Capitolo 18

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È cambiata, I capelli che prima le arrivavano giusto sotto il seno, ora sono sopra le spalle, é bionda con alcuni capelli bianchi e gli occhi belli e tristi, sempre di quell'azzurro cielo con qualche sfumatura di grigio. Lentamente si avvicina, inizia a singhiozzare più forte, appena è a pochi passi da me mi si getta addosso abbracciandomi. Io non sapevo bene cosa fare, ero emozionata, arrabbiata, felice e molte altre erano le emozioni che stavo provando . L'unica cosa che riuscii a fare, fu quella di ricambiare l'abbraccio, così iniziammo a piangere e singhiozzare assieme, fino a quando fummo interrotte dalla vocina di Giorgia: "mama tutto ok? Pelché piangi? "
Non sa ancora parlare bene e ha una vocina davvero dolce.
Giulia, per la precisione mia mamma, si stacca da me e si volta verso la piccola. Io guardo Luca che con lo sguardo mi rassicura. Se non ci fosse lui io davvero non saprei cosa fare.
" Sei bellissima! " esclama mia madre a Giorgia. "Come ti chiami piccina?"
"Giogia. " risponde la piccola con timidezza.
" Che bel nome! Sai che sei uguale a tua madre quand'era piccola? Hai il suo stesso nasino e il suo stesso faccino tenero. Hai anche il mio stesso colore degli occhi". Aggiunge in seguito, osservandola bene.
" Davvero sono uguale alla mama?" risponde lei.
"si, se ti va di venire dentro, ti faccio vedere le foto della mamma quando aveva la tua età, che ne pensi?"
"evviva evviva, voglio vederle subito" urla Gio, facendo salti di gioia.
Io le ascolto in silenzio, mi mancava la voce di mia madre. Non so cosa dirle, così semplicemente resto lì, a fissarla, mentre osserva mia figlia, nonché sua nipote.
Così entrammo in casa, il corridoio era uguale a come lo ricordavo. Con le foto di tutta la famiglia appese.
Mentre Giorgia e Luca sfogliavano l'album delle mie foto di quando ero piccola, io mi stavo perdendo nei ricordi di quelle fotografie, in cui dietro si nascondevano esperienze bellissime. Non mi accorsi però, che mi madre e mio padre erano lì, che mi stavano fissando, e stavano cercando di trovare il momento giusto per parlare. Mio padre lo trovo invecchiato, adesso che mi ha vista li si stanno illuminando gli occhi. Non viene ad abbracciarmi,ma inizia un discorso:
"Sai Sofia, abbiamo fatto un grosso errore a non capire in che situazione eri, a non starti vicino quand'eri in difficoltà, a complicarti le cose. Noi non sappiamo quanto tu possa aver sofferto, ma sappiamo che c'è ne pentiamo, e anche io e tua madre abbiamo sofferto. Non ti abbiamo capita, anzi, più correttamente non abbiamo voluto capirti. Siamo stati egoisti. Abbiamo pensato a noi. Sai, tu sei l'unica nostra bambina. E il fatto che tu avessi potuto avere una bambina, che tu dovevi crescere così in fretta, non lo accettavamo. Pensavamo di perderti. Pensavamo di non aver più la nostra piccolina, ma adesso una cosa l'abbiamo capita. Tu sei la nostra bambina, e lo rimarrai per sempre. Anche quando avrai 40 anni. Non importa l'età, il luogo o la distanza. Noi siamo sempre i tuoi genitori, e tu sempre la nostra piccola. Quindi ti chiediamo scusa. E vogliamo rimediare, stare vicino a te e alla tua bambina. Vogliamo rientrare nella tua vita. Capiremo se non vorrai perdonarci... " non lo lascio finire il discorso che mi butto su di lui e lo abbraccio. Mi è mancato troppo. Mi sono mancati troppo. Mia mamma si aggiunge e ci abbracciamo tutti insieme. Mi stringono forte. E dai nostri occhi escono lacrime di gioia. Le parole non servono, quando parlano gli occhi.

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Ecco il diciottesimo capitolo tanto atteso! Scusate se non sono stata molto attiva, cercherò di esserlo di più. Mi fa piacere che state apprezzando la mia storia, non dimenticate di votarla e lasciare un commento qui sotto per farmi sapere se questo capitolo vi è piaciuto o no. Se volete scrivermi fatelo, mi farebbe molto piacere:)
Se volete potete seguirmi su Instagram, sono 'Ila.festanio'
Vi auguro un felice anno nuovo🎉❤️

Ila💋

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