capitolo undici

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Il Signor Styles era un uomo maturo e per quanto mi riguardava, non potevo aggiungere che fosse anche  troppo introverso, poiché ero la prima.

Il suo comportamento era sempre accompagnato da un'apparenza seria, come la sua espressione che pur essendo sottomettente, provocava attrazione.

La sua figura in generale invocava la mia eccitazione in maniera eclatante, cosicché la notte precedente avrei potuto bagnare persino il sedile in pelle.

Mi sentivo ridicola al solo pensiero, il quale non era nemmeno chiaro, in fin dei conti, giacché avessi in mente un penetrante malessere.

Rimaneva coinciso solamente il ricordo del suo viso, lo sguardo che proseguiva sul mio corpo coperto da un paio di mutande e un reggiseno.

Non riuscivo nemmeno a sentirmi violata, perché in chiaro modo, solo pensandoci non riuscivo a evitare di immaginare che sarebbe potuto accadere altro.

La probabilità era prevedibile come l'improbabilità, comunque, poiché un uomo così splendido neanche pensava alla mia figura trascurata.

Ad ogni modo, ancora non sapevo come avrei potuto parlare al Signor Styles, dacché il mio viso stesso si preparasse ad elaborare un'espressione di disagio.

Immaginavo già il mio stomaco che saltellava sul posto, al movimento del battito cardiaco così rapido ed ingombrante.

Poi le guance che si procuravano calore e le gambe che per poco mi mancavano, per via di un temibile nervoso, inadeguato alla mia persona.

Ma non percepivo alcun pentimento al pensiero del mio comportamento, tanto meno di aver bevuto ed essere arrivata ad ubriacarmi.

In realtà, era da qualche anno che aspettavo questa occasione, a tal punto che aveva iniziato a pesarmi e da provare una curiosità indiscussa.

La prima esperienza era stata sicuramente ambigua, cioè non era così comune trincare nell'attesa del proprio tutore, quasi appena conosciuto.

Tuttavia, avevo forse esagerato e poco dopo, quindi, di conseguenza, rigettato, poi sentendomi male per la seguente mattinata di oggi.

Percepivo la testa pensante come un mattone e non alcuna necessità di alzarmi, anzi, solo il desiderio di dormire per il resto del giorno.

Quando cercavo di ricavare anche solo dei ricordi ridicoli, poi la mia conoscenza inceppava in seccanti pensieri confusi, così da recarmi fastidio.

Arrivando a conclusioni affrettate, quindi, decisi di chiedere impropriamente al Signor Styles, quando si accomodò in camera mia.

Vestiva con una maglia e dei bermuda per casa, e in mano aveva un bicchiere, accompagnato da un'altra busta color cartone.

"Ciao" disse.

"Ciao" risposi.

Lo osservavo da una posizione originale, con la testa poggiata sul cuscino, un po' come se gli porgessi le mie spalle.

"Prendi questa roba, altrimenti ti sentirai peggio" spiegò.

"Va bene" risposi.

"E così puoi prendere la pastiglia" continuò.

"Sì- Ecco, potrebbe ricapitolarmi cos'è successo ieri notte?" chiesi, non tenendo però il suo sguardo.

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