Lucifer ripensò alle differenze tra lui e Michael, inizialmente erano simili, in quella fase che le creature umane avrebbero chiamato infanzia: tuttavia il suo inseparabile compagno era cresciuto improvvisamente, non appena gli era stato conferito il ruolo di generale delle armate angeliche. Sapeva che il suo cambiamento fosse dovuto a un volere superiore: lo aveva compreso, eppure, non riusciva a non provare una sottile gelosia. Invece lui, seppur cercasse in tutti i modi di cambiare il proprio aspetto, pareva sempre più giovane della sua età, avrebbe voluto apparire più maestoso e invece era chiuso in quelle fattezze giovanili, per lui così odiose: sarebbe stato scambiato per un umano nell'età dell'adolescenza.
Kronos, tuttavia, non aveva mutato i loro caratteri: era sempre stato più espansivo e allegro, l'altro, al contrario, serioso e riflessivo: anche se, negli ultimi tempi, la sua personalità aveva assunto una leggera sfumatura autoritaria e pessimista, che lo faceva rattristare non poco ogni qual volta incontrava quello sgurdo ceruleo da lui tanto amato. Lucifer pensava che il primo tratto fosse dovuto al suo ruolo di generale, e il secondo imputabile a lui: era certo che fossero le preoccupazioni che in continuazione gli procurava. Sosteneva che tutti si fossero resi conto che la luce che circondava il suo animo, in alcuni momenti pareva divenire quasi fredda, perdendo quel calore, e chiaro bagliore che era insito nel cuore degli esseri divini.
Non appena si era ridestato dal suo agitato sonno, illuminato dai raggi dorati, aveva notato con stupore, e inaspettatamente un po' di malinconia, che le sue fattezze fossero mutate: pareva esser diventato più alto e il suo viso aveva assunto una forma leggermente più affilata, eppure, inconsapevolmente, ne fu spaventato. "E' da quel giorno nell'Eden che sono cambiato..." Pensò tra se, mentre si osservava nella chiara superficie di luce riflettente creata dalla sua magia.
Il serafino dai capelli dorati si era addormentato tranquillo, nel Paradiso Terrestre. Lucifer aveva scelto di non svegliarlo, ma non aveva potuto impedire al suo sguardo di indugiare sulla sua dolce figura addormentata. Gli aveva sorriso sfiorandogli appena il viso: "Sei così indifeso quando dormi, Michael! Sembri esser tornato un amorino come un tempo!" Mormorò con trasporto accarezzandogli il volto. Lo osservò per un tempo che gli parve infinito, giocò con i suoi capelli. Poi cautamente ,si alzò, iniziando a camminare per la radura , circondato da quel fulgore dorato, che faceva risplendere le sue candide vesti che parvero tempestate di gemme.
Lucifer era immerso tra i suoi pensieri camminando a passo lento, tra la lussureggiante vegetazione. Improvvisamente, il suo sguardo era stato attirato da una pianta colma di frutti: brillavano alla luce come gemme rossastre, l'angelo fu ammaliato dai suoi colori brillanti e il profumo languido che emanava. Si avvicinò a quel misterioso e sconosciuto albero: la osservò, era circondata da luce, dalla sua amata luce, che tanto e inesorabilmente lo attraeva. Brillava di un fulgore così intenso, che lui per un attimo, smarrì la razionalità. Le sue labbra si dischiusero, vogliose di assaggiare quella soave e proibita leccornia. Sospirò, voleva fermarsi ma non poteva assolutamente cedere, eppure, lo incuriosiva, pareva che lo avesse ghermito, traendolo fino a lui. Lucifer silenziosamente si guardo attorno, riflettè per un istante, sorrise tra se. Un sorriso folle saettò sulle sue labbra candide. Michael non era presente, si era fermato poco più dietro e sicuramente continuava a riposarsi tranquillo nel prato di luce. Di nuovo quel ghigno inquietante saetto sul suo viso d'alabastro a quel pensiero.
Il principe delle creature angeliche amava così tanto dormire alla luce, lui invece preferiva di gran lunga nascondersi, riposare al riparo in una grotta, oppure tra le nubi candide e soffici. Si sentiva vulnerabile dormendo illuminato dai bagliori della intelligenza motrice dei cieli, non sapeva neanche spiegarsi il motivo, eppure non tollerava quella luce che lo caratterizzava, quando si trattava di essere rilassato: non riusciva ad esporvisi. Era qualcosa di totalmente strano, cercò di distrarsi: si avvicinò a quell'albero, era rimasto inevitabilmente colpito da quel profumo soave che inebriava e stordiva i suoi sensi, lo confondeva: gli parve addirittura di percepire un calore inondare le proprie gote, tremo, socchiuse le labbra, gli occhi divennero lucidi stillanti di lacrime, avvicinò la mano al tronco, e senza neanche rendersene conto, senza essere padrone delle proprie azioni, inconsapevolmente sedotto da quella luce tentatrice, prese in mano quel frutto, tremò, quello strano brivido gli squassò la testa, si sentì debole. Doveva tranquillizzarsi, osservò quella sconosciuta superficie lucente e vermiglia, quasi liquida, ne distolse lo sguardo, inevitabilmente sedotto. lo guardò, ne contemplò la superficie liscia lucente, cosi rossa, e levigata: gli parve addirittura di intravedere il colore dei suoi occhi brillare su di essa. Sapeva che non doveva osare mangiare quel frutto, che era stato creato per le creature mortali che sarebbero nate di lì a poco; tuttavia , quel desiderio cosi intenso, martellava la sua razionalità come l'oceano in tempesta che si abbatte imperterrito su un singolo scoglio. Non riusciva ad essere represso dal suo autocontrollo, dalla sua razionalità. Sospirò, sul suo viso si dipinse una espressione quasi triste, socchiuse gli occhi, un sorriso amaro sfolgorò sulle labbra ceree, una lacrima sfuggì ai suoi occhi di serafinite, afflitti dai sensi di colpa che gli consumavano l'animo.
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Are you still my Family? - Owari no Seraph/ Seraph of the End
FanfictionCosa succederebbe se una importante figura del passato di Yuu e Mika tornasse in vita e i due amici d'infanzia scoprissero di essere collegati a delle entità spirituali che trascendono la loro stessa dimensione? Questa fanfiction inizia dopo il cap...