Note (GreenT):
Non accade nulla di terribile o di crudo,
ma sono paranoica in fatto di inneschi
e quindi, ci sono un paio di commenti libidinosi ,
ed un tipo afferra la gonna di Bilba, e suppongo che ci sia
del sangue e della violenza, se contate una brutta rissa da locale come sangue e violenza.
Ma c'è un lieto fine.
Più o meno.Ci volle fino all'ultima oncia della forza di volontà di Bilba, per convincere Thorin ad andare alla forgia, il mattino seguente.
Dopo lo scatenarsi di Lobelia, egli non aveva alcuna intenzione di lasciarla sola e, certamente, badante dei suoi nipoti.
Ma ella insistette; lui aveva degli ordini da completare, i bambini non erano un peso, e lei stava bene.
Solo un pochino ammaccata, davvero, se desiderate fare un'analogia.
Allora se ne andò quel mattino, dopo la prima colazione, intento ad usare un poco di scarti di ferro nella forgia, per iniziare qualcuno dei primi progetti.
Quelli gli avrebbero reso il denaro sufficiente per acquistare altro metallo, e lavorare con quelli d'una stazza maggiore.
Thorin non era granché entusiasta nell'essere circondato da hobbit senza Bilba al proprio fianco, per fargli da guida, ma lei lo rassicurò che gli unici hobbit che avrebbero osato approcciarlo, sarebbero stati quelli d'indole amica.
Tutte, tra le tante persone fin troppo formali, si sarebbero di certo mantenute ad una più che debita distanza.
Thorin aprì la forgia, da poco pulita, con un piccolo sospiro.
Aveva speso anni faticando sopra a pezzi di metallo, lavorando sodo per guadagnarsi una manciata di briciole, destinate a nutrire la propria famiglia.
Ora ne era volontario.
Aveva realizzato di quanto ne sentisse la mancanza.
Per quanto fosse gravoso dover lavorare sotto allo sguardo degli uomini, i nani erano in possesso di un talento unico per la lavorazione del metallo.
Come principe guerriero, molti dei suoi doveri erano destinati all'uccidere e al conquistare, ma ti recava non poco conforto la sensazione del creare.
Come se fosse nel suo sangue.
I nani, in qualsivoglia modo possano essere descritti, erano costruttori, per tutto e fino alla fine.
Thorin si sistemò per dedicarsi al proprio lavoro, forgiando fermagli per capelli e bottoni, sentendosi come se ci fosse un buco in meno nel proprio cuore.
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Bilba aveva già badato a dei bambini prima d'ora.
Aveva fatto da balia a cugini, ed a cugini di secondo grado, ed addirittura al primogenito di Hamfast, per svariate volte.
Tutti erano sempre propensi al parlare di quanto Bilba fosse eccezionale con i bambini.
Ella era paziente, decisa, gentile, e testarda.
I bimbi l'adoravano.
Fili e Kili l'adoravano.
Ma Fili e Kili si rivelarono piccoli fagotti composti da birbanterie e disordine.
Bilba si ritrovò svelta a credere che, se i Valar decidessero di creare degli dei rappresentanti entrambe, i due giovanotti ne sarebbero già diventati le incarnazioni.
Entro lo scadere dell'ora, segnante la partenza di Thorin, Bilba incominciò a pregare per la forza.
Nessuno dei due bimbi era in possesso di un'oncia di cattiveria, ma erano completamente impossibili da tenere a bada.
Il duo pareva inseparabile, e se Bilba riusciva ad avvolgere le proprie braccia attorno ad uno dei due, l'altro sarebbe, immediatamente, impazzito, per tentare di liberare il proprio fratello.
Giunti all'ora della seconda colazione, la camicetta gialla ed i pantaloni verdi di lei erano macchiati, rigati, e lacerati.
I bambini nanici risultarono una cosa a parte.
Ma Bilba era in possesso di un'arma segreta.
<"Ragazzi! Mettetelo giù, o non ci sarà nessun dolce!">.
Ed è così che finì.
Dopo pranzo, lei decise che era arrivato il momento di vedere a che punto fosse giunta l'istruzione dei bambini.
Li fece sedere a terra, con un libro ricolmo di immagini e di grandi stampe, e gli chiese di leggere ad alta voce quello che poterono.
Loro parvero godersi la storia, e la loro lingua comune era soddisfacente.
Bilba gli insegnò le parole al di fuori della loro comprensione, e li fece esercitare in fatto di scrittura letterale.
Era al corrente dell'esistenza di un linguaggio nanico, ma di certo non rientrava nelle sue conoscenze.
Giunti alla fine di quella lezione, ella passò alla matematica.
Lì, è dove venne colta di sorpresa.
Fili e Kili erano, solo, a conoscenza del minimo indispensabile di entrambe addizione, e sottrazione.
Non sapevano neppure come trasportare i numeri in colonna.
Ma la sveltezza con cui apprendevano?
Sorprendente.
Per l'ora di cena erano in grado di moltiplicare per la tabella del cinque, e riuscivano a risolvere l'algebra basilare.
Lei gli permise di giocare in seguito, sapendo che Thorin sarebbe tornato di lì a poco, prima del pasto.
Preparò una grossa torta, in onore dei nuovi affari.
Fili e Kili stavano lottando sul tappeto, quando udirono tre possenti colpi alla porta, che rombarono come tuoni.
Si sedettero di scatto, ed i loro volti si accesero con un'innata allegria.
I bambini corsero fino alla porta, balzando in un placcaggio quando Bilba l'aprì.
Colpirono Thorin in pieno petto, il quale incespicò un poco all'indietro, con i bimbi tra le braccia.
In mezzo alle risate, ed i piccoli urli di 'Zio! Zio!', Thorin trasportò i propri ragazzi dentro al buco hobbit, con un sorriso che provò a trattenere.
Bilba gli rivolse un sorrisetto.
<"Com'è andata?"> chiese lei, nel mentre che chiudeva la porta, alle loro spalle.
<"Bene. Ho finito la maggior parte dei fermagli.">.
<"La maggior parte?!"> la bocca di Bilba rimase spalancata.
Thorin mise a terra i propri nipoti, ed incrociò le braccia, con sprezzo.
<"Chiedo venia, se non sono dotato a tal punto da averle forgiate tutte. Potrò pur essere un nano, ma nessuno sarebbe stato in grado di portare a termine una tale quantità di ordini in un sol giorno."> proferì lui offeso, e le sopracciglia di Bilba si aggrottarono per la confusione.
<"Cosa stai—No! Ne ero rimasta impressionata!"> Bilba, svelta, scoprì i pensieri di Thorin.
<"C'era una più che considerevole quantità di ordini! Non pensavo saresti riuscito a farne più della metà.">.
Thorin la guardò in cagnesco, con indignazione.
<"Non avevo realizzato che tu giudicassi con tale povertà le mie abilità."> disse lui, scarsamente.
Bilba aprì bocca per spiegargli che, no, quello non era affatto cosa lei volesse intendere, ma Fili la sconfisse in velocità.
<"Zio! Smettela!"> Fili guardò truce suo zio, il quale lo squadrava, sbigottito, e con gli occhi spalancati.
<"Lei no' voleva dire nulla di mae'!"> squittì Kili.
Bilba guardò incredula i ragazzi.
Riportò il proprio sguardo a Thorin, il quale parve scarso in fatto di parole.
<"Cena?"> offrì lei, docilmente.
L'attenzione dei fratelli scattò di nuovo a lei.
<"Sì!">.
<"Ye!">.
Ed il duo si affrettò addietro, in cucina, lasciando un Thorin scioccato, ed una Bilba ansiosa, al proprio passaggio.
I due rimasero in silenzio per un attimo, prima che Thorin parlò con un tono di quieto stupore.
<"Me ne vado per un giorno, e tu hai già usurpato la loro lealtà nei miei confronti.">.
<"La loro lealtà giace con le mie girelle alla cannella, mi spiace,"> aggiunse lei, con delicatezza.
I loro sguardi si incrociarono, e Thorin aprì la propria bocca, per scusarsi, ma lei gli porse un sorriso comprensivo, e lui seppe che non ce n'era il bisogno.
<"Andiamo. Se non ci sbrighiamo, non rimarrà nulla,"> disse lei, ed andarono a tentare di rovistare alla ricerca di cibo quel che poterono.
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Gli affari riguardanti la forgia, erano impressionanti.
Thorin fu in grado di portare a termine tutti gli ordini, minori, durante il giorno successivo, facendo uso del reddito per comprare ulteriore metallo.
Le ragazze Took adorarono i fermagli, e la voce sul talento di lui iniziò a dilagare in ogni dove.
I Brandybuck iniziarono a presentarsi alla forgia, commissionando lavori, oppure per prendere una stima dei prezzi.
I contadini parvero molto soddisfatti con i suoi aratri, e sempre più hobbit rimasero più che compiaciuti nella presenza di un nano in paese.
Thorin era abbastanza certo di non aver ancora fatto la conoscenza di nessun altro nominato 'Baggins' (corto per Bilba), ma avrebbero potuto superare quella divergenza quando se ne sarebbe presentato l'occasione.
Alla fine della settimana, Thorin aveva guadagnato una ragionevole cifra di monete, siccome gli hobbit erano propensi a pagare profumatamente, e stava cercando di negoziare con Bilba, sul come spenderli.
Lei, apertamente, rifiutò di farsi ripagare a mo di affitto, ma egli insistette nel pagare per cibo, e vestiario, per se, e per i propri nipoti.
Ma con cotanto lavoro ben svolto, Bilba pensò di poterlo impiegare nel celebrare.
Un po' di tempo per rilassarsi dal lavoro e, magari, passare un poco di tempo lontano dai bambini, sarebbe potuto rivelarsi piacevole.
Thorin, ovviamente, non era desideroso di lasciare i propri nipoti con qualcuno di cui non aveva fatto conoscenza personalmente, ma Bilba garantì per Primula, ed il giorno dopo chiese alla ragazza Brandybuck se potesse prendersi cura dei ragazzi per una giornata.
Avreste potuto credere che lei avesse vinto alla lotteria, per il modo con il quale reagì.
Bilba tagliò fuori la parte degli squittì e balzi, quando riferì a Thorin della buona notizia.
Ed anche se ella si ritrovò ad essere vagamente preoccupata per la sanità mentale di Primula, dopo aver avuto a che fare con la prima mano dei piccoli devastatori, Bilba non aveva trovato alcun altra balia così fortemente consigliata.
Allora, dopo la prima colazione, Thorin e Bilba si avviarono, con Fili e Kili scoppiettanti di nuove domande, riguardanti la loro nuova compagna, svelte tanto quanto quest'ultima.
Il loro cammino fu pacato, ma raggiunse la terra di Brea in appena poco più d'un ora, Brea in sé, in meno della metà.
Thorin vestì la sua tunica più nanica, color blu reale, con morbidi pantaloni marroni (ed i suoi stivali, i quali erano stati meticolosamente puliti), mentre Bilba indossò una vaporosa gonna verde, con una camicetta bianca, ed una giacchetta marrone.
La giornata parve calda, accompagnata da una fresca brezza, e gli adulti chiacchierarono, pacifici, sotto alle nuvole, le quali si spostavano lente, sopra di loro.
Incontrarono un paio di hobbit lungo la via al di fuori della Contea, ricevendo qualche sguardo curioso, ma la maggioranza, semplicemente, sorrise, e salutò con un cenno della mano.
Quando i primi uomini di Brea adocchiarono il paio, dal loro punto di vista, fu alquanto una sorpresa.
Ignorando gli inarcamenti di sopracciglia e gli sguardi, Bilba e Thorin si goderono la loro giornata in paese.
Fecero acquisti, consumarono un pranzo più che sostanzioso, e Thorin prese nota del fabbro del villaggio.
Alquanto scialbo, ma egli era solo un uomo.
Si ricordò di dover incominciare a lavorare sui lucchetti e catenacci per Casa Baggins, una volta fatto ritorno.
Bilba diede un'occhiata ad alcune tra le bancarelle femminili, studiando le nuove mode delle donne umane.
Ella aveva sempre trovato la loro gioielleria un poco appariscente, ma le loro perle parevano carine.
Ogni vestito di suo gradimento, era sempre di una misura troppo grande; tutto quello che a lei poteva andare bene, sembravano risultare i vestiti per le bambine.
Le ragazze Took, spesso, provavano a ricreare i loro vestiti, in misure di minore grandezza, anche se i Baggins preferivano, alla lunga, le vesti più tradizionali, indumenti hobbit, di modestia maggiore.
E mentre Bilba gradiva le vestaglie umane, lei non riuscì a pensare ad un'occasione in cui gliene sarebbe mai servita una.
E la loro biancheria intima, era assolutamente vergognosa.
Bilba, senza dubbio, non si ritrovò in grado di pensare ad un momento in cui si sarebbe ritrovata necessitante di nessuna tra quelle robe.
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Primula se la stava cavando alquanto bene.
Tutto considerato.
Era riuscita a badare quattro bambini Took in contemporanea, ed era più che sicura di essere in grado di sopportare di ogni, dopo quell'avvenimento.
I fratelli nanici, le dimostrarono l'opposto.
Ella era speranzosa nel perdono di Bilba, per aver ceduto, a quei due, tutte le girelle alla cannella in una volta sola.
Il loro assai alto livello di zuccheri che ne seguì, fu paragonabile ad una passeggiata per Mordor, ma il crollare li colpì in una tal maniera da obbligarli a schiacciare un pisolino, prima dell'inizio delle loro lezioni.
E le si presentò l'occasione di levarsi il miele dai capelli.
Primula rimase stupita dalla gentilezza dei bambini.
Non bisticciavano mai, a differenza di come è solito fare tra fratelli.
Fili si prendeva sempre cura del suo piccolo fratellino, e Kili lo seguiva come farebbe un fedele soldato.
Parevano perspicaci, curiosi, allegri senza limiti, ed erano in possesso degli occhi da cucciolo più teneri che lei avesse mai visto.
E quello stava ad implicare qualcosa.
Ella si godeva il proprio tempo in loro presenza, ed era più che felice di permettere a Bilba di uscire di casa.
La povera donna necessitava di un po' di tempo sotto alla luce del sole.
E neanche quell'altro nano sembrava male...
Ma questi due avrebbero, di certo, avuto le ragazze Took e Brandybuck ai loro piedi, quando sarebbero cresciuti.
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Il tramonto si stava appena facendo spazio nel cielo, quando Bilba e Thorin ebbero finito con tutte le attrazioni, da loro desiderosi di vistare.
Ella era pronta per dare inizio al cammino di ritorno, quando si accorse dello sguardo fisso di Thorin, diretto all'entrata del 'Puledro Impennato'.
La locanda era fornita d'una taverna al piano terra, ed era alquanto conosciuta nel villaggio.
<"Accomodati,"> lo pungolò lei, con un sorrisetto d'intesa.
Lui la guardò, stupito.
<"Cosa? No, è tutto a posto, noi dovremmo—".
<"Thorin, siamo venuti qui per rilassarci. Probabilmente, una pinta aiuterebbe. Non c'è problema. Ho un cugino che lavora in una bancarella non lontana da qui. Andrò a conversare con loro, e ci rincontreremo, sempre qua, tra un po'.">.
Egli le sorrise, con un poco di rimorso, ma diede un piccolo cenno del capo, ed entrò dentro la taverna.
Lei guardò, con affetto, il punto da cui lui se n'era appena andato, e riprese a camminare, per andare a far vista al suo vecchio cugino.
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Il 'Puledro Impennato' non si presentava troppo differente dalle taverne di Ered Luin, se non un po' meglio mantenuto.
E, ovviamente, il doppio della sua altezza.
Il barista inarcò un sopracciglio in sua direzione, ma annuì verso un angolo della locanda dove, udite e udite, tutto era della misura giusta.
Una sezione della taverna fatta solo per hobbit.
Beh, lui era un poco grosso, ma era anche da solo, ed aveva molto spazio aggiuntivo.
Ordinò uno tra i più forti tipi di birra, sapendo che un nano era capace di battere un uomo, in una competizione di bevuta, qualsivoglia notte, e permise alla tensione, presente nelle proprie ossa, di dileguarsi.
Thorin sorseggiò il suo liquore, trovandolo dilettevole.
Quando lo riappoggiò sul tavolo, i suoi occhi squadrarono la locanda, pieno di uomini sull'orlo dell'ubriachezza, qualche hobbit che passava occasionalmente.
E realizzò di essere più che solo.
Le sue spalle si curvarono per più d'una ragione, e fissò il proprio sguardo sullo schiumoso liquido, contenuto nel suo apposito boccale di legno.
Quando si dedicava al bere liquore nei Monti Azzurri, il proprio tempo non veniva mai passato in solitudine.
Uscivano per celebrare, per commemorare, e per affogare i propri rimpianti, ma lui, ed il suo variegato gruppo di amici, non andavano mai a farsi una bevuta per conto proprio.
La maggior parte si avventurava in compagnia di fratelli, o cugini, o padri, oppure figli.
Dis si era unita a loro più d'una volta, accompagnatrice del proprio marito o, più recentemente, di Dwalin.
Thorin deglutì un'abbondante sorso, e provò a sciacquare via i propri pensieri, riguardanti gli altri nani, ma essi continuarono ad attaccare la sua sobria mente.
Come stava affrontando Dwalin la morte di lei?
Cosa avrebbe fatto lui, in pena?
Ed al risveglio d'un capo perduto, cosa stavano facendo tutti gli altri?
Thorin rimase lì, a porsi domande senza una risposta, mentre il liquore cancellava via la rabbia, solo per lasciarne il posto ad altra, ed egli bevve, fino a che Bilba venne per lui.
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Ella entrò nella rustica taverna, rivolgendo un cenno della testa al proprietario dell'osteria.
Egli era un amico per gli hobbit, uno dei pochi ad essere disposto ad assumerli al di fuori della Contea, e a fare delle sistemazioni adatte alla loro misura.
L'Uomo riservava un occhio di riguardo per gli abitanti più piccoli, ed era uno tra i non molti ad essere benvenuto ad Hobbitopoli.
Bilba, comunque, continuò a fare passi cauti; la taverna aveva la tendenza di ospitare loschi individui.
<"Beh, buona sera, ragazza,"> una grave voce, biascicante, quasi le ringhiò contro.
Ella trattenne il respiro, ma rivolse lo sguardo alla propria destra, per regalare un corto sorriso ai due uomini, seduti al tavolo affianco a lei.
Muovendosi per sorpassarli, lei gli porse un breve <"Come state?"> e si mise a cercare Thorin, piuttosto freneticamente.
Lo individuò, solo un attimo dopo, seduto nell'angolo per gli hobbit, appena in fondo alla fila dei tavoli, quando l'Uomo richiamò la sua attenzione, una volta ancora.
<"Perché non vieni qua a darci un bacio, tesoruccio?">.
Bilba percepì la stretta alla propria gonna appena riuscì ad incrociare lo sguardo con quello di Thorin.
L'Uomo aveva un salda presa sulla gonna di lei, ed ella non era in possesso di nessuna forza, se messa in paragone a lui.
Il suo battito cardiaco pareva quello d'un colibrì, ed il proprio petto le sembrava stretto.
Poteva percepire i capelli sul collo rizzarsi, mentre un brivido le scese giù per la schiena.
Ella deglutì, pesantemente, e la sua forma irrigidita sarebbe sembrata stoica, se non per i suoi occhi terrorizzati.
Thorin non si rese nemmeno conto di essersi mosso, finché non pose le proprie braccia attorno al girovita di lei, strappandola dalla resistente presa dell'uomo, piazzandosi in mezzo.
Gli occhi di Bilba scattarono a quelli del barista, il quale era equamente teso, ma nemmeno lui sarebbe stato in grado di affrontare l'altro Uomo, assieme al suo amico.
<"Per tutti i Valar, cos'è questo coso?"> sbraitò l'Uomo, e Thorin serrò i pugni, mentre le proprie labbra si curvarono all'insù, come se per ringhiare.
L'Uomo si alzò in piedi, svettante in confronto a Thorin, come imitò il suo compagno.
<"Levati, mezza tacca, e vedremo di riportarti la tua ragazzetta in mattinata.">.
Thorin vide lo scintillio negli occhi di lui, i grossi muscoli delle sue braccia, ed il sorriso sbilenco che egli indossò quando rivolse i propri occhi a Bilba.
E Thorin non vide altro che rosso.
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<"Thorin! Thorin, smettila! Ti prego, smettila, SMETTILA!">.
Thorin si risvegliò dal proprio stato di trance, trovandosi, a cavalcioni, sopra all'Uomo, la faccia del bastardo pesantemente malmenata, e sgocciolante di rosso.
Le nocche del nano erano lacerate e doloranti, ma il sangue su quest'ultime non era solo suo.
Egli sussultò, deglutendo a fatica, mentre si guardava attorno.
L'amico dell'Uomo giaceva, anch'esso, a terra, svenuto, un piede più in là, un boccale macchiato di rosso accanto al suo brutalizzato viso.
L'Uomo, che aveva guardato con sguardo voglioso Bilba, era immobile, a malapena cosciente, la sua testa penzolante dalla dura presa che Thorin aveva della sua tunica.
Lui buttò l'occhio dietro alle proprie spalle, trovando Bilba, le braccia di lei avvolte attorno a quello alzato di lui, nella speranza di trattenerlo.
I suoi occhi parevano alquanto preoccupati, se non terrorizzati, e quasi in lacrime.
Le grida di lei erano state in grado di spezzare la rabbia di lui, ed egli percepì un freddo buco formarsi nel proprio stomaco, mentre il suo petto parve stringersi.
<"Bilba, io..."> balbettò lui, nel momento in cui rilasciò l'aggressore.
Lei riguardò addietro, al proprietario della locanda, il quale fece un veloce cenno della testa, rivolto verso la porta.
Molti degli altri avventori erano rimasti a guardare, presi dallo stupore e dalla paura.
Ella iniziò a strattonarlo, e lui cedette, permettendo a Bilba di portarlo fuori dalla taverna.
Lo guidò giù, per le scure vie, fino ad una piccola stalla, dove lei, per un momento, si affrettò dentro.
L'avrebbe voluta seguire, senza lasciarla sola, ma lui solo rivolse lo sguardo alle proprie nocche, incallite, ed indurite, e rosse.
Cosa aveva fatto?
Lei ritornò dopo un secondo, un'assonnato cocchiere che dirigeva un cavallo legato ad un carretto al proprio fianco.
Bilba lo pagò, ed affrettò Thorin sul sedile del carretto, lei seguente, con le redini.
Lasciarono Brea in fretta, senza guardarsi alle spalle.
Ella a malapena gli rivolse lo sguardo, dopo l'avvenimento della taverna, ed egli provò a non tremare.
Thorin incrociò le braccia, rinfoderando le proprie mani contro ai fianchi.
Mandò giù il dolore.
Riuscirono ad andarsene dalla terra di Brea senza proferire parola, e Thorin era grato di potersi crogiolare in questo, ma Bilba ruppe il silenzio.
<"Stai bene?"> domandò lei, silenziosa.
Lui chiuse gli occhi, ed ansimò in risposta.
<"Thorin,"> sussurrò lei, quasi sofferente.
Ella fece scivolare le redini nel proprio grembo, e collocò una gentile mano sul braccio di lui.
<"Permettimi di vederle.">.
Egli si ritrasse, scontrosamente, ma, anche nella poca luce presente, riuscì a vedere il dolore negli occhi di lei, e si arrese.
Porse in fuori le proprie mani, ed ella sussultò.
Il denso liquido rosso risplendeva nella luce della luna, la sua pelle lacerata, e decorata da lividi.
Le sue dita erano afflitte da un vago tremolio, fino a quando lui le appoggiò, sulle proprie ginocchia.
Lei non cercò di toccarlo.
<"Oh, Thorin..."> simpatizzò lei.
<"Ho affrontato di peggio,"> disse lui, con voce roca.
Lei gli rivolse il proprio sguardo, occhi verdi cercanti quelli blu, e riprese in mano le redini.
Egli si mise, con sguardo truce, a guardare in avanti, rifiutandosi di incrociarle lo sguardo.
Non sapeva se lo fece per pura rabbia, oppure per timore.
Null'altro venne detto lungo il viaggio di ritorno.
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Quando riuscirono a fare ritorno al buco hobbit, Primula li stava attendendo, i bambini già a letto.
<"Ti sono veramente grata, tesoro,"> le disse Bilba, mentre Thorin le sorpassò, diretto al salotto.
Ella passò a Primula le monete.
<"Spero non si siano rivelati delle pesti troppo terribili,"> aggiunse lei, notando come i capelli della ragazza spuntassero fuori, in modo strano.
<"Oh, sono adorabili. Un poco vivaci, ma sai com'è,"> disse, dolcemente, Primula.
<"Ne sono, senza dubbio, consapevole,"> sorrise Bilba.
<"Ora posso accompagnarti a casa, si sta facendo tardi.">.
<"Oh, no, non c'è ne bisogno. Mi riaccompagnerà a casa Drogo,"> rispose lei, il suo viso diviso in un gran sorriso.
<"Drogo? Drogo Baggins?"> farfugliò Bilba, <"Mio cugino?"> Primula si mordicchiò il labbro, ed annuì.
<"Capisco. Allora, da quanto tempo è che ti...riaccompagna a casa?"> domandò Bilba, con un subdolo sorrisetto.
Primula arrossì pesantemente, cercando di trattenersi dal sorridere.
<"Solo un paio di volte. Mi sta aspettando alla fine di Via Saccoforino.">.
<"Beh, farai meglio a non farlo attendere,"> disse, con un sorrisetto, Bilba.
Un Baggins ed un Brandybuck?
Caspita.
Primula annuì ferventemente, e balzò fin fuori dalla porta.
Bilba si mise a scuotere la testa, mentre chiudeva la sua rotonda porta, alle spalle della giovane ragazza.
Drogo era in possesso di una tra le mentalità più aperte fra tutti i Baggins, ma lei non aveva mai immaginato lui e Primula assieme prima d'ora.
Ma avrebbero dato vita ad un'adorabile coppia.
Bilba sospirò.
Continuava ad esserci la presenza di un nano, dalle nocche trasandate, necessitante di cure.
Si diresse in cucina, raccattando una scodella d'acqua, qualche straccio, ed un paio di bende.
Avviandosi, in punta di piedi, verso al salotto, ella diede un'occhiata dentro alla stanza, trovando Thorin ripiegato su se stesso, le braccia a riposo, sulle proprie cosce, con i palmi rivolti all'insù, rilassati.
Il fuoco era debole, ma era abbastanza per farle vedere la sua severa, e grave, espressione.
Lei si mosse, per sedersi alla destra di lui, sapendo che quella era la mano che aveva preso la maggior parte delle botte.
O quella che aveva sistemato maggiormente la situazione, dipende da che punto di vista lo si guarda.
Ella cercò di raggiungerlo, con cautela e, come si aspettava, egli si ritrasse via.
<"Ti scongiuro, permettimi di aiutarti,"> pregò lei, silenziosamente.
Lui guardò il fuoco, con fare gelido, per un momento, prima di rivolgerle lo stesso sguardo.
<"Non ho bisogno d'aiuto,"> ringhiò lui, difensivamente, <"Meno di tutti quello da parte d'una stolta ragazza, che si mette a girovagare in un locale, quando non è in grado di difendersi.">.
Le fu un coltello al cuore.
Gli occhi di lei si spalancarono, e le sue labbra si separarono, frementi.
Come poteva dire una cosa simile?
Come?!
Dopo tutto quello che avevano...
Iniziò ad alzarsi dal proprio posto, le guance che le si stavano scaldavano, mentre percepiva le lacrime iniziare a formarsi.
NO!
Le ruggì una voce in testa.
Quella di sua madre.
La sua presa sulla scodella si strinse, ancor di più, mentre lei lo guardò in cagnesco, dal proprio posto.
<"Non osare incolparmi per quello, Thorin Scudodiquercia,"> sibilò lei, <"Non incolparmi per le tue stesse azioni.">.
<"Non sarei stato costretto ad agire in tal modo, se—">.
<"Se io non fossi CAPITATA di passare accanto ad un tizio dalle mani lunghe, ed avide?! Quello è stato solamente un caso, e mentre sono incredibilmente grata che tu mi abbia strappata via da loro—credimi, lo sono—distruggere quegli uomini fino all'osso, è stata una tua scelta!">.
I due rimasero a fissarsi, con volti contorti dalla rabbia, e temperamenti a malapena trattenuti.
Thorin rimase in qualche modo stupido dallo scatto emozionale di lei, e provò ad ignorare il sentimento colpevole, che gli si stava facendo strada in corpo, per quello che le aveva detto.
Bilba rimase a guardarlo, narici dilatate, in attesa di una sua, qualsivoglia, risposta.
Egli aprì leggermente la bocca e, a malapena sopra ad un sussurro, disse, <"Ti prego, non mandarci via.">.
Bilba sbatté le palpebre, confusa.
<"C-cosa? Thorin, io mai...Perché dovresti pensarlo?"> chiese lei, gentilmente, il fuoco bruciante di rabbia estinto, in un secondo.
<"I maschi hobbit non picchiano selvaggiamente gli altri per le donne hobbit,"> rispose lui, silenzioso, a testa bassa.
Lei lo guardò con solennità, avendo finalmente capito.
Quando lo guardò attaccare quegli uomini, per lei fu come un secchio d'acqua gelida, buttatole addosso.
Anche se l'aria da individuo pericoloso non lo aveva mai abbandonato, anche se le parole riferite da lui, nei confronti di Lobelia, parvero tremende, lei non lo aveva mai visto veramente violento.
Addirittura gli hobbit erano in grado di proferire parole irruente, (ella ne aveva pensato in grande quantità, dirette a Lobelia) ma vederlo lottare, per davvero, era stato spaventoso.
Non solo per lei.
Perché tutto quello che aveva tentato di fare, era stato insegnarli come comportarsi in modo 'appropriato', per far accettare i suoi ragazzi, e se stesso, dagli altri hobbit, ma quest'ultimi sarebbero state le ultime creature sulla terra, a fare ricorso alla violenza.
Ovviamente, era spaventato.
Cosa sarebbe potuto accadere se gli altri mezziuomini avessero scoperto dell'accaduto?
I suoi nipoti avevano appena trovato un luogo sicuro, e lui si era fatto largo, e rovinato quest'occasione, per quanto ne potesse sapere.
E tutto questo, per una donna qualunque, di cui aveva fatto la conoscenza solo qualche settimana addietro.
Eppure, se la scelta fosse stata di rifare tutto da capo, oppure non fare nulla, lui si sarebbe ripetuto, con piacere.
Ma, comunque, egli continuava a desiderare di poter cambiare il passato.
Cosa gli era preso?
Aveva agito senza ragionare, o, prima, pensare alle possibili conseguenze, guidato dalla collera e-e...
Cos'altro?
Aveva imparato ad, almeno, avere controllo ove la propria ira e senso fisico.
Non aveva fatto uso di pugni, in caso di discussioni, per più d'un secolo, quindi non poteva trattarsi solo di rabbia.
Senso di protezione?
Lealtà?
La popolazione femminile, nella razza nanica, era più rara che nelle altre, che fosse solo per istinto?
<"I maschi hobbit non hanno i mezzi per farlo,"> disse Bilba, e la sua calma voce lo tirò fuori dalla propria testa.
<"Thorin, quello che hai fatto potrà anche non essere ordinario per la norma hobbit, ma non per nostra libera decisone. Noi siamo una razza piccola, e non siamo nemmeno forniti della forza di voi nani. Ecco il motivo per cui, così pochi di noi, si azzardano ad andarsene dalla Contea. Non siamo granché fatti per la lotta, al di fuori delle parole.">.
Lei gli rivolse lo sguardo, e lui rimase a contemplare, mentre un gentile sorriso si fece strada sul viso di lei.
Era quello del rossore?
<"Grazie per avermi salvata, Thorin. È stato un atto davvero nobile. Mai nessun hobbit parlerà male di te per questo.">.
Lobelia lo farebbe, ma lei sarebbe in grado di parlar male di qualsivoglia cosa.
<"Ed io non vi manderei mai via,"> gli riferì lei, mentre appoggiava la propria mano su quella di lui, facendo attenzione ad evitare il sangue.
Le sue sopracciglia si inarcarono, per l'incertezza.
Era tutto vero?
Dopo tutto quello che era successo, il suo scatto d'ira, il modo in cui lei rimase, rigida, a fissarlo, terrorizzata, sarebbe ancora rimasta dalla sua parte, al suo fianco?
<"Grazie,"> replicò lui, con voce roca, alquanto sorpreso.
Lei gli sorrise ancora, e gli sollevò, con delicatezza, la mano.
Bilba immerse, a mollo, uno degli stracci e, gentilmente, glielo appoggiò contro alle nocche, cercando di pulire dove possibile.
L'acqua calda pungeva un poco, ma lui si rifiutò di darlo a vedere.
Quando la pelle era pulita, ella ci avvolse le bende attorno, con cautela.
Egli potrà anche non gradire dover ammettere del dolore, ma le ferite dolgono.
<"Mi dispiace,"> ammise lui, prima che lei ripetesse lo stesso procedimento, con l'altra sua mano.
Lei gli rivolse il proprio sguardo, con tenue stupore.
<"Non c'è problema,"> lo rassicurò, <"Presta solo attenzione alle tue parole nelle vicinanze dei bambini, oppure Fili e Kili potrebbero, veramente, allearsi contro di te.">.
Lui le porse un inquieto sorriso, mentre lei si alzò, per mettere via le provviste mediche.
Quando Bilba fece ritorno al salotto, Thorin la stava aspettando, guardandola in alto, con la bocca leggermente aperta, come se stesse per dire qualcosa.
Lei inclinò la propria testa, in attesa.
<"Non andiamocene mai dalla Contea.">.
La sua intenzione era quella di dire qualcosa di profondo, e pieno di significato, ma l'unica cosa che gli era saltata alla mente era stata una brutta battuta.
Ella sbatté le palpebre per un momento, prima di riuscire a capirla.
Ridacchiò.
<"Il Re Sotto alla Collina ha appena fatto una battuta?"> rispose lei.
<"Sì. E non parliamone mai più."> lui si alzò in piedi, e, assieme, si avviarono al corridoio delle camere da letto.
Quando raggiunsero la stanza di lui, la sua mente gli urlava di dirle qualcosa, ma tutto quello che fu in grado di comunicarle fu un cortese <"Buona notte, Bilba."> ed andò a letto, maledicendosi da solo.
Dopo essersi cambiata, negli appositi abiti per la notte, ed essersi intrufolata nel proprio letto, Bilba si mise a pensare su tutti gli avvenimenti che avevano preso luogo quel giorno.
Loro, certamente, non si sarebbero più avventurati alla locanda del Puledro Impennato, ma il proprietario avrebbe potuto, probabilmente, assicurarsi che nessuno li venisse a cercare.
Ma, santi Valar, che cosa gli era preso a Thorin?
C'era un non so che di lusinghiero nell'avere un uomo darle di santa ragione ad un altro, solo per averla toccata con una mano, ma lei, questa sensazione, provò ad ignorarla.
Thorin era impazzito.
Beh, al suo posto tutti lo sarebbero potuti essere.
Aveva perduto sua sorella perché non era presente per proteggerla.
Lui non era il tipo da ripetere i propri errori.
Tutto lo stress e la rabbia causati dagli avvenimenti passati si erano semplicemente accumulati, ed esplosi.
Fiduciosamente, egli si era alleggerito di tutto, ma Bilba era al corrente che, questo, fosse improbabile.
Ma, per quanto cocciuto, emozionalmente costipato, e distrutto Thorin fosse, lei si continuava a sentire maggiormente al sicuro con lui al proprio fianco.
__________________________________________________________Note (GreenT):
In aggiunta, c'era un po' di curiosità
nei commenti in quanto agli altri
membri della Compagnia.
Tutti gli altri nani sono ancora negli Ered Luin,
e stanno tutti bene(ino, considerando tutto.)
Potremmo incontrarli fra un pochino.
Magari in 2 o 3 capitoli.
Ma voi non lo avete sentito da me!
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Scacciati e Accolti
FanfictionIn seguito alla caduta di Erebor e la tragedia di Azanulbizar, molti nani hanno iniziato ad odiare la stirpe di Durin. Dopo aver perso suo nonno, padre, e fratello, tutto quello che a Thorin è rimasto sono i suoi nipoti, i quali non sono più che lat...