Capitolo 44

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Dal capitolo precedente :
"Thom guarda la strada... sto bene!" urlai io.
Vidi Thomas sbarrare gli occhi non appena il suo sguardo ritornò dritto sulla strada.

Sentì un rumore di camion assordante, poi una frenata assurda sempre più ovattata.

E poi il buio più totale.

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POVS THOMAS :

Cercai di aprire gli occhi lentamente e vidi che ero sull'asfalto mentre sentivo i rumori di persone attorno a me.
Provai a guardare Sara e la vidi a terra in un bagno di sangue.

"S...Sara!" dissi io con un filo di voce.
"Sta calmo, vi portiamo in ospedale adesso" rispose un uomo che mi prese in barella e mi fece entrare in ambulanza.
Accanto alla mia barella c'era anche quella di Sara con lei distesa sopra.
Non apriva gli occhi.

Perchè non li apriva?!.

"Parti" disse poi l'uomo e l'ambulanza partì.
"Ragazzo, ti sei salvato per un pelo, ci vorranno solo dei punti alla testa dato che sanguini" mi disse poi lo stesso uomo mentre mi controllata la testa.
Io continuavo a fissare Sara.
L'uomo se ne accorse e mi fece un sorriso per calmarmi.
"Se la caverà" mi disse.

Arrivammo in ospedale e le nostre barelle andarono in strade differenti.
Quella di Sara correva all'impazzata in terapia intensiva.

Sara non mi abbandonare ti prego.

NARRATO DALL'AUTRICE :

Per far addormentare Thomas ci vollero ben 7 medici che lo tenevano fermo per fargli l'iniezione del sonnifero.
Voleva andare a vedere come stava la sua ragazza e il suo bambino.
Passò tutta la notte e l'indomani non appena Thomas si risvegliò scese dal letto per andare a vedere Sara dato che i medici gli avevano detto che ancora non si era svegliata.

"Dov'è Sara!" urlava Thomas mentre era davanti alla porta della sua ragazza.
"Thomas ma che fai fuori dalla tua stanza! Rientra subito! Sei ancora troppo debole" diceva Riccardo che era venuto insieme alla sua ragazza Federica non appena seppero la terribile notizia.
Federica non faceva altro che singhiozzare e piamgere insieme alla madre di Sara.
Il padre con il fratello non erano ancora arrivati dati vari impegni lavorativi e scolastici.
Thomas si sentiva così in colpa.
Credeva che era stata solo colpa sua se Sara e suo figlio ancora non si erano risvegliati.
"Signore, deve rientrare nella sua stanza" disse un infermiere prendendo Thomas per un braccio.
"Devo vedere la mia ragazza e mio figlio!" diceva in continuazione Thomas in preda ad una crisi di panico.
"Si rilassi signore, già c'è chi di competenza che sta facendo il possibile sia per la madre che per il figlio!" rispose l'infermiere cercando di calmarlo.

Thomas sbuffò e chiuse con forza la sua porta della stanza in cui si trovava non appena si era svegliato quella mattina.

Circa mezzogiorno la porta di Thomas si spalancò facendo sussultare dallo spavento il giovane cantante.
Entrò il padre di Sara con uno sguardo furioso e arrabbiato.
"Che cosa hai fatto a mia figlia!" urlava il padre di Sara disperato avvicinandosi e prendendolo per il colletto della maglietta di Thomas.
"Caro non è stata colpa di Thomas, vieni con noi in sala d'aspetto e lascialo in pace!" rispose la madre fermando suo marito per poi riportarselo in sala relax.

Subito dopo si piombò sempre in quella stanza l'amico Riccardo preoccupato.
"Oddio, pensavo ti avesse picchiato" disse Riccardo mettendosi le mani fra i capelli e facendo un sospiro di sollievo non appena vide il suo giovane amico senza nessun graffio da parte del padre di Sara.
"Tranquillo... forse me le merito due sberle" rispose Thomas abbassando lo sguardo.
"Thomas che dici! Non è stata colpa di nessuno se Sara è in coma" disse Riccardo cercando di far ragionare il suo amico.
"Perché non si sveglia dannazione!" urlò Thomas in preda all'ira.
"Thom calmati, non risolvi nulla facendo così, bisogna avere solo pazienza e pregare il cielo che vada tutto bene, sia a lei che a tuo figlio!" rispose Riccardo fissando nelle palle degli occhi Thomas.
Il giovane cantante tirò un lungo respiro per calmarsi e poi si coprì il viso con le mani.
"Mi sento uno schifo" disse poi trattenendo le lacrime.
"Non lo sei invece, dai su" rispose Riccardo per poi abbracciare il suo amico.
"Tutto si risolverà" aggiunse stringendolo ancora più forte non appena sentì i singhiozzi di Thomas.

Dopo aver sciolto l'abbraccio, entrò un'infermiera sgridando Riccardo oer essere entrato in stanza fuori dall'orario di visite e fu costretto ad andarsene e ritornare in sala d'aspetto.

Thomas stava davvero male.
I sensi di colpa lo stavano divorando.
Credeva che fosse stata solo colpa sua se adesso la sua ragazza e suo figlio lottavano contro la vita e la morte.

Verso le tre del pomeriggio dimetterono Thomas dato che non aveva nulla di grave, ma rimase ugualmente in ospedale attendendo notizie di Sara e di suo figlio.
Alle cinque del pomeriggio ancora nessuna notizia.
I dottori facevano corse assurde per entrare e uscire da quella maledetta stanza dove era rinchiusa Sara.

"Dannazione, ma perché non ci dicono nulla!" disse il padre di Sara indignato.
"Caro ti prego calmati" rispose la madre singhiozzando.
"È tutta colpa tua!" disse il padre furioso riferendosi a Thomas.

Thomas non diceva nulla, credeva che aveva ragione il padre.
Era solo colpa sua.
Se Sara era fra la vita e la morte era soltanto per colpa sua, di chi altro sennò?.

Verso le sette di sera uscì il dottore da quella stanza e Thomas insieme ai genitori di Sara gli si piombò davanti.
"Dottore, come sta?" chiese la madre di Sara.
"Allora... la ragazza è salva..." rispose il dottore.

Thomas chiuse gli occhi tirando un sospiro di sollievo e la stessa reazione ebbero tutti gli altri.

"E mio figlio?" chiese il giovane cantante ricordandosene.
"Lei è il padre?" chiese il dottore.
Thomas annuì.
"Il bambino... non ce l'ha fatta... vede, ai primi mesi il feto è talmente fragile che basta un minimo movimento sbagliato che le acque si rompono immediatamente e appunto non essendo ancora ben formato il bambino... ecco... rimane soffocato dal liquido amniotico... mi dispiace così tanto..." rispose il dottore con un tono abbattuto.

Il giovane padre si mise le mani fra i capelli e indietreggiò fino a toccare le sedie della sala d'aspetto con gli occhi lucidi e pronti a far fuoriuscire le lacrime.
"L'ho ucciso... l'ho ucciso..." continuava a ripetere mentre le lacrime iniziavano a scendere dai suoi occhioni lucidi.
"No Thomas non pensarlo nemmeno per un secondo! Tu non hai ucciso nessuno okay?" rispose il suo amico Riccardo avvicinandosi al suo amico.

Ma nonostante questa risposta, l'umore di Thomas non cambiava.
Era distrutto, era convinto di essere l'assassino di suo figlio...

SPAZIO AUTRICE :
*prende scudo per proteggersi da possibili attacchi dei lettori*

Okay okay state calmi, ma scusatemi, preferivate una possibile morte della protagonista? Eh dai su, 😒😌.
Allora premetto che la parte "medica" non è ASSOLUTAMENTE GIUSTA dato che non sono un medico e su quelle cose ci sono andata di intuito quindi non portateci caso.

E niente rega, ve piaciuto il capitolo?😂.
Tranquilli che scene "deprimenti" non ce ne saranno più negli ultimi capitoli (forse😈).
E niente pt.2
Ve saluto e Ve ringrazio.
-Clelia💜

Just you. ||Thomas Bocchimpani|| #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora