Capitolo 1

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Quella mattina mi alzai più tardi del solito, non so per quale ragione ma non avevo proprio la forza di alzarmi.

-10 minuti di ritardo- dissi a me stessa con la voce impastata dal sonno. Potrebbe non sembrare grave, infondo erano solo 10 minuti, ma per una come me, che programmava ogni attimo della sua vita, era dannatamente grave. Fortunatamente non ero fuori tempo massimo e avevo tutto il tempo che mi occorreva per prepararmi per scuola.

Mi alzai dal letto e mi precipitai al cellulare, che mi attirava per una piccola lucina blu, segno di un messaggio.

Era la mia migliore amica che mi augurava buon giorno. Che dolce...cosa avrei mai potuto fare senza di lei? Risposi velocemente e andai davanti allo specchio, trovandomi d'avanti una versione di me al quanto spaventosa.

Corsi in bagno, mi lavai veloce, mi vestii con le prime cose che mi passarono a tiro, una maglietta a maniche corte con sopra una camicetta leggera bianca e dei jeans strappati con delle converse rosse.

Scesi giù di corsa e presi una merendina al volo. Salutai velocemente i miei fratellini,  2 gemellini di 10 anni di nome Anne e Andrew, delle pesti con la tendenza ad essere adorabili, ed infine mi avviai verso la cucina.

Diedi un bacio a mia madre intenta a preparare dei pancake ai gemelli, non era mai stata brava con le nuove ricette, infine gridai un "Ciao papà io vado" a mio padre che leggeva il giornale in giardino.

Di solito facevo sempre in tempo a fare un salto anche alla casa affianco, dove vivevano i miei zii, i miei cugini e i miei nonni, ma quel giorno andavo di fretta. Riuscì solo a vedere da lontano mio cugino montare Jessie una cavalla bianca...la mia preferita.

Se non l'avevate ancora capito vivevo in una scuderia. I miei genitori,insieme al resto della banda chiamata più comunemente famiglia, la gestivano da molti anni e si poteva ammettere che eravamo molto conosciuti anche in città. La mia famiglia era molto numerosa, ma c'era sempre del lavoro da sbrigare.

Riuscì per un pelo a prendere lo scuolabus e mi andai a sedere nei posti di dietro; misi le cuffiette alle orecchie e cominciai a immergermi nella musica ammirando il panorama.

Quel giorno non era un giorno qualsiasi, quel giorno era il primo giorno senza la signora Anderson, la temibile prof di matematica che mi aveva fatto passare i due anni peggiori della mia vita.
Diciamo che io e la matematica non siamo mai andate d'amore e d'accordo , ma la signora Anderson non mi aveva certo aiutata, anzi me l'aveva fatta odiare di più, e ce ne voleva.

Ma quel giorno tutto sarebbe cambiato, il nuovo supplente o la nuova supplente mi avrebbe fatto amare così tanto la matematica da farmi diventare la reincarnazione di Einstein. Ci avrei provato, ci sarei riuscita.

Il bus si fermò, per poi ripartire. Erano saliti altri 5 ragazzi.

Non ero molto popolare, al di fuori della mia classe conoscevo davvero poche persone, quindi sul bus stavo sempre da sola perché i miei amici andavano a piedi o più comunemente con la macchina, che non mi è mai stato  permesso usare per colpa della iperprotettività di mio padre.

Dopo non molto tempo arrivammo a destinazione.

I colori appariscenti della mia scuola mi accecarono...o forse era solo colpa dell'enorme auto parcheggiata nella zona più visibile del parcheggio riservato. Che ci fosse un nuovo arrivato imparentato al principe William? Non mi restava che scoprirlo.

Camminai per i corridoi in fretta e furia, curiosa di vedere il nuovo supplente o la nuova supplente, ma sfortunatamente in classe c'erano solo adolescenti in pre dagli ormoni.

Un amore matematicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora