Capitolo 22: Apparenza

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Dantalion aveva sorpreso innumerevoli volte Lucifer che si allontanava a passo svelto, infastidito dalle angherie di Sytry. Il giorno dopo, come promesso da Azazel, lui e Mephisto erano liberi di girovagare nelle bolge infernali e nei gironi, a loro piacimento.

"E' vero che vuoi tornare da Gilgamesh?..."

Quella voce seriosa irruppe nel silenzio assordante della selva, ridestando il brusio delle anime, in essa imprigionate.

"Si, è vero." Formulò il gran duca, muovendo un passo avanti, stringendo i pugni, imponendosi di non girarsi verso l'altro, quasi impaurito, quasi temendo di esser colpito dalla maledizione di Orfeo. "Quel Gilgamesh...?" Chiese retoricamente il demone dalle ali nere e piumate, che si mossero appena, indecise. Dantalion percepì l'armonioso fruscio della ali di Mephisto. Ammaliato da quel suono per lui quasi sconosciuto, si girò e proferì: "Si, il Gilgamesh della mia dimensione d'origine.

E' mio amico"

Le loro iridi si tuffarono le une nelle altre, gli occhi di Mephisto tremarono, non voleva che lo lasciasse solo, allungò una mano verso di lui, che sorridendo dolcemente gli proferì mormorando, mentre l'evanescente vento infernale, muoveva i suoi scompigliati capelli neri, dandogli l'apparenza di un giovane nobile e antico sovrano, discendente da una gloriosa stirpe guerriera; parlò con parole gentili sorridendo allegramente, gli occhi di Mephisto a quella visione si riempirono di lacrime rossastre: "Naturalmente tu verrai con me!" Gli tese la mano, il demone alato gli si avvicinò, felice, e Dantalion lo strinse a se, prendendolo allegramente per il braccio, e insieme iniziarono a passeggiare nell'oscuro limbo: "Credo che possiate andare d'accordo voi due, sai...

Sebastian Michaelis?"

Mephisto lo osservò sbigottito, era da almeno un secolo che nessuno lo appellava con il suo nome da umano. Un silenzio opprimente cadde tra loro, lo osservò basito, fermandosi e sciogliendo la sua presa ,Dantalion lo precedette, voltandosi verso di lui dedicandogli un sorriso arguto. "Dico bene...Sebastian?" Dopo un lungo minuto di silenzio Mephisto rispose: "Se mi hai chiamato con il nome da umano, c'è solo una spiegazione..." Dantalion impallidì, sapeva che avrebbe scoperto il suo piano, ancor prima che fosse attuato: "Vuoi che sia il tuo maggiordomo?!" Chiese retoricamente con stizza. "Beh, sinceramente sarebbe comodo...dopotutto tu sei così abile in cucina, a differenza mia, nell'Inghilterra Vittoriana, elogiavano la tua bravura!" Blaterò tra se, ridendo, notò che l'altro, non era al suo fianco. Impallidì, si girò leggermente percependo un aurea oscura, sempre più forte alle sue spalle. Vide Mephisto con gli occhi completamente rossi e le ali contratte: "I-io dovrei..." Ringhiò in preda all'ira. "Calmati dai, scherzavo! Sai che amo farti scherzi, no?" Esclamò l'altro, dandogli una pacca sulla spalla, come si conviene tra amici di vecchia data.

"Essere il tuo maggiordomo!?" Gridò adirato, Dantalion sobbalzò per lo spavento, osservando quelle iridi infuocate che parevano volerlo carbonizzare seduta stante. "Avevo smesso con quel mestiere! Io sono un demone, e non tornerò mai a quella triste occupazione precaria!" Il nobile rimase in silenzio, per un attimo sospirando rammaricato, Mephisto camminò superbo, sfiorandolo con le ali piumate e incedendo sui sassi scoscesi, mentre marciava furioso, un forte rumore di tacchi invase l'ambiente, gli parve un attore teatrale adirato per un contratto finito troppo presto. Ridacchiò tra se. "Dai, Sebby!! Ti prometto che se mi fai questo piccolo favore ti do' una ricompensa che quell'umano ti ha sempre proibito!" Lo supplicò l'altro, inseguendolo per poi trotterellargli accanto, lo guardò negli occhi, Sebastian distolse lo sguardo, contemplando la foresta, non riusciva ad incrociare i suoi occhi, era veramente altissimo. In verità però sapeva che la differenza di altezza tra loro fosse solo di un nefasto centimetro, tuttavia era  infastidito dalla sua abitudine  ad indossare degli stivali con il tacco, che assieme alle lunghe corna sinuose e le alte ali, conferivano alla sua figura, uno slancio a dir poco, spaventoso. Aveva più volte cercato di farlo vestire in maniera più elegante, similmente alle sue uniformi da maggiordomo, ma l'amico aveva rifiutato tutte i suoi suggerimenti, continuando imperterrito a indossare completi di pelle nera con gli stivali alti e i guanti lunghi, che accentuavano la sinuosità delle sue braccia, donandogli quell'aria androgina che Dantalion non gradiva, poiché gli ricordava fin troppo Sytry. Tuttavia mentre nei confronti dell'angelo caduto, alla fine, era riuscito ad abituarsi al suo vestiario eccentrico, per quanto riguarda Sebastian non riusciva proprio a comprendere i suoi gusti aggressivi, in merito di abiti. Sospirò rassegnato,  si avvicinò  e gli si parò di fronte, impedendogli di procedere oltre, per attirare la sua attenzione. "Sebastian Michaelis!" Lo chiamò imperioso, le iridi rosse si sfidarono temerarie. Per un istante il viso di Mephisto, parve contrarsi in una smorfia di stupore, ma si sforzò di rimanere impassibile, quel tono, quella autorità gli crearono un senso di dejavu: il suo ginocchio stava per piegarsi in un inchino, e quelle iridi rosse, per un istante gli parvero blu, dovette contenere tre parole che rimasero chiuse nel suo cuore, richiamate alle sue labbra da un tempo antico e oramai passato. "Parla, Dantalion" Proferì con disinteresse, cercando di ricomporsi, incrociando le braccia e fermandosi. Le corna svettavano sulla sua testa, e le ali si muovevano pigramente, invadendo l'aria circostante di piume nere, gli occhi erano annoiati e brillavano pigramente. "Potrai adottare tutti i gatti che vuoi, e non solo qualsiasi tipo di felino, tu voglia!" Gli occhi di Mephisto brillarono d'emozione a quelle parole: "G-gatti, Felini, Ah, quelle soavi creature eleganti e raffinate!" Esclamò in preda alla tenerezza che quegli esseri inconsapevolmente gli ispiravano. "Ma non credo che tu saresti d'accordo, per davvero! Stai tramando qualcosa..." Sibilò appena rosso in viso. "Oh, peccato, allora dovrò lasciare lì quella scatola colma di gattini, che ho trovato... Erano abbandonati in aperta campagna, in un mondo devastato dalla furia dell'Apocalisse, in balia dei cavalieri di Giovanni.  Sette creaturine lasciate al loro destino...Magari qualcuno vorrà adottarli... e io che stavo pensando di regalarli a te!" "Gattini..." Proferì, rapito, ripetendo quella parola, infiammato di tenerezza. "Si, gattini...credo che non dovrebbero avere problemi a vivere qui, se incantassimo le stanze adibite a loro, con l'atmosfera del mondo umano..." "Voglio la certezza che tu non stia mentendo!" "Va bene, Mephisto" Proclamò mostrando al demone una visione di quella scena, che in quell'istante stava accadendo sulla Terra. Le otto adorabili creaturine miagolanti erano in una scatola abbandonata a se stessa, in mezzo al nulla, lo scenario devastato dall'Apocalisse: erano stretti l'uno all'altro come per proteggersi, un gattino bianco dalle sfumature dorate e dagli occhietti azzurri giocava allegramente con i sei fratellini più piccoli, ancora quasi ciechi. E un micino nero dalle vivide iridi verdi, bramava avventurarsi in quel mondo desolato alla ricerca di avventure, o di cibo per la sua famiglia, cercò faticosamente di zampettare via dal nido di cartone, ostacolo alla sua libertà, ma improvvisamente il niveo fratellino gli saltò giocosamente addosso, facendolo rovinosamente ricadere nella scatola, proprio quando la sua testina era affiorata fuori dal cartone marrone, curiosa di vedere il mondo. Tuttavia, in quell'istante un candido lupo dagli occhi rossi, si avvicinò elegante alle piccole creaturine indifese, affamato, il gattino nero zampettò fuori dalla scatola, e quello bianco fece lo stesso, avrebbero difeso la loro famiglia anche a costo della vita, miagolarono all'unisono, cercando di spaventare quella creatura che si stava avvicinando minacciosamente a loro.  "Dantalion fa' qualcosa, salvali!" Gridò Mephisto, adirato, l'altro lo osservò, stupito:  tremava di rabbia, iniziò a smaterializzarsi, sarebbe andato lui stesso a salvarli!. Le piume nere circondarono la sua oscura figura. "Aspetta Mephisto! Eccoli qui!" Proferì il demone, teletrasportando la scatola e i due piccoli intrepidi e coraggiosi gattini ai piedi dell'altro. Il demone rimase immobile, ammaliato dalla loro soave dolcezza. Erano gattini tutti differenti, il bianco pareva una nuvoletta, e gli occhietti celesti sfolgorarono vividi nel'oscurità, nervosi. Quello d'ebano voleva correre tra l'erba alta, alla ricerca di quelle strane ombre che vedeva attraversare la scena, pensando che fossero commestibili. Mephisto osservò l'amico con le lacrime agli occhi, Dantalion aveva incantato l'ambiente circostante, e le piccole creaturine potevano vivere allegre e spensierate. Mephisto, raccolse affettuosamente la scatola piena di micini, e l'avvicinò a se. Il gattino bianco indietreggiò impaurito, vedendo che quel minaccioso e strano gigante aveva preso in ostaggio i suoi fratellini, gli soffiò, sguainando gli artigli che apparvero dalle soffici zampe. il micetto nero, invece, corse verso di lui, osservò le ali e le corna, con le pupille dilatate, mosse la coda sinuosa, voleva giocare, era rapito da quell'essere così strano, mai visto nella sua breve vita, tuttavia pareva gentile. Osservando le iridi rosse del demone miagolò, curioso di sentire la sua voce. "Ciao preziosa creatura, è un onore incontrarti!" Proferì cortese Sebastian che avvicinò un ala al gattino, che cercando di prenderla inciampò su se stesso, rotolando felice. Dantalion osservava incredulo la scena. Solitamente gli animali erano nervosi quando incontravano dei demoni, o quando ne percepivano la presenza. Vide il gattino nero, arrampicarsi agilmente sull'amico, e arrivare alle sue ali, le sfiorò con le zampette, voleva staccarne una piuma per giocarci o mangiarla. "Vuoi giocare con le mie ali? Ma guarda che non sono commestibili, e neanche un giocattolo!" lo ammonì Mephisto, il piccolo lo guardò curioso, piegando la testolina di lato. Il demone gli fece cenno di saltare nella scatola, assieme ai suoi fratellini, lasciando perdere le proprie ali, ma il gattino continuò, arrivando al suo collo e strusciandosi amorevole al suo viso. Il demone rise, estasiato da tanta tenerezza, Dantalion lo osservava rapito, pareva un'altra persona, così spensierato e allegro, per un attimo arrossì, il suo sorriso era ammaliante. "Grazie Dantalion, sono adorabili!" Esclamò il demone, allegramente, "Figurati!" Proferì l'altro imbarazzatosi, che il gattino bianco fosse l'unico che non desiderava avere a che fare con lui, "Penso che abbia paura di te!" incalzò l'altro, sbuffando. L'animaletto si manteneva a distanza, con la coda sollevata, era nervoso, sulla difensiva, le iridi chiare ridotte a fessure, tremava aveva paura. Miagolò verso il suo coetaneo dagli occhietti verdi, che era riuscito a salire su un ala di Mephisto e si divertiva a osservare quelle piume scure, l'altro gattino lo osservò rilassato, probabilmente chiedendogli di fidarsi di quell'essere, il fratellino indietreggiò, ancora scosso, non rendendosi conto della presenza di Dantalion, lo sfiorò leggermente, alchè il demone, lo prese tra le sue braccia, accarezzandolo dolcemente, la creaturina iniziò a muoversi convulsamente e lo graffiò. Dantalion spaventato lo posò delicatamente a terra, e il gattino scappò nel fitto della boscaglia. Un gemito di dissenso scappò a Mephisto, a quella visione. I due si osservarono tristi: "Dobbiamo salvarlo!" Gridò la creatura con un gattino in testa che giocava con le sue corna. "Si...ma credo che abbia incontrato qualcuno...ho sentito una voce" 

Are you still my Family? - Owari no Seraph/ Seraph of the EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora