Capitolo 40

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Quella mattina ci sarebbe stato il processo.
Io ero pronta come non mai.
Alle 9 e mezza uscì di casa con i miei genitori e Mark.
Avevo fra le mani il mio telefono con il file su dove Lucas confessava le sue colpe ed ero pronta a farlo sentire a tutta la sala.
Entrarono i miei genitori e Mark e anche il mio avvocato insieme ai genitori di Thomas che erano sempre più distrutti.
Io rimasi fuori nel corridoio ad aspettare il giudice che mi chiamasse.
Mentre aspettavo entrò dalla porta di ingresso Thomas con le manette e la solita tutina gialla da detenuto con accanto mio zio che controllava ogni suo passo.

Mi si piangeva il cuore vederlo così.

Non appena mi vide il suo sguardo da preoccupato si trasformò in uno tranquillo.
"Sei bellissima" disse avvicinandosi a me.
Io sorrisi leggermente e poi fu chiamato per entrare nella sala.
Dopo pochissimi minuti fui chiamata anch'io e mi sedetti sulla poltrona girevole alla destra del giudice Orward e sempre verso la sua sinistra c'era Lucas con un sorriso falsissimo.

Mi faceva così schifo quell'essere.

"Bene, allora, signorina Neri, le dispiace raccontarci la sua versione dei fatti riguardanti la notte del ventitrè luglio?" mi chiese il giudice.
Io annuì e raccontai senza tralasciare nemmeno un dettaglio al giudice.
"Signorina, il qui presente Lucas Rossi sostiene che lei sia stata costretta a dire questa versione dei fatti, e sostiene pure che, durante la sua presunta scomparsa, insieme al detenuto Thomas Bocchimpani, lei abbia subito violenze sessuali, le risulta tutto questo?" mi chiese il giudice.
"Assolutamente no" risposi decisa.
"Obiezione vostro onore!" disse subito l'avvocato di Lucas.
"In quella baita si sono ritrovati anche indumenti di questa ragazza con DNA del detenuto, chi ci accerta che la ragazza non sia stata manipolata e costretta a dare questa versione dei fatti?" chiese poi l'avvocato.
"Obiezione vostro onore!" contraccambiò il mio avvocato.
"Sul corpo della mia cliente non vi sono segni di violenza e da tutti gli esami a cui è stata sottoposta la mia cliente, risulta stabile in tutti i campi clinici" rispose il mio avvocato.
"Obiezione accolta" disse il giudice rivolgendosi al mio avvocato e battendo il martelletto sul tavolo.
"Obiezione vostro onore, il detenuto è accusato di violenza fisica, chi ci assicura che gli esami dicano sul serio ciò che ha affermato il mio collega?" chiese l'avvocato di Lucas.
"Obiezione non accolta. I documenti clinici sono informazioni private" rispose il giudice.
"Vostro onore! Il detenuto non ha nessuna colpa, ha portato solo una ragazza per colpa del clima insopportabile che essa stava vivendo!" disse il mio avvocato.

"Obiezione vostro onore! Come dice la legge, prendere una persona e portarla lontano dalla sua abitazione senza avvisare nemmeno i genitori è considerato come sequestro di persona! Ed è un reato!" rispose l'avvocato di Lucas.

Ecco! Adesso sarebbe stato il mio turno.

"Mi scusi vostro onore! Ma da quel poco che so, la legge dice anche che un reato ancora più grave è scagliare accuse false verso una persona innocente! E più grave ancora è manipolare le forze dell'ordine con sporco denaro per arrestare un cittadino innocente!" dissi alzandomi dalla poltroncina.

Thomas mi guardò e mi sorrise.
Io ricambiai il sorriso e tirai fuori il mio telefono.
"Sono parole al vento! Non hai uno straccio di prova!" rispose Lucas impanicato.
"Questo lo vedremo!" dissi io.
"Vostro onore, sarei lieta se lei ascoltasse questa registrazione del qui presente Lucas dove dice chiaramente che è stato lui ad accusare ingiustamente Thomas e che ha anche ordinato a dei poliziotti in cambio di somme di denaro per arrestarlo" risposi io porgendogli il telefono e selezionando la registrazione.

Il giudice mise a tutto volume la registrazione che era già partita e tutta la sala rimase in silenzio a sentire.

*"Non toccarmi!" risposi stringendo i denti e allontanando la sua sudicia mano.
Lui ritornò serio e mi prese per il polso stringendomelo abbastanza forte da farmi gemere dal dolore.
"Attenta a ciò che fai Sara, non ci metto niente a farti risvegliare in un letto di ospedale accanto a tua sorella" disse serio mentre continuava a stringermi il polso.
"Lucas basta! Mi fai male" imprecai.
"E posso benissimo farti sbattere al fresco proprio come ho fatto con il tuo amato ragazzo" rispose continuando ad aumentare la forza con cui mi stringeva il polso.
"Lucas smettila!" dissi io divincolandomi.
Poi mi lasciò la presa violentemente e io respirai a fatica.
"Se proprio ci tieni a saperlo, sono stato proprio io ad accusare Thomas. Insomma, l'ho sempre odiato quell'ammasso di ciuffo. Ti aveva portata via da me, e gliel'ho fatta pagare! E se voglio, mi basta fare un paio di chiamate per far finire anche la sua amata carriera da stupido cantante!" rispose ridacchiando.*

"Basta così. Ho deciso." disse il giudice disgustato.

Io soddisfatta posai il mio telefono mentre vidi Thomas avere quasi gli occhi pieni di rabbia per Lucas, sicuramente perché aveva provato a farmi del male.

Lucas intanto era rimasto di sasso e senza parole dalla mia azione.

"Lucas Rossi, nel nome della legge, la dichiaro in arresto e pronto a scontare ben 20 anni di carcere per i seguenti reati : diffamazione di persona, comportamenti aggressivi e violenti verso una donna e manipolazione delle alte autorità. In quanto al detenuto Thomas Bocchimpani, la dichiaro scarcerato. Così deciso, chiudo qui il processo." disse il giudice battendo il martello sul suo tavolo e andandosene via.

"Cosa?! No non può essere!" urlava Lucas mentre il giudice si allontanava dalla sala e i poliziotti mettevano le manette attorno ai suoi polsi.

Thomas si alzò dalla poltrona e impazientemente, non appena mio zio gli tolse le manette corse subito verso di me abbracciandomi forte.
"Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo" diceva in continuazione mentre avevo le sue braccia attorno al mio corpo stretto forte a se.
"Anch'io ti amo" risposi sorridendo.
Poi ci staccammo e si avvicinarono subito i miei genitori con uno sguardo rassegnato.
"Vedo che non hai intenzione di mollarlo nemmeno un secondo" disse mio padre sospirando.
"Esattamente" risposi decisa sorridendo e guardando Thomas.
I miei genitori si guardarono negli occhi sospirando per poi lasciare lo sguardo verso me e Thomas squadrandoci dalla testa ai piedi.
"Benvenuto in famiglia allora" disse mio padre stringendo la mano a Thomas.
"Oh grazie signore!' rispose Thoma sorridente.
"Ciao! Io sono Mark il fratello di Sara!" disse poi Mark sorridente  intrufolandosi nel mezzo di mio padre e Thomas.
"Piacere ometto!" rispose Thomas sorridendo.

"Noi ritorniamo a casa, voi che volete fare?" ci chiese mia madre.
"Oh beh...ecco, forse dovrei aiutare Thomas a prendere le sue cose" risposi io.
"Va bene, allora ti aspettiamo per pranzo" disse mia madre sorridendo e andando via dalla sala insieme a Mark con mio padre.

Tutto era andato come doveva andare.
E non poteva andare meglio di così!.

SPAZIO AUTRICE :
Boom bitch😎 l'avevo detto io che chi doveva andare sul serio in carcere, alla fine, ci sarebbe andato ehehehe 😌.
Spero sarete ancora più contenti dato che i genitori di Sara hanno accettato finalmente Thomas in famiglia hihihi😏.
Vi è piaciuto il capitolo quindi?.
Amatemi alla follia.
E niente.
Ve saluto e ve ringrazio.
Ciau
-Clelia💜


Just you. ||Thomas Bocchimpani|| #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora