'animo.
<"Bene. Le serrature sono alquanto efficienti per mantenere i parenti fuori. Dovrebbero essere in grado di risparmiarci un po' di fatica. E se falliscono nel loro compito, sarò costretta ad allenarmi, ancora, con la spada.".
Udì Thorin fare una risata nasale, e lei rivolse, ancora una volta, il proprio sguardo alla perla.
Le rune le parvero talmente intricate, da farle domandare come egli fosse stato capace ad inciderle su una superficie di tal piccolezza.
<"Thorin?"> chiamò Bilba.
<"Sì?">.
<"Stanotte, quando torniamo a casa, pensi di riuscire ad intrecciarmela nei capelli? I miei sono abbastanza corti, e non ho mai imparato ha farlo.">.
Thorin, silenziosamente, inspirò una quantità, non indifferente, d'aria.
Egli era a conoscenza di quanto sfrontato dare una perla a qualcuno, usualmente, fosse—anche se, questo, non era veramente in quella circostanza—ed intrecciare i capelli di qualcun altro, era un atto riservato alla propria famiglia, ed al proprio consorte.
È un rito d'amore, un momento molto intimo.
Sarebbe stato inappropriato agire in questo modo con qualcuno con cui non si era legati sentimentalmente.
Ma lei, di questo, non ne sapeva nulla.
Ma nulla di questo sarebbe importato?
L'avevano già dichiarata come parte della loro famiglia.
Non come se vivesse assieme ad altri nani, oramai.
<"Sarei felice di farlo,"> le disse lui, sfruttando fino all'ultima oncia della propria forza di volontà per mantenere la propria voce stabile, e calma.
Con rinnovata energia, egli riprese il proprio lavoro, portandolo a termine poco tempo dopo.
I due s'incamminarono sulla via del ritorno verso Casa Baggins, entrambi impazienti di fare ritorno a casa.
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Ella sedeva sul pavimento, di fronte al fuoco, la propria schiena contro agli stinchi di Thorin, e Kili in grembo.
Fili sedeva al fianco di Thorin, osservando le svelte dita del proprio zio guadare tra i riccioli di Bilba.
Lei, dolcemente, teneva Kili tra le braccia, facendo scorrere le proprie dita tra i suoi capelli, canticchiando a bassa voce.
La voce baritonale di Thorin parlava, silenziosamente, al suo nipote più vecchio, parole balzanti dal Khuzdul alla Lingua Comune.
Lei riuscì a comprendere solo i frammenti in Lingua Comune, ma le bastarono per capire che il soggetto delle sue parole, era Erebor.
Bilba non gli fece domande per conoscere la parte al di fuori dalla propria comprensione.
Non ne ebbe bisogno.
Per una volta, l'intera famiglia si sentì rilassata.
Non gongolante e rincuorata, oppure infuriata e funerea, ma serena, e contenta.
Erano riusciti ad affrontare tutti gli ostacoli che la Contea aveva da offrire, e ne erano usciti vincitori.
Erano presenti altre preoccupazioni, del rischio che certi nani potessero venire a cercarli, di come sarebbe stato per Fili e Kili crescere in una cultura che non gli apparteneva, ma proprio in quel momento, quelle preoccupazioni, non avevano alcuna importanza.
C'era la possibilità di affrontarle un altro giorno.
E mentre sia Bilba che Thorin erano consapevoli che ci fosse quel qualcosa in più, presente nella loro relazione, di quanto nessuno dei due fosse pronto ad ammettere, avevano comunque capito che non c'era fretta.
Sarebbero rimasti l'uno al fianco dell'altra, tra alti e bassi, leali e forti fino a qualsivoglia fine.
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Note (GreenT):
BAHAHAHAHAHHAHHAA
SAI COS'È QUELLA DOLOROSA
SENSAZIONE ALLA BOCCA
DELLO STOMACO, PROPRIO ORA?
È COSTIPAZIONE EMOTIVA.
Dio, adoro scrivere.
E non potete incolparmi perché
vi avevo avvertiti.

Scacciati e AccoltiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora