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Gli tirai un pugno sulla spalla e lui sembrò riprendersi, cercai un suo sguardo e lui si fermò nel mio.
«Stai male?»
Lo vidi scuotere la testa assente, sembrava imbambolato.
«Sei sicuro? Sembri pallido»
Lui mi rivolse un sorriso veloce e si portò una mano tra i capelli.
«No, è tutto okay, è solo che quello che hai detto...»
Lo guardai confusa, ma lui sembrava non volermi rispondere. Attesi qualche minuto ed infine cedetti.
«Ti prego parlami»
Dissi nervosamente, quasi vomitando quelle parole che mi stavano soffocando in gola.
«Nulla Emma, sono solo incredulo che tu sia qui»
Annuì, sembrava rilassato, ma io ero in asia, non ne sapevo il motivo, ma mi sentivo l'ansia alle stelle.
Dei passi veloci mi distrassero e mi voltai incontrando il viso arrossato di un ragazzo.
«Ethan alza il culo, abbiamo un altro nome»
Alzai un sopracciglio e David si corresse velocemente.
«Insomma...una consegna?»
Sembrava quasi una domanda mista ad una risposta improvvisata, mi alzai in piedi e notai l'espressione del ragazzo modificarsi di continuo guardando dietro di me, mi voltai aprendo la bocca per parlare, ma due mani mi presero il viso e un paio di labbra mi lasciarono un bacio sulla fronte.
«Ci vediamo stasera Emma»
Rimasi immobile, con ancora l'indice alzato all'aria. Sorrisi e guardai per un momento il cielo, tornando poi sul sentiero che mi avrebbe riportata indietro.

La mia testa era un tale caos, avevo fatto così male a seguire "un qualcosa" che non avevo idea di dove mi avrebbe portato?. Nella mia mente non sembrava così assurdo, eppure c'era una parte di me che sosteneva che stavo sbagliando tutto.
Spostai il mio sguardo a terra, guardando i miei anfibi alternarsi tra loro, prima uno poi l'altro, scricchiolavano indisturbati sopra tutta quella ghiaia e io mi domandai se non fossi un po' come i miei passi.
Naturali, un normale susseguirsi di un ritmo che impari una volta e ti accompagna per la vita, forse per il mio cuore Ethan era come uno dei miei passi, non potevo andare avanti se lui non ci fosse stato.
Scossi la testa e tornai alla realtà abbandonando quella teoria ingenua.
Mi tolsi gli anfibi prima di entrare e poi aprì la porta lasciando che il calore della casa mi travolgesse.
«Emma»
Alzai lo sguardo chiudendomi la porta alle spalle e sorrisi a Jenna,
«Pensavo fossi andata con i ragazzi»
Lei scosse la testa e scese le scale velocemente prendendomi una mano.
«Senti ti va di parlare?»
La guardai confusa e poi annuì lasciandomi trascinare al piano di sopra. Ci chiudemmo dentro la sua stanza e senza volerlo mi guardai intorno.
«Qualcosa non va?»
Chiese inclinando la testa per studiarmi.
Scossi la testa e la seguì andandomi a sedere accanto a lei sul letto.
«Sarò sincera, sono preoccupata per te»
Alzai un sopracciglio e la guardai confusa.
«Senti Emma, so che tutto quello che sta succedendo è...»
«Assurdo»
Dissi finendo la sua frase, lei sorrise raccogliendo i suoi lunghi ricci in un enorme chignon improvvisato.
«Appunto. Ecco io credo che tu non abbia agito con coscienza»
Mi sistemai meglio sul letto e cercai nei suoi occhi una risposta sensata.
«Aspetta, non riesco a capirti Jenna»
Ammisi portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sentendomi troppo i suoi occhi addosso.
Lei distolse lo sguardo ed esitò incrociando le gambe.
«Non ti sto giudicando, ma non credi di aver fatto le cose troppo di fretta oggi? Hai deciso di punto in bianco di lasciar andare tutta la tua vita, hai abbandonato tuo padre senza spiegazioni, per il mondo sei dentro una tomba che non ospita nemmeno il tuo corpo...»
«Ti prego basta»
La fermai prima che potesse continuare, non volevo sentire più una parola su quell'argomento, volevo che quella parte di me scomparisse.
«So di apparire come una persona orribile, ma è meglio per tutti che quella Emma si trovi sotto due metri di terra ora»
Mi alzai dal letto allontanandomi di qualche passo da lei.
«Cosa c'è di male nell'avere una seconda possibilità? Posso solo immaginare quello che puoi aver passato, ma non puoi davvero volere questo Emma! Qui non avrai nulla che là fuori non possa essere migliore»
Mandai giù un po' di saliva, leggevo la disperazione nei suoi occhi e nei miei non poteva che esserci lo stesso.
«Jenna ti prego»
Sussurrai sentendo una lacrima scendermi lungo il viso.
«Ti prego non convincermi a tornare indietro, non posso permettermi di perdonarlo ancora»
Misi le mani avanti accorgendomi solo ora di non essermi tolta ne il cappello ne la sciarpa.
La vidi scendere dal letto e raggiungermi.
«Oddio l'ha fatto ancora?»
Strinsi le labbra e lasciai che quel sospiro uscisse di riflesso, seguito da lacrime salate che mi bruciarono le guance, la vidi esitare e poi stringermi tra le braccia affondando le sue dita tra i miei capelli.

Forget about me SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora