Gli occhi verdi suoi scrutavano diligentemente la strada senza mai soffermarsi su altro e quando capitava che alcuni ricci gli ricadessero sulla visuale, li scostava usufruendo della mano che non poggiava sul volante.
La figura del Signor Styles rassicurava una totale calma mentre guidava, persino la sua espressione era capace di renderlo così pacato, eppure non riuscii a trovare neanche un punto di incoraggiamento che mi aiutasse a riposare e trarre beneficio del completo silenzio presente durante quel lungo tragitto in macchina.
Non sapevo se lo stesse facendo di proposito o se fosse solo troppo concentrato alla guida, ma in entrambi i casi sembrava essersi totalmente dimenticato della mia presenza, quando invece sedevo proprio nel posto al suo fianco e avvertivo l'ascesa di uno stato d'animo nervoso, se davvero consideravo la possibilità di un dannoso evento.
Probabilmente da sempre avevo adorato le persone riservate o capaci di argomentare pur senza spingersi nel personale altrui, ma per una questione di sincerità, dovevo ammettere che avrei preferito se il Signor Styles fosse stato una di quelle invadenti persone croniche, a cui non avrei mai saputo tener testa.
Di quell'immenso tempo passato insieme, non aveva usato neanche qualche minuto per presentarsi o specificare almeno le sue intenzioni, quali dopotutto erano la mia priorità. Quindi trovavo il suo atteggiamento piuttosto scomodo e forse proprio perché dentro quell'auto era lui la persona autorevole, mi facevo coinvolgere dal bisogno di sfogarmi e avrei voluto cacciare un urlo o piangere, finché non mi sarei stancata.
Avevo provato a distrarmi osservando il paesaggio che stavamo percorrendo, ma pure esso era risultato fin troppo monotono con sequenze verdi ripetitive o continue. Ci trovavamo all'interno di qualche foresta, o comunque di un bosco, che appariva ombroso in modo consecutivo, man mano che si avvicinava il momento della notte.
Fuori doveva soffiare un forte vento, giacché le file di alberi si orientavano nella nostra stessa direzione e sembravano come accompagnare il nostro passaggio. Quasi istintivamente, non potei evitare di stringermi all'interno della felpa nera che avevo scelto di indossare disobbedendo alla Signora Roberts, la direttrice dell'orfanotrofio.
Si era presentata nella mia stanza in mattinata con il solo obbiettivo di impormi un nuovo abbigliamento, composto da una maglia che a stento mi copriva il petto, talmente corta, e da una gonna che qualsiasi persona avrebbe potuto scambiare per un comune pezzo di stoffa, date le sue misure eccessivamente ristrette, poi affermando che abbigliata in un modo del genere avrei fatto una bella figura.
Per la verità, io non la pensavo ugualmente; in primo luogo, non era mai stato tra le mie priorità dare una buona impressione a qualunque individuo, ma in particolare all'uomo che aveva scelto di adottarmi senza un minimo di preavviso, mentre in secondo luogo, vestita in quel modo, pensavo con certezza che avrei dato solo un'altra versione di me stessa, quale nel rapporto con il mio oramai tutore avrebbe potuto creare delle incomprensioni.
Quindi avevo semplicemente indossato una larga felpa, abbinandola a dei jeans stretti e alle vans, ora irriconoscibili perché troppo rovinate -e inoltre, le uniche che possedevo-. Le avevo scelte tra la roba che la direttrice era riuscita a procurare durante un nuovo mercatino di beneficenza in città; un evento che trovavo totalmente umiliante nei confronti di ogni orfano esistente.
Quando la vecchia donna aveva notato il mio abbigliamento al colloquio, non si era trattenuta dal mandarmi frecciatine riguardo al mio stile e alla mia maleducazione, nonostante la presenza del Signor Styles. Tuttavia, io ero troppo impegnata ad osservare meravigliata l'aspetto di quest'ultimo, per prestare attenzione alle sue parole anche solo per un momento.
Mi sembrava così onirico che un uomo come il Signor Styles avesse deciso di adottarmi e in modo simultaneo non fui capace di immaginarmi come sarebbe stato vivere in sua presenza; credevo fosse totalmente fuori luogo nella mia vita, un uomo la cui avvenenza era in grado di coinvolgere ogni mio organo in un sentimento così indimenticabile da togliermi il fiato.