prologo

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Diventò difficile tenere lo sguardo alto, la sua presenza non era facile da reggere.

Le mani dietro alla schiena, la postura diritta e rigida, i sui vestiti eleganti.

Il Signor Styles appariva come un uomo per bene, dall'aspetto spaventosamente affascinante.

La sua espressione era seria mentre scrutava attentamente ogni singola parte del mio corpo, e ciò mi rendeva nervosa.

Ancora non lo conoscevo, ma avevo già chiaro quanto mi spaventasse e mettesse a disagio.

Il solo pensiero che d'ora  in  avanti  sarei  stata sotto la sua custodia e avrei vissuto  con  lui, mi metteva una tremenda ansia.

La sua era stata una mossa piuttosto avventata, non poteva adottarmi senza neanche incontrarmi e chiedere la mia opinione prima.

Ma ovviamente nessuno aveva obbiettato o era stato capace di mettergli i bastoni tra le ruote.

Il motivo principale sicuramente era il fatto che a nessuno importasse di me.

Quindi se mi fossi suicidata o se fossi scappata, nessuno si sarebbe accorto di nulla.

In ogni caso, ormai non c'era più nulla da fare, se non andare a vivere con lui.

Ora sedeva su una poltroncina in pelle, all'interno dell'ufficio della direttrice.

Lei cinguettava qualcosa a proposito dell'edificio, lui si limitava a firmare i documenti, senza dare alcun cenno d'interesse.

Osservavo la situazione seduta su una sedia posta in disparte.

Era divertente quanto  sorprendente  l'atteggiamento della  Signora  Roberts, la  direttrice, nei confronti del seducente uomo.

L'avevo sempre vista come una persona seria  e rigida a riguardo di certi argomenti.

Ma vedendola ora, ai miei  occhi  appariva  solo come un'adolescente eccitata.

"La ringrazio per ciò che sta facendo" borbottò, portando i suoi capelli neri dietro le spalle.

"È stato  un  piacere" concluse, stringendogli  la mano.

Solo quando il Signor  Styles  si  girò  nella  mia direzione, capii che fosse  arrivato  il  momento di andare e sgranai gli occhi.

Non ero mentalmente pronta  a sopportare tutto ciò, l'agitazione salì in un batter d'occhio ed era abbastanza evidente.

L'uomo non  si  turbò,  invece,  fece  un  paio  di passi nella mia direzione e mi porse la mano.

"Andiamo, Marisol" mormorò.

A quel punto il mio cuore batté così forte, che a momenti pensai potesse scapparmi dal petto.

Non volevo avere alcun contatto con lui, ero così intimorita che avevo paura di toccare la sua grande mano, perciò scattai in piedi da sola.

Ma anche questa volta, l'uomo non sembrò turbato, semplicemente ritrasse la mano con un sorriso beffardo.

"Bene" disse.

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