Capitolo 39

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Non appena quel vaso cadde a terra sentì un dolore lancinante sul ventre, come se qualcuno mi avesse dato un calcio fortissimo.
Mi accasciai a terra trattenendo le urla e facendo i classici rumori di sforzo dal non urlare.

Cercai di alzarmi lentamente trattenendo con una mano la mia pancia e andai in camera mia a distendermi sul mio letto.

Non capivo.
Perché mi era venuta quella fitta così dolorosa?.

Stesi per tutto il resto della mattinata a letto a tenermi con la mano il sotto ventre perché se provavo per poco a mollare la presa il dolore ritornava sempre più forte.
Mentre ero ancora distesa sul letto sentì la porta di casa aprirsi.
"Mark sei tu?" chiesi cercando di avere una voce il più normale possibile.
"Si sono io, ma sei di nuovo a letto?" mi chiese lui mentre sentivo il suo zaino che si posava a terra.
"Ehm si" risposi respirando a fatica per colpa del dolore.
"Stai bene?" disse lui mentre con i suoi passi si avvicinava alla mia stanza.
"S...si si" risposi io cercando di alzarmi e cercando di urlare da dentro di me e non fuori.
"Non sei mai stata sul letto per tutta la mattinata, se non quando eri malata" disse mio fratello avvicinandosi a me e corrugando la sua fronte.
"Mark, sul serio, sto benissimo, preparo il pranzo" risposi andando in cucina mentre mi tenevo con una mano il basso ventre.

Dopo pochi minuti chiamai Mark per pranzare e subito dopo andò nella sua stanza a fare i suoi compiti.
Io mi distesi sul divano sperando che quel dolore potesse passare alla svelta.
Verso le 6 e mezza del pomeriggio il telefono di casa squillò ma andò a rispondere Mark.
"È per te" disse Mark passandomi il telefono.

Così presi il telefono.

*Conversazione telefonica*
"Pronto?" chiesi.
"La signorina Neri?" rispose una voce maschile.
"S...si" dissi deglutendo.
"Sono il giudice Orward, volevo chiederle una cosa riguardo il processo del detenuto Thomas Bocchimpani" rispose il giudice.

Io sbiancai

"Si mi dica" dissi cercando di sembrare calma.
"Per lei va bene se si sposta per domani mattina alle 10?" mi chiese.

La fitta al basso ventre prese di nuovo piede dentro di me e sussultai.

"D...domani?" chiesi io titubante.
"C'è qualche problema?" mi chiese ancora il giudice.
"N..no no nessuno, anzi, va benissimo, mi chiedevo soltanto il perché di questo spostamento" risposi.
"Beh il fatto è che ci sono state troppe voci al riguardo di questo accaduto al telegiornale, come credo lei sappia, quindi ho preferito porre fine al più presto possibile questa storia" disse il giudice sospirando.
"Oh, okay, va bene, allora a domani" risposi io.
"Buona serata signorina" rispose il giudice Orward per poi chiudere la chiamata.

*Fine conversazione telefonica"

Mi alzai lentamente dal divano per poi posare telefono sul tavolo.
"Mark!" lo chiamai.
Subito lui uscì dalla sua stanza e venne da me.
"Domani abbiamo il processo" gli dissi mentre si avvicinava verso di me.
"Wow che bello! Potrò conoscere Thomas!" rispose lui sorridendo.
"Mi spieghi perché ti piace così tanto?" gli chiesi ridacchiando per la sua buffaggine.
"Beh... sai, non lo so nemmeno io, però mi ispira molta simpatia" rispose lui tornando serio e inclinando leggermente la sua testa.
Io sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla.
"Va a fare i compiti simpaticone" dissi io spingendolo leggermente verso la sua stanza.
Lui imitò dei versi infantili e poi si chiuse nella sua stanza.

Erano le 7 di sera e finalmente arrivò mia madre da lavoro.
"Ei mamma, mi ha chiamato oggi il giudice e hanno spostato il processo" dissi tutto a un tratto mentre lei si toglieva i tacchi.
"Oh meglio ancora, così questa storia si chiude una volta per tutte e quel Thomas rimarrá chiuso in carcere oer chissà quanti anni" rispose mia madre acida.

Dio che rabbia.

"Mamma, io ho intenzione di difenderlo, perché la colpa non è stata sua di quello che è successo" dissi io titubante.
Lei mi fulminò con lo sguardo.
"Sara cosa diamine stai blaterando?!" quasi strillò quella donna.
"Ha...hai sentito bene! Accuserò Lucas dato che ho anche delle prove che lo incastrano perfettamente con questa faccenda!" risposi io andandomene subito nella mia stanza con le lacrime agli occhi.

A volte odiavo a morte i miei genitori.
Erano talmente cechi.
Non capivano proprio niente di come ciò che può sembrare bello e buono in realtà può avere penombre cattive e maligne.

Scoppiai a piangere sul mio letto.

Odiavo quando la mia rabbia di trasformava in lacrime.

Quella sera nemmeno cenai.
Stesi sulla mia scrivania a preparare le prove che avrebbero dovuto incastrare Lucas al processo di domani.
Non facevo altro che ascoltare e ascoltare quella registrazione.
Si sentivano anche i movimenti di quando mi aggredì.
Il che era più che perfetto.

Quella notte non dormì.
Un po' per la frenesia.
Un po' anche l'adrenalina che avevo nella gioia di riavere Thomas nella mia vita.
Un po' anche per il piacere di vedere quel bastardo di Lucas dietro le sbarre.

Non so perché, ma in quella notte, mi passarono per la mente tutti i ricordi che avevo custodito nella scuola di Amici.
Le mie canzoni.
La mia musica.
Shady.
Federica.
Mike.
Riccardo.
Alessio.
Andreas.
E tutti gli altri.
Ma c'era un'unico ragazzo che avevo sempre fra i miei pensieri, che ne fece parte anche quella notte.

Thomas.

Mentre la notte passava le fitte sul basso ventre continuavano a essere frequenti e io non capivo assolutamente il perché di questo dolore.
Durante quelle ore notturne ebbi anche qualche vampata di nausea.

Speravo solo che per il processo sarei stata meglio, non volevo interruzioni inutili.


SPAZIO AUTRICE :
Ciao bella genteeee.
Perdonatemi per il capitolo leggermente corto ma mi serviva come passaggio😏😏.
Siete pronti per il processo?.
E questi dolori, che saranno mai?.
Magari Sara avrá mangiato pesante 😂😂😂😂, no okay😂😂😂.
Vi è piaciuto il capitolo?.
Fatemelo sapere commentandooo.
Voglio tante stelline eh 😏.
E niente.
È l'01:44 e io non ho sonno quindi boh.
Ciau.
-Clelia💜

Just you. ||Thomas Bocchimpani|| #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora