Talmente ero immersa nei miei pensieri che nemmeno lo sentì arrivare, mi fermai quasi sbattendoci contro e alzai lo sguardo verso il suo viso.
Ora era li, davanti a me in tutti i suoi 190 centimetri, con il cappuccio sulla testa e il naso rosso per i pochi gradi. Notai tre piccole lentiggini su esso e non potei fare a meno di sorridere per qualche secondo.
«Non so come formulare un discorso sensato per farmi dare delle risposte vere»
Ammisi posandogli una mano sul petto e allontanandomi di qualche centimetro. Il suo profumo mi stava confondendo e avevo bisogno di non sentirlo più.
«Emma...»
Scossi la testa e distolsi lo sguardo abbassandolo a terra, una delle sue all star alte nere era slacciata, ma lo tenni per me continuando a guardare quel paio di scarpe consumate.
«Non so come tu faccia a sapere tutte queste cose su di me, a conoscermi nonostante io non so chi tu sia, ma mi stai spaventando e preferirei tornare in casa»
Mentì cercando una buona scusa per farlo allontanare da me, non provavo affatto paura, anzi forse erano tutte quelle sensazioni irrazionali che provavo con lui nei paraggi che mi mandavano sui nervi davvero.

Come potevo sentire di dipendere da un ragazzo che non conoscevo affatto?

Era assurdo, completamente senza senso e assolutamente fuori luogo.
«Balle»
Pronunciò ancora prendendomi il mento tra il pollice e l'indice per sollevarmi il viso.
«Non mi stai guardando negli occhi e mentre menti abbassi sempre la voce zoppicando sulle tue stesse parole. Non sai mentirmi Emma»
Le sue iridi erano talmente scure che a stento riuscivi a distinguerle dalla pupilla, rimanevo incantata ogni volta, dentro quell'oblio mi ci perdevo e pensavo solo a che sapore potessero avere le sue labbra.
«Ti ricordi di me?»
Chiese all'improvviso facendomi tornare alla realtà, il mio cuore mancò qualche battito ed improvviso sentì di non avere più freddo, nonostante il vento che si era alzato.
«Io...»
Mi fermai ascoltando il suono pesante del suo respiro, strinsi il tessuto spesso della sua felpa e lo tirai verso di me alzandomi in punta di piedi. Gli sfiorai il naso e chiusi gli occhi posando le mie labbra sulle sue.
Esitai qualche secondo ancora, il suo braccio mi cinse la vita e una delle sue mani trovò l'incastro perfetto tra la mia guancia e il mio orecchio, mi strinse a se assecondando quella pazzia.
Le sue labbra baciavano esperte senza dimenticarsi di essere dolci, lasciai andare la presa sul tessuto e la lasciai scivolare sul suo collo, il suo battito era alle stelle e i brividi che percorrevano il mio erano incredibili. Salì ancora stringendo tra le mani i suoi capelli, mi separai da lui giusto il tempo di riprendere fiato e mi resi conto di non essermi mai sentita così viva da quando mi ero risvegliata dal coma.
«Com'è possibile che abbia sentito la mancanza di questo, se nemmeno ricordo di averti mai incontrato prima?»
Sussurrai velocemente cercando di ritrovare il mio autocontrollo, mi sentì sfiorare il naso e il suo sorriso toccare le mie labbra lasciandomi ancora un bacio.
«Devo spiegartelo proprio adesso?»
Chiese a bassa voce sfiorandomi con il pollice la guancia.
Sorrisi e mi morsi un labbro attenta a non toccare la sua bocca.
«Posso aspettare»
Risposi tornando a stringergli il tessuto della felpa. Lo sentì sorridere ancora una volta e ritornare sulle mie labbra facendomi perdere tutta la razionalità di cui disponevo. Il mio cervello non rispondeva più al mio corpo, lo sentivo annegare nell'odore di quel ragazzo e nel sapore delle sue labbra tanto familiari, ogni tanto partivano sorrisi e scosse improvvise in ogni parte del mio corpo. Senza controllo, senza freni, era come se da quel bacio ora intenso le mie labbra non volevano più separarsi.
«Mi stai uccidendo Emma»
Sussurrò riprendendo fiato e appoggiando la sua fronte alla mia, facendo attenzione a non dare troppo peso sulla ferita. Le sue mani mi tenevano strette il viso e le mie la sua felpa.
Tornai con i piedi per terra e lui rise dolcemente sul mio collo.
Un brivido mi prese alla sprovvista percorrendomi ovunque, lo avvertì perfino sulla punta delle dita.
«Calmati Ethan, il tuo cuore è fuori controllo»
Dissi lasciandoli una carezza sul viso e fermandomi sul suo collo, le sue labbra mi sfiorarono la spalla scoperta e un'altra scossa partì scaldandomi all'improvviso.
«Dio, se solo sapessi quanto mi sei mancata...»
Il rumore del cancello elettrico infondo alla via ci prese alla sprovvista, il suo corpo si allontanò dal mio all'improvviso e quasi persi l'equilibrio, dimenticandomi per un momento come un corpo potesse reggersi in piedi da solo.
La sua mano afferrò la mia e cominciò a correre velocemente incitandomi a sbrigarmi. Lo assecondai e appena raggiungemmo il portico della villa mi spinse in casa lasciando la porta aperta e tirandomi su per le scale come un pazzo.
Spalancò la porta della mia stanza e mi spinse ancora una volta dentro.
«Levati la sciarpa e il cappello, nascondili sotto al cuscino o alle lenzuola e sdraiati fingendo di dormire»
Parlava talmente velocemente che dovetti concentrarmi per capire ogni singola parola, annuì e mi spogliai camminando verso il letto, nascosi tutto sotto al cuscino e litigai con i lacci per levarmi anche gli anfibi che lanciai sotto al letto, coprendomi poi con le coperte e aspettando in silenzio.

Forget about me SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora