Lo guardai sbalordita.
-Casa tua?-
-Esatto casa mia- sorrise
-E mi spieghi che diamine ci facciamo a casa tua?- dissi aprendo il mio mini ombrellino
-Mmm...chiamasi una piccola sosta-
-Non se ne parla, adesso io me ne torno in macchina e tu mi riporti nella mia umile dimora-
-Umile dimora?-disse ridendo. Ma perché rideva in continuazione di me?
-Si, non vivo di certo in una sottospecie di reggia come te-
-Andiamo Lulù vieni qui-
-No! E smettila di chiamarmi con quel nome orrendo prima che ti colpisca ripetutamente con il mio ombrello finchè non ti dimentichi come ti chiami-
-Ehi calmina! Non hai neanche le chiavi, che si dia il caso abbia io- Lo guardai un po ', accettando la sfida non chiesta apertamente e mi buttai addosso a lui cercando di prendere le chiavi. Da lì inziò una lotta, e quando con una mossa furtiva riuscì a strappargliele di mano, lui cominciò a farmi il sollettico che sfortunatamente, soffro gravemente.
-AIUTOOOO! MI STA VIOLENTANDOOO!!!- gridai nella speranza che si staccasse dalla vergogna o massimo che era, che qualcuno venisse in mio soccorso, ma nulla, lui mi strinse più forte a se, mi prese le chiavi e recuperò l'ombrello che era caduto durante la "lotta"
-Non ti conviene sfidarmi Lulù Brown, coraggio entra dentro- disse usando l'ombrello come spada.
-Senti Noah, ti ho raccontato tutta la mia vita, ti ho assecondato per il passaggio, ti ho sopportato per tutto il viaggio, ma che tu mi prendi e mi porti a casa tua dopo che ci conosciamo da un giorno quasi e mezzo non mi sta bene. Mi spiace ma tutta questa confidenza non l'accetto.-
-Ehi, calmati! Ti ho portata qui perché piove a dirotto e la strada verso casa tua è troppo lunga e pericolosa. Ieri ho visto le previsioni e non dovrebbe durare per più di mezz'ora, quindi resti un po' dentro casa mia al calduccio e appena finisce di piovere ti riaccompagno a casa. Non mi sembra una tragedia-
-È che io......Lascia stare. Entriamo dentro- Lui annuì e mi fece strada.
Aveva una casa a dir poco stupenda. Erano due piani di pura eleganza. Divani in pelle, tv a schermo piatto e vari oggetti elettronici mai visti.
Ci raggiunse un rottweiler gigante e pieno di bava.
-Ehi buono! Luisana lui è William, William lei è Luisana. Non ucciderla è sotto la mia sorveglianza-
Ridacchiai- hai chiamato il tuo cane William?-
-Si, che c'è di male? È un gran bel nome e ricorda il mio amore per la lettura. ..di un gran scrittore. ..-
-Già il grande Shakespeare...lo adoro anche io-mi sorrise. Andò a poggiare il giubbotto all'attaccapanni e da girato disse: -immagino che William abbia voglia di ucciderti, ama solo me e non apprezza nessun altro essere vivente, quindi ti consiglierei di non...- si girò e sbattè gli occhi più e più volte. Mi ero accovacciata a terra ad accarezzarlo, mi ricordava il mio Peligro. Lui mi leccava la faccia, era un tenerone a differenza del padrone.
-Dicevi? - chiesi ridendo
-C-come hai fatto? cosa gli hai fatto? William è un asociale, lui odia tutti eccetto me.-
-A mio parere è solo un bestione in cerca di amore, non è vero bellezza?-
-Ma è...è impossibile. Tutte le donne che ho frequentato lo hanno sempre odiato e lui ha sempre odiato loro.-
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Un amore matematico
RomanceLuisana Brown, studentessa californiana, 20 anni. Noah Jefferson, supplente di matematica, 28 anni. I due avranno subito uno splendido rapporto, ben diverso da quello tra un professore e un'alunna. La differenza di età e il dovere di prof e alunna r...