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Mi portai le dita in mezzo alle gambe e le chiusi dentro le cosce guardando a terra.
Avevo la sensazione che lui sapesse già ogni cosa e questo mi spaventava a essere sincera.
«Scusa, possiamo parlare di altro?»
Domandai sperando in una risposta positiva, la sua mano strinse il mio polso e io gli rivolsi uno sguardo.
«Puoi dirmi qualsiasi cosa Emma»
Sussurrò stringendo piano la presa, aprì la bocca per parlare e distolsi lo sguardo restando in silenzio per qualche minuto.
«È difficile sai?»
Cominciai guardandomi le scarpe, sentivo qualcosa in gola bloccarmi le parole, ma lo ignorai, come se sapessi che lui mi avrebbe capita.
«Svegliarsi una mattina e non sapere dove sei, chi sei, o cosa stia succedendo intorno a te»
Sospirai prendendomi una pausa, non volevo fare la vittima, ma avevo davvero bisogno di sfogarmi, di parlare con qualcuno e buttargli addosso i miei problemi, solo per cinque minuti.
Lui smise di stringermi il polso e mi tirò a sé per il braccio, la mia testa si scontrò piano contro il suo petto e avvertì il suo cuore battere regolare.
«Andiamo Emma, parlami»
Annuì e presi un respiro.
Se era stato lui a chiederlo forse sembrava meno egoistico scaricargli i miei pensieri.
«Non so come spiegarmi al meglio, ma vedi, quando mi sono svegliata mi sentivo così persa... Mi hanno detto qual era il mio nome, il mio cognome, vagamente mi è stato raccontato perché mi trovassi li e due giorni dopo mi ritrovavo a casa, dentro quattro mura che non ricordavo, accanto ad un uomo che non conoscevo più.
Non mi è stato dato nemmeno il tempo di fare delle domande che avevo già milioni di appunti in mano da studiare»
Mi fermai percependo la tristezza quasi farsi concreta, mi sollevai dal suo petto e lo guardai negli occhi perdendomi.
«Poi sei arrivato tu»
Finì scuotendo leggermente la testa, sorrisi e sentì il cuore farsi più leggero.
«Che vuoi dire?»
Chiese sconvolto, sembrava preoccupato quasi.
Alzai le spalle e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non lo so per certo, ma sento di averti scelto ancor prima di capire chi ero, e se questa è una follia, okay.»
Lo vidi sistemarsi sulla panchina senza separare i suoi occhi dai miei.
«Ethan credo di amarti»
Sussurrai quasi sconvolta, accennai una risata per quanto assurde sembrassero quelle quattro parole.
I suoi occhi vagarano frettolosi sul mio viso, mentre il suo respiro silenzioso sembrava seguire quella follia.
«Quindi ti ricordi, Emma ti ricordi di me?»
Mi prese per le spalle e socchiuse gli occhi in cerca di quella risposta che non aveva fatto altro che torturarlo per tutto questo tempo.
Annuì distratta e sorrisi.
«Credo di si»
Sorrise, poi rise e torno a sorridere ancora. La sua espressione si fece più luminosa mentre i suoi occhi non erano altro che pietre scure intrise di emozioni fuori controllo, mi strinse a se forte e mi diede un bacio sulla fronte.
Sollievo.
Era questa che il suo battito incontrollato trasmetteva, sollievo mischiato alla gioia che l'avevano portato a credere all'impossibile.
«Dio...»
Sospirò cercando di calmarsi, mi strinse più forte, ma non troppo da farmi male.
«Credevo di averti persa, non hai idea delle paranoie...non credo di aver mai pensato tanto in vent'anni, come in questi ultimi mesi»
Sorrisi e strinsi nella mano un po' della sua felpa, del suo odore che ormai era ovunque.
«Ti ho fatto del male e questo mi uccide, ma non posso e non voglio lasciarti andare. Fa tutto così schifo senza te intorno»
Il mio cuore riprese la sua corsa, una corsa che sentivo di conoscere da tanto ormai.
«So che mi spiego in un modo orrendo, non sono uno di quei protagonisti perfetti dei tuoi libri, non sono poi così intelligente, ma non riesco a immaginarmi qualcosa di diverso da te»
Mi morsi un labbro e scossi la testa divertita.
«Non sarai uno dei protagonisti dei mie libri, ma sai comporre un frase con tutti i verbi al posto giusto, e questo mi basta»
Lui rise e io mi alzai di nuovo cercando il suo viso.
«Cambierò, sarò migliore, prometto»
Disse rivolgendomi un sorriso, gli sfiorai il labbro inferiore con l'indice e rimasi a fissare i lineamenti di quel sorriso.
«No, non farlo. Rivoglio il ragazzo che ha saputo farsi ricordare nonostante la mia perdita di memoria»
Lui rise spostandomi la mano e avvicinandosi pericolosamente alla mia bocca.
«Ma era un tale casino»
Sussurrò attento a non cedere a quel bacio, alzai una spalla e respirai piano.
«Allora rivoglio quel casino»
Mi avvicinai ancora e posai le mie labbra sulle sue, lo sentì sorridere e mettermi una mano sulla gamba.
«Attenta Collins, così finirai per amarmi»
La sua voce così bassa mi fece rabbrividire.
Gli lasciai una carezza e mi morsi un labbro sfiorando le sue.
«E tu morirai per avermi»
Scherzai, il suo cuore sembrò fermarsi e io mi allontanai di qualche centimentro per vedere il suo viso.
«Ethan!»

Forget about me SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora