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«Quando?»
Chiese stringendo la presa sulle mie spalle, il mio corpo era contro al suo e io mi chiesi quanto ancora avesse potuto sapere quella ragazza.
«Prima che Ethan mi portasse qui»
Risposi alternando le parole a qualche singhiozzo.
«Mi dispiace Emma»
Sorrisi e tirai su con il naso separandomi da lei.
«È stata colpa mia, troppe domande, il tono di voce sbagliato...sono scappata quella sera»
Dissi alzando una spalla e fissando il parquet chiaro.
«Mi sono chiusa in biblioteca e poi sono uscita, ho incontrato dei miei compagni di scuola, erano fatti, si vedeva da lontano. Così ho pensato, se fa stare così bene perché non provarla?»
Mi portai le mani sul viso e mi accucciai in mezzo alla stanza scuotendo la testa.
«Non ne potevo più Jenna, studiavo per esami che non sapevo dove mi avrebbero portata, non sapevo nemmeno qual era il mio colore preferito, o se qualcuno mi avrebbe mai ricordato che persona ero, ero acida? Gentile? Logorroica? Patetica?.
Dio!»
Quasi urlai esclamando l'ultima parola, mi faceva male la testa, mi levai le mani dal viso e mi sedetti a terra.
«Dovevo farlo, ne avevo bisogno, poi è arrivato lui»
Sorrisi guardandola negli occhi, alzai le spalle e continuai.
«Mi ha trascinato via, così, senza che nessuno glielo avesse chiesto... qui mi si è aperto un mondo, il mio vecchio mondo e ci stavo così bene, tanto che non ho pensato quando Ethan mi ha dato la possibilità di andarmene, sono rimasta e basta»
Presi un respiro e mi asciugai con le mani le guance fradice.
Le iridi blu di lei mi guardavano in un modo che mai avrei saputo descrivere, s'inginocchiò davanti a me e mi prese le mani.
«Vuoi parlarne?»
Domandò con un sorriso malinconico, lo ricambiai e mi chiesi se non avessi già parlato abbastanza, ma lei voleva che le raccontassi altro e io sapevo che non c'era niente che mi avrebbe fatto sentire meglio.
«Cioccolata calda?»
Chiese ancora aiutandomi ad alzarmi, annuì e per mano raggiungemmo la cucina.

Non ci volle molto ad avere quella cioccolata, e dopo un sorso di essa mi sentì meglio.
«Avevo fallito l'esame di recupero»
Rivelai rompendo il silenzio. Girai il cucchiaio ancora un po' nella tazza giallo limone e poi alzai lo sguardo verso di lei.
«La lettera era arrivata a casa prima di me, ironico ammettere che quel giorno lui fosse arrivato presto dal lavoro.
Mi aveva aspettato sulla soglia, quello stupido pezzo di carta in mano e la delusione più totale negli occhi»
Tornai sulla bollente cioccolata che sembrava essere di conforto.
«Litigammo per un po', fino a quando non tirai fuori la storia dell'incidente, la gente a scuola ne parlava di continuo, tutti a domandarmi dove fosse sparito lui, come aveva fatto a fregarsene in quel modo...ma più andavano avanti a parlarne più io mi chiedevo a chi si riferissero.
Feci la domanda sbagliata e mi arrivò uno schiaffo»
Fermai il cucchiaio e allontanai la tazza da me.
«Urlava e alzava le mani, da due schiaffi siamo passati a tre, quattro...mi ha spinta e poi mi ha presa per i capelli, mi ha immobilizzata contro la porta e ha continuato. Io piangevo, ma a lui non importava, poi sono caduta e lui ha cominciato a prendermi a calci. Ad un certo punto si è fermato e mi ha costretto a guardarlo in faccia»
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e presi un respiro.
«Ringrazia che mi sono fermato»
Ripetei schifata quella frase e lasciai che il silenzio prendesse posto per qualche minuto nella stanza.
«Appena mi ha lasciata andare sono scappata dalla finestra del bagno al piano terra e il resto già lo sai»
Conclusi rivolgendole un sorriso.
«Non pensavo sarebbe successo ancora, lui lo detestava sai? Ethan, lo odiava con tutto se stesso quel ragazzo, ricordo quella volta che vi scoprì a baciarvi, lo menò davanti a te»
Mi portai una mano sulla bocca e mi sentì male,
«Cosa?»
Lei mi guardò dispiaciuta e guardò la cioccolata ormai fredda.
«Stavi con Ethan da poche settimane, lui ti aveva fatto una sorpresa venendoti a prendere a scuola, ma tuo padre vi seguì fino al parco e quando lui provò a baciarti tuo padre gli si buttò addosso come fosse un animale, Ethan non volle reagire per rispetto nei tuoi confronti, ma si fece molto male»
Ero sconvolta, scossi la testa e appoggiando i gomiti sul tavolo affondai la faccia nelle mani.
Era questo il brutto, non potersi ricordare dei dettagli, non che fossero belli, ma erano comunque importati per ricostruire la mia storia. Avevo la mente resettata, come se il cellulare mi fosse caduto e si fosse rotto completamente, morto, ed era come se da quel telefono tutto ciò che avessi di importante fosse andato per sempre, puf!, niente più immagini di momenti trattenuti, niente più chat da rileggere la sera e niente più numeri di persone con cui parlare ogni tanto. Mi sentivo così, rotta e svuotata.
«Emma è passato ormai»
Annuì.
«Rimane qualcosa che non ricordo, vedi è questo che mi complica le cose»
Azzardai tornando a guardarla.
«Ethan vivrà sempre ricordando tutto di me, mentre io non ricorderò mai più nulla di entrambi. Quando gli ho parlato oggi, sembrava così contento di riavermi intorno, ma come faccio ad essere quel qualcosa di speciale per lui, se nemmeno ricordo com'ero»
Jenna sorrise, valorizzando quei suoi zigomi alti e dolci.
«Emma non è la perdita di memoria che ti cambia, forse il passato non lo ricordi, ma lo vedi e lo senti»
Disse mettendosi una mano sul cuore.
«Tanti stra parlano affermandosi filosofi, ma cuore e cervello rimarranno sempre due cose separate, possono essere collegate, ma entrambe non possono vivere l'uno senza l'altro. Il tuo cervello può aver dimenticato, ma il tuo cuore batte ancora vivo, sa di cosa hai bisogno e ti aiuterà sempre a decidere quando la tua ragione sarà in difficoltà»
Rimasi ad ascoltarla fino alla fine, quella ragazza aveva ragione, forse la mia mente aveva scordato Ethan, ma non il mio cuore.

Forget about me SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora