Capitolo 21: Demoni

174 12 0
                                    



"Lord Lucifer, la prego!" "No, Sytry! Ho preso la mia decisione, non osare contraddirmi!" Formulò imperioso, camminando a passo svelto, verso il trono, infastidito da quell' aggraziato e minuto demone dai capelli lilla, che gli trotterellava accanto, e che di spaventoso aveva ben poco. "Ma un ricevimento è un ottimo modo per integrarsi nel mondo dei demoni! Non può assolutamente rimanere per sempre rintanato in questo castello, Altezza!" L'imperatore si fermò, strinse i pugni, si morse le labbra, era furente. Gli occhi brillarono di una inquietante luce cremisi. Sytry rabbrividì, ancora una volta si era adirato con lui, lo aveva percepito,  tuttavia coraggiosamente si avvicinò: "Non devo avere paura di lui...perché...è come me..." Pensò cautamente, muovendo un passo verso il sovrano che udendolo, si volse elegantemente nella sua direzione. Lucifer sospirò, cercando di calmarsi, non poteva adirarsi per così poco, doveva assolutamente apparire più accondiscendente con i servitori:

"L'inferno è l'unico mondo nel quale non sono odiato: gli umani sono spaventati da me, per loro rappresento il male assoluto, gli angeli mi disprezzano, e le anime del purgatorio temono la mia ira, spaventate dalle sofferenze infernali..."

Doveva assolutamente stringere amicizia con quei demoni, così simili a lui, era un obbligo morale al quale prima o poi avrebbe dovuto adempiere:" Sono un codardo" Considerò sfiorandosi la fronte. Quelle creature, i demoni, erano per lui disturbanti.  In verità, ne era quasi spaventato e anche se non ne aveva mai parlato con nessuno, in cuor suo desiderava poter urlare al mondo il suo odio verso quel luogo. Era in piedi di fronte a Sytry, le su iridi cremisi incontrarono gli occhi celesti e scintillanti di quella creatura. Ne fu ammaliato, per un attimo il suo cuore si riscaldò di una luce bianca. Azazel affiancò il demone dalla chioma dalle sfumature candide, lanciandogli un tacito sguardo d'intesa, il minuto principe, gli dedicò un amabile sorriso con gli occhietti madidi di lacrime, sussurrandogli un tacito ringraziamento con lo sguardo.

Lucifer osservò il nuovo arrivato: era alto e slanciato, completamente vestito di nero, cercò di concentrarsi sul suo abbigliamento scuro, così simile a quello di Mephisto, che aveva quello stile originale che tanto e inconsapevolmente lo attraeva. Ma senza volerlo il suo sguardo fu rapito dalle sue iridi: erano viola, un colore insolito per un demone. Simboleggiava la spiritualità e la destrezza d'animo: il nobile arcangelo Uriel, che presiedeva al pentimento, aveva gli occhi della medesima tinta, non avrebbe mai dimenticato quelle iridi  che lo scrutavano imperiose, disgustate dal suo peccato. Il viso di Azazel era incorniciato da capelli bianchi e luminosi, ma tra essi, spiccavano aggressive quattro corna nere. Delle ali oscure, piumate e  uncinate, del medesimo numero. 

 Scrutò a lungo quelle piume, il tragico momento della metamorfosi si dipinse nefasto nella sua memoria, lacerando la sua psiche e il suo animo; le iridi rosse brillarono di lacrime, le labbra tremarono: ricordò il dolore atroce di osservare le proprie ali mutare, agonizzanti nel fuoco divino, cremisi che devastò le sue fattezze. Ricordò l'orrore di vedere quel candore bruciare, per poi scarnificarsi, mutando in quel tragico obrobrio che per lui, non era degno di esser definito ali. Non aveva il coraggio di guardarle, ne' tantomeno sfiorarle: ecco perché odiava le occasioni pubbliche, in cuor suo si vergognava ad esser osservato, pieno di bruciature rossastre, con quelle ali scarnificate e ossute, dalla membrana rossastra, così orribilmente simili a quelle dei pipistrelli. Ciò lo disgustava, tuttavia, aveva cercato più volte di farsi piacere quei piccoli esseri, oltre il loro musino, che  aveva reputato grazioso, almeno avevano in comune la somiglianza delle ali e l'amore per le ore notturne, poiché, suo malgrado, il sole bruciava la sua pelle sensibile e i suoi forti raggi parevano letali per i suoi occhi dalle pupille allungate. Le volte che le sue pesanti e contratte ali sfioravano le sue braccia, le rarissime volte che succedeva, un brivido di disperazione attanagliava il suo animo, non le poteva neanche nascondere, erano li', grandi ed eccelse a sovrastare la sua figura, come un silente monito di morte che ricordavano in eterno la sua condanna a tutti coloro che anche per sbaglio incrociavano il suo sguardo. Amava pensare che quella insostenibile pensatezza dovesse ricordargli la sua dannazione. Ecco perché odiava presiedere ai suoi doveri reali rimanendo seduto sul trono per lungo tempo, quelle ali erano pesanti come pietre, le percepiva attaccate alla sua schiena, conficcate tragicamente dentro il suo corpo: "Sono totalmente l'opposto di quelle leggere e agili che avevo un tempo...Così candide e soffici...Pure, a differenza di queste rosse di sangue ..." Giudicò ricordandosi la membrana rossastra che le ricopriva, un brivido di disgusto attraversò il suo viso. Scrutò attentamente le ali oscure del demone: "Potevano almeno rimanere piumate...anziché scarnificarsi! Se solo avessi le piume...potrei illudermi più facilmente di esser stato un serafino...un tempo" Il suo sguardo contemplò il suo viso, non gli importò dell'espressione di disagio che si era dipinta su di esso. Azazel inviò una occhiata d'apprensione al più giovane, chiedendogli se fosse normale che il loro sovrano lo squadrasse così attentamente. "Probabilmente gli piaci, o per lo meno, ti trova interessante..." Gli sussurrò l'altro a fil di voce facendogli un occhiolino, sperando che l'imperatore non lo udisse. Un sorrisino licenzioso inarcò le labbra ceree del giovane principe. Azazel a quella vista arrossì e assunse modi sbrigativi, aveva sempre voluto parlare con il loro signore, ma non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi.  All' imperatore infernale per un istante parve che il color della notte non si addicesse a quella creatura dal viso pallido, gli parve che lo stile aggressivo e il trucco così marcato sulle labbra, volessero celare le sue vere fattezze, o la antica dolcezza nascosta in quelle iridi. Lucifer sorrise tra se', aveva capito chi fosse davvero quel demone: vi erano dei segni vicino l'occhio sinistro, parevano lacrime stilizzate, mutate in saette.

Are you still my Family? - Owari no Seraph/ Seraph of the EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora