Analizzai quella domanda per qualche secondo, alla ricerca di una falla.
«Dov'è la fregatura?»
Domandai a mia volta chiudendo la porta dietro di me, lui alzò le spalle e si portò una mano tra i capelli.
«Nessuna fregatura, solo un giro del giardino, lungo il viale fino al cancello e onesto ritorno alla villa»
Sorrisi e lasciai andare la maniglia alle mie spalle ciondolando lievemente.
«Va bene»
Risposi portandomi una ciocca dietro l'orecchio, ora che i miei capelli erano così corti sfuggivano presto dal loro posto e mi toccava ripetere la stessa azione come fosse un tic nervoso.
«Fantastico»
Disse invitandomi a seguirlo giù per le scale, all'entrata trovai i miei anfibi e li indossai senza calze, mi sentì infilare un capellino di lana e avvolgere il collo e le spalle da una larga e lunga sciarpa scura.
«Ehi»
Mi sistemai meglio il berretto sulla testa e mi voltai assecondando il suo sorriso.
«Cammina»
Disse spingendomi fuori, un aria fredda m'invase e rabbrividì, respirai a lungo per qualche minuto inspirando ossigeno vero e sentendomi di nuovo normale.
Mi portai le maniche di quel largo maglione fino alle nocche e strinsi un pugno per non lasciar scappare il tessuto. Una mano s'intrecciò alla mia e scomparve dentro la tasca calda della sua felpa. Mossi il naso sentendolo già congelato e camminai affianco ad Ethan stringendogli la mano.
Dalla vetrata di quella stanza il panorama era magnifico, ma visto da qua sotto lo era ancora di più. Gli alberi svettavano alti e spogli intorno a foglie ormai merce e ghiaia grigia, dietro di essi si estendeva un lungo tratto di terreno arricchito di anfore, statue e altri alberi ancora.
«Che ci faccio qui Ethan? Seriamente»
Le nuvole d'aria fredda che uscivano dalla mia bocca mi distrassero qualche secondo, la presa sulla mia mano si fece più stretta, ma senza farmi male.
«Ti ho trascinata in un casino, non posso riportarti a casa ora, ma ci sto lavorando»
I nostri passi camminavano all'unisono creando uno scricchiolio rilassante sulla ghiaia.
«Jenna mi ha...come dire, spiegato vagamente che Chase è nei casini, non è per essere ripetitiva o polemica, ma se devo restare qui, perché non spiegarmi qualcosa di concreto?»
Mi fermai seguendo la fine dei suoi passi e posai il mio sguardo su di lui, le sue guance erano leggermente arrossate dal freddo e la sua espressione vaga rifletteva su tutti i pro e i contro della mia domanda.
«Non posso raccontarti niente, se mai riuscissi ad andartene non potremmo correre il rischio che tu lo dica a qualcuno»
Alzai un sopracciglio e gli lasciai andare la mano facendo un passo indietro.
«E a chi dovrei dirlo? Ho avuto un incidente che mi ha portato ad un trasferimento forzato lontano dalla Virginia e dalle poche persone che a malapena ricordavo. Studio a casa, non parlo con nessuno, se non con il mio gatto, non penso che corriate rischi con me»
Il mio tono isterico sembrava divertirlo e allo stesso tempo innervosire me, alzai gli occhi al cielo e mi portai di nuovo le maniche fino alle nocche incrociando poi le braccia.
«Forse è meglio se torno dentro»
Dissi rompendo il silenzio e tornando ad un tono di voce normale. Gli rivolsi ancora uno sguardo e cominciai a camminare tornando indietro, era stata una pessima idea uscire. Nell'aria sentivo il solo rumore dei miei passi e del battito tranquillo e regolare del mio cuore, mi morsi un labbro e presi un respiro tirando su con il naso ormai completamente congelato.
«Lo so»
Mi fermai e corrugai le sopracciglia voltandomi per metà verso di lui.
«Come?»
Chiesi cercando un senso nelle sue parole, ma più aspettavo una risposta più la mia mente si dimenticava di concentrarsi.
«So del tuo incidente, so del tuo trasferimento dalla Virginia alla California, so per certo che, anche avessi mille amici, non racconteresti mai nulla a nessuno. Ti conosco e sei stata la prima persona in tutta la mia vita di cui mi sia fidato veramente»
Mi strinsi nelle spalle sfregandomi le braccia alla ricerca di un minimo di calore, come fece un passo verso di me il mio cuore ebbe un sussulto e ricominciò la sua corsa senza preavviso.
«E se potessi ti racconterei ogni cosa, ma in questi ultimi mesi sono successe troppe cose che mi hanno portato a ritrovarmi dentro un gran casino. Il problema è che di mezzo non ci sono solo io e ora, in qualche modo, ci sei dentro anche te, ma sono convinto che tu sia più al sicuro nell'ignoranza»
Forse c'era poco più di mezzo metro tra noi adesso, e nonostante tutto quello che avevo ascoltato, la mia mente vagava sui contorni del suo viso, sulla forma delle sue labbra e su quel disastro di capelli che si ritrovava per la testa. Rimasi in silenzio, avrei voluto fargli milioni di domande, ma non sapevo come far uscire dalle labbra un discorso di senso compiuto.
Annuì seguendo i miei pensieri e distolsi lo sguardo agitando una mano e tornando sui miei passi dandogli le spalle.
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Forget about me SOSPESA
RomanceIl vero problema di Emma, non era trovarsi chiusa in quel baule, o l'assurdo motivo che l'aveva portata a ritrovarsi in quello stretto spazio. No affatto, il suo vero problema era sentirsi al sicuro, sapere che quel ragazzo che l'aveva trascinata c...