capitolo diciotto

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Passai la notte in uno stato dolorante, avevo percepito il mio sedere pulsare mentre nella mia testa avevo ancora l'impressione che il Signor Styles stesse toccando ogni punto del mio corpo senza alcuna eccezione.

Sfiorando in modo sensuale il mio clitoride, le sue mani esperte avevano accarezzato la mia intimità finché non ero arrivata a sentirmi bagnata e così vogliosa che solo in quel momento mi era stato chiaro il suo concetto di piacere.

In un istante di quella esercitazione, avevo perso la cognizione del riprendere fiato, mi ero sentita talmente provocata che il mio liquido sarebbe potuto colare dalle mie labbra e sporcare le mie cosce arrossate.

Le sue capacità erano piacevolmente superiori alla mia esperienza accaduta in passato, perciò anche se avevo passato una notte con un uomo durante gli inizi della mia adolescenza, le mie conoscenze in proposito erano le stesse di una ragazza vergine.

A scuola quindi il mio aspetto aveva avuto un'aria del tutto trascurata, la mattina infatti, dopo aver poggiato i piedi per terra, non avevo avuto nemmeno le forze di rendermi perlomeno decente, anche se probabilmente non lo ero mai stata.

Il Signor Styles non passò a prendermi, bensì pagò un altro autista che sostituisse Paul in quei giorni di vacanza; si trattava solo di un altro uomo taciturno, ma al contrario di Paul, Carl risultava monotono in una maniera piuttosto evidente.

"Arrivederla Signorina" disse, lasciandomi di fronte all'edificio del riccio.

L'ufficio del Signor Styles risultava sempre più ansioso man mano che mi presentavo le volte dopo la scuola e in quella giornata ero più inquietata del solito per timore che l'uomo avesse trovato delle valide questioni per punirmi.

Ad ogni modo, all'ingresso di quel maestoso palazzo giaceva la stessa donna tutte le volte, era sempre di bella mostra, con delle lunghe gambe che evidenziava con una gonna corta e una camicia bianca sotto una giacca abbinata alla parte di sotto.

"Signorina Marisol, Buon Pomeriggio" disse.

"Salve" risposi.

"Mi permetta di accompagnarla dal Signor Styles, dovrei consegnare dei nuovi progetti" disse.

"Ok" borbottai.

A dire il vero ci ritrovammo in una situazione scomoda per entrambi, l'ascensore non era poi così veloce dato che spesso si fermava ad ogni piano per portare anche gli altri lavoratori e in ogni caso, nessuna aveva trovato qualcosa da dire all'altra.

Quindi fu un po' un sollievo per entrambe quando ci ritrovammo di fronte all'ufficio del Signor Styles, anche se io rimanevo a delle condizioni completamente differenti alle sue e non ero per nulla contenta di rincontrare quel grande bastardo.

"Mi scusi, Signore" disse la donna, dopo aver bussato, ma nonostante ciò notai che rimase ferma nell'uscio della porta.

"Avrei dei documenti da dargli" proseguì.

"Ok- Lasciali a Marisol e torna al tuo lavoro" borbottò l'uomo, che inoltre non aveva neanche alzato lo sguardo da quello che stava facendo.

La donna mantenne la porta aperta finché non entrai con le mani occupate da quei documenti, allora poi dovetti avvicinarmi alla sua scrivania, la quale notai che fosse a dir poco disordinata e stracolma di altri fogli scritti.

"Poggiali da qualche parte" disse.

Avevo intuito che l'uomo non fosse di buon umore oggi, ma a dir la verità non potevo che trarne vantaggio dato che non mi procurò difficoltà e rimase indaffarato tra tutta quella carta, come a tenersi distratto da qualche frustrazione.

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