Lo scricchiolio della ghiaia sotto le ruote mi fece aprire gli occhi, li aprì a fatica, forse per la stanchezza, non so quante ore o minuti fossero passati da quando eravamo ripartiti, ma ora avevo la certezza di non essere più in strada.
Chiusi di nuovo gli occhi e mi passai la lingua sulle labbra secche, presi un respiro molto lentamente, la testa mi girava parecchio e a stento riuscivo a muovermi.
Sentì una portiera aprirsi e subito dopo un aria fresca m'invase.
«Cazzo, Emma, Emma mi senti?»
Avrei voluto rispondere che stavo bene al tono preoccupato di quel ragazzo, ma mi sentivo davvero troppo stanca, un braccio mi passò sotto le gambe e un altro mi passò dietro la testa fermandosi su una spalla, il mio corpo si sollevò senza troppo sforzo e d'istinto strinsi nella mano il tessuto leggero sul petto caldo di Ethan.
«Mi hai fatto spaventare Piccola»
Sorrisi e allentai la presa approfittando di quel passaggio gratis.
«Portala dentro, e falla visitare subito da Jenna!»
Gridò un altra voce maschile da lontano.
Oltre che voci confuse e un gran casino stavo capendo ben poco, i passi di Ethan sembravano non smettere mai, mi sembrava di avere la nausea, anche se forse era solo un impressione.
Mi portai due dita sulla ferita in fronte e gemetti ancora, qualcosa di soffice e scomodo prese il posto delle comode braccia del ragazzo e quel lamento che uscì dalle mie labbra derivò probabilmente più da quello che dal dolore in fronte.
Mi mossi per sistemarmi meglio e aprì gli occhi avvicinandomi le gambe.
«Se mi hai fatto ammazzare giuro che in qualche modo ricambierò il favore»
Sussurrai sorridendo e sussultando ancora a contatto con il profondo taglio.
Aprì gli occhi e ricambiai il suo sorriso perfetto riconoscendo la fossetta sulla sua pelle di porcellana.
A fatica seguì l'indice di una ragazza dalla pelle scura spostarsi a destra e a sinistra, mi fermai poi su di lei e quasi mi sentì a disagio così vicina. Due enormi occhi blu le illuminavano il viso, gli zigomi alti e i capelli ricci e neri la facevano sembrare una bambola.
Mi alzai a sedere, ma me ne pentì all'instante, mi portai una mano sulla bocca e una forte nausea mi prese di petto.
«Non è grave, basta qualche punto e tanto riposo»
Scossi la testa e mi alzai in piedi traballando appena. La voce dolce e sincera di quella ragazza era invidiabile, non sembrava possedere alcun difetto.
«Emma che fai? Siediti»
Ethan mi afferrò per un braccio e io mi liberai dalla presa respirando a fatica, un dolore lancinante alle costole mi stava uccidendo.
«Sto bene»
Sbottai infastidita da tutti quegli sguardi sconosciuti, mi guardai intorno e cominciai a camminare per la casa spostando ogni cosa.
«Devi sdraiarti! Non sei messa granchè bene, cerca di non peggiorare le cose»
Sorrisi divertita e mi fermai mettendomi una mano tra i capelli ormai sciolti.
«Dov'è il mio zaino?»
Quasi gridai dalla frustrazione di non sapere dove l'avevo lasciato. Una forte presa sulle spalle mi fece tornare alla realtà e due iridi scure si posarono seccate sul mio viso.
«Adesso finiscila! Va a sdraiarti dannazione!»
Gli appoggiai le mani sul petto e lo spinsi lontano da me con forza, fece un passo indietro e alzò le mani in segno di resa.
«Emma smettila di fare la bambina!»
Sbottò guardandomi severo. Alzai le sopracciglia e scossi la testa sconvolta.
«Altrimenti che fai? Mi chiudi ancora nel baule?»
Un freddo silenzio prese posto nella stanza e per minuti interi i nostri sguardi non fecero altro che cercare l'attenzione reciproca, nell'aria la tensione si poteva sfiorare con le dita e il rumore dei nostri respiri sembrava essersi amplificato.
Sorrisi e mi lasciai andare ad un altra risata senza senso, presto lui mi seguì a ruota portandosi una mano tra i capelli e allungò l'altra verso di me.
«Tregua?»
Annuì e gli afferrai la mano debolmente.
«Tregua»
Risposi guardando egoisticamente ancora una volta il suo sorriso. Quel ragazzo era davvero alto e dava l'idea di avere una faccia conosciuta.
«Ora però è meglio se segui Jenna»
Lasciai andare la sua mano e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, spostai il mio sguardo verso la ragazza che con un sorriso m'invitò a seguirla.La cucina di quella casa era enorme, un verde menta illuminava le pareti e un lungo bancone di marmo nero occupava metà della stanza.
Fornelli elettrici, mobili moderni e un leggero profumo di limone e cannella mi confondevano la mente, sembrava quasi di essere altrove e che tutto quello che era successo poche ore prima non fosse mai capitato. Un semplice orologio appeso tra le due vetrate che davano sul giardino segnava le 2:17 del mattino.
«Perché mi hanno portata qui?»
Chiesi sedendomi sull'alto sgabello di legno e fermandomi poi sullo sguardo indecifrabile di quella stupenda ragazza.
«Tu hai visto troppe cose questa sera»
Rispose vaga cominciando a bagnare un pezzo di stoffa bianca, me la porse e si posò la mano sulla fronte.
«Ora cerca di fare più pressione possibile dove senti dolore»
Ubbidì e mi schiacciai quel freddo pezzo di cotone contro la fronte umida.
«L'ho già sentito in un film e non ricordo che andasse a finire poi così bene»
Ironizzai riprendendo il discorso che avevo iniziato. Lasciai la presa sulla fronte e tornai in piedi a fatica.
«No, continua a fare pressione ancora qualche secondo e resta dritta»
Sbuffai e tornai a spingere quel fazzoletto contro la ferita, bruciava parecchio e la cosa non mi entusiasmava. Cercai di radrizzarmi, ma gemetti ancora trattenendo un respiro.
«Okay, rimani ferma, devi avere qualche lesione alle costole o al bacino, resta qui, chiamo Ethan»
Non potei che darle retta, lasciai andare il pezzo di stoffa e appoggiai la mano sul freddo marmo, mi reggevo in piedi a malapena e la testa mi girava vorticosamente, davo l'idea di essere ubriaca probabilmente.
Dalla porta entrò il ragazzo, ora portava solo un paio di pantaloni della tuta scuri e i capelli umidi gli ricadevano sulla fronte e sul collo facendolo sembrare ancora più bello.
«Jenna mi ha detto di aiutarti a salire le scale»
Annuì e distolsi lo sguardo dal suo corpo spesso, lo sentì avvicinarsi e un profumo di shampoo e sapone mi fece rilassare.

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Forget about me SOSPESA
RomansaIl vero problema di Emma, non era trovarsi chiusa in quel baule, o l'assurdo motivo che l'aveva portata a ritrovarsi in quello stretto spazio. No affatto, il suo vero problema era sentirsi al sicuro, sapere che quel ragazzo che l'aveva trascinata c...