#11 Ethan

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«Rimetti il volume Dav»
Lui annuì e mi sedetti sul divano, un giornalista basso e goffo indicò un edificio dietro di se coperto da un grosso nuvolone di fumo, pompieri e poliziotti erano ovunque e mi sporsi in avanti per sentire meglio.
«Le cause dell'incendio sono ancora sconosciute, ma all'interno è stato trovato uno zaino, i documenti appartengono ad una ragazza di appena diciannove anni, Emma Collins, dichiarata ufficialmente scomparsa da una settimana...»
Il peso del mio amico abbassò i cuscini del divano e io gli rivolsi uno sguardo, lui mi indicò lo schermo e io continuai a seguire prendendo un respiro.
«Testimoni dicono di averla vista con un ragazzo nei pressi di un locale a nord di San Jose, California»
Riprese il giornalista sistemandosi gli occhiali sul naso, mi portai una mano tra i capelli e appoggiai la schiena al comodo cuscino.
«Un gruppo di conoscenti della ragazza parlano di rapimento, sostengono di essere stati aggrediti dal presunto rapitore e di averlo visto allontanarsi con Emma che gridava di lasciarla andare.
La ragazza, uscita solo da qualche mese da un lungo coma di sei mesi dopo un grave incidente stradale, si trova ancora in uno stato di bisogno medico dovuto alle varie operazioni subite...
Oh aspettate! James inquadra laggiù!»
Il giornalista si interruppe indicando l'entrata dell'edificio ancora coperto da una lieve fumina.
Una barella trasportava un corpo dentro sacco nero di plastica della scientifica.
«A quanto pare un corpo è stato ritrovato carbonizzato all'interno della fabbrica, ancora non sappiamo se appartenga a Emma Jackson, per avere nuove informazioni dovremo aspettare il parere della scientifica, a te la linea Carol»
Rimasi in silenzio fissando ancora lo schermo che ora parlava di tutt'altro, una mano mi strinse la spalla e scossi la testa alzandomi in piedi.
«Siamo fregati, completamente fottuti!»
Dissi cominciando a fare avanti e indietro per la stanza.
«Appena Chase verrà a sapere di tutto questo ci metterà su un aereo e ci porterà chissà dove»
Il mio amico si alzò lasciando il telecomando sul divano, sbuffò e alzò lo sguardo verso Jenna che era in piedi sulle scale.
«Chase non dovrà seperlo»
Concluse severa raggiungendoci.
«Non possiamo nascondergli una cosa del genere!»
Ringhiai puntandole un dito contro, lei mi prese per il polso e mi abbassò la mano puntandomi i suoi occhi blu addosso.
«La ammazzarà Ethan!»
Rispose spingendomi, i suoi ricci scuri erano ancora umidi e la maglietta lunga che portava lasciava poco all'immaginazione.
Rimasi in silenzio e la presi per i polsi fermadola. David la prese per i fianchi e la allontanò da me, sclalciava dimenandosi come una matta e continuando ad indicarmi con rabbia.
«Abbiamo visto tutti come l'hai guardata fin dall'inizio idiota! È lei vero? È la tua Emma, l'hai quasi uccisa una volta, non ti basta?!»
Gridò fermandosi ancora incastrata tra la stretta di David.
Continuai a guardarla avvinandomi di qualche passo.
«Era la mia migliore amica Ethan! L'hai portata tu nella nostra famiglia, l'abbiamo adorata tutti dal primo momento, poi per il tuo orgoglio del cazzo ce l'hai strappata di dosso!
Tu non hai idea di cosa significhi per me prendermi cura di lei, tenendola chiusa in stanza dopo tutto quello che abbiamo passato insieme. Sto cercando di controllarmi, di essere comprensiva, ma non ce la faccio più! Se non gli racconti tutto tu lo farò io, ho smesso di tenere la bocca chiusa per i tuoi comodi»
Le lacrime gli stavano scivolando incontrollate sulla sua pelle scura, si arrese e riprese fiato dopo essersi sfogata contro di me.
«Hai finito?»
Chiesi freddo ignorando il senso di colpa che cresceva nel mio stomaco.
«Va all'inferno Ethan!»
Annuì e mi voltai prendendo il casco sul mobile, frugai nelle tasche per cercare le chiavi e camminai fino all'entrata chiudendomi con forza  la porta alle spalle.
Mi appoggiai su essa e chiusi gli occhi respirando lentamente. Per tutto questo tempo mi ero concentrato solo sul mio dolore, senza rendermi conto che non ero l'unico a starci male da quando Emma era uscita dalle nostre vite per colpa mia.
Mi alzai e infilandomi il casco raggiunsi la mia Ducati nera, infilai le chiavi e montai in sella togliendo il cavalletto, l'accesi e vibrò sotto al mio corpo, giocai con la marcia per qualche secondo e partì chiudendomi la visiera a specchio del casco.
Diedi il comando al cancello metri prima e alla fine del viale lo trovai aperto, sgommai ingranando la marcia sbagliata e mi ristabilì sulla strada allontanandomi da quella villa e dai miei pensieri per un po'.

Forget about me SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora