Capitolo 26: Peccato

79 8 0
                                    


 "Guarda questo frutto!" Irruppe improvvisamente il più "giovane": "Lucifer come...?" Balbettò l'altro, esterrefatto da quella deprecabile azione. Il nominato inclinando la testa con finta ingenuità celò abilmente un sorriso colpevole, mentre gli occhietti verdi sfolgorarono. "E' un frutto proibito!" Sentenziò preoccupato il guerriero, l'amico rise nervosamente fingendo di asciugarsi una lacrima invisibile. " Davvero? ...Ammetto che ha un sapore molto dolce, potrebbe piacerti, Michael!" Sussurrò con voce melliflua accarezzandogli i capelli, il serafino si allontanò spaventato da quello sguardo indecifrabile, Lucifer gli si avvicinò nuovamente sfiorandogli le ali, Michael sussultò: le sue mani erano strane. "Ho paura." Ammise allontanandosi, l'altro gli si avvicinò e con improvviso ardore posò una mano sul tronco dell'albero al quale l'amico era appena appoggiato, così da impedirne la fuga. Gli occhi cerulei brillarono di panico: Lucifer in rari istanti, possedeva alcune strane movenze, che facevano tremare il suo cuore di terrore. Il serafino si avvicinò sfiorando le candide ali dell'altro, Michael notò che era a un respiro di distanza da lui, percepì le mani dell'altro alzargli il viso, per osservarlo negli occhi: era divenuto appena più alto, gli inviò uno sguardo confuso, stranito da quella metamorfosi. Gli occhi cerulei si specchiarono spaventati in quelle iridi che non riconobbe. La creatura dai capelli d'argento gli sorrise:  era un ghigno inquietante che malvagio e superbo invase il suo viso, maliziosamente   lieto di osservare quella reazione grondante di spontanea paura. Michael percepì le mani dell'altro accarezzare con uno strano ardore il suo volto, gli sfiorò appena le braccia, annullando le distanze tra loro, stringendolo a se: Michael percependo quella strana bramosia accompagnare ogni sua azione, lo spinse indietro, mentre un brivido di terrore squassava la sua psiche esterrefatta: "Lucifer...no" Esclamò angosciato,   osservandolo per un istante stupito. L'altro proferì, mentre la sua voce, assunse un tono malizioso e insinuante che fece rabbrividire la sua controparte. "Non vuoi che ti abbracci?" Mormorò, empiamente casto. "No, non è per questo..." "Allora, perchè?" Domandò inclinando il capo. "Sei...sei diverso ultimamente..." Balbettò con l'afflizione che balenava nei suo occhi, incapace di guardare il suo viso. "Diverso?" Si bloccò, sorrise arguto, intrecciando le sue mani, a quei capelli biondi, sospirando rilassato da quel viso che ammaliava la sua anima più della luce divina. Un brivido scosse la spalla del principe a quel tocco gelido. "Michael, non sono cambiato! Non mi riconosci più'?...L'unica differenza è che, ho  iniziato a scegliere con la mia testa..tutto qua!" "N-non lo so'..."Proferì a fil di voce, chiudendosi in se stesso, tormentato, lanciando una occhiata alle ombre.

  "Sorridimi Michael" Mormorò,  sfiorandogli la guancia, e dedicandogli un sorriso poco rassicurante. Il principe si mosse indietro, ritrovandosi bloccato all'albero, Lucifer si strusciò al suo viso: L'altro trattenne il respiro e per un attimo, percepì quelle mani voluttuose, sfiorare il suo corpo. Rabbrividì, spaventato: "Lucifer cosa vuoi?" Ribattè infastidito. "Non voglio niente, volevo solo passare un po' di tempo qui con te..da soli" Proferì insinuante. Michael tremò quasi piangendo, allontanandosi di un passo,  le mani del compagno  ricercarono animosamente la sua vicinanza, cercando di trarlo a se, Michael lo bloccò per un braccio, mettendo distanza tra loro, fermando la sua presa in un istante:  un brivido squassò la sua anima, un lamento sfuggì alle sue labbra tremanti:   si riflettè in quelle iridi per un istante imperiose,  altere,  che lo fulminarono con uno sguardo glaciale.  Il serafino dai capelli argentei fu trapassato da quella occhiata severa: una sensazione di imperioso timore reverenziale, invase il suo animo, scrutando quelle iridi, che parvero per un istante riuscire a leggere il suo tormento.

 "Lucifer" Sussurrò Michael, dolcemente affranto, uscendo dall'ombra di quell'albero dai frutti dal profumo fin troppo melenso.  Si rese conto che sembrò esser tornato in se: quell'aura lucente, infinitamente dolce eppure altera, pareva aver abbandonato il suo animo, i suoi occhi tremarono, umidi di pianto, al pensiero della eccelsa entità che gli si era manifestata un istante prima: una sensazione di disperazione ghermì il suo animo,  facendolo annegare nell'oblio di quelle ombre oscure, che pian piano iniziavano a ghermire il suo cuore, allungandosi silenziose e fatali dagli alberi odorosi, cercando di arrivare fino a lui, inerpicandosi nella luce.    "Dimmi Michael" Mormorò, cercando di imporre alla sua voce un tono autoritario, mormorandosi timidamente di esser forte.  "Niente" Sussurrò l'altro, osservando spaventato quel frutto rossastro,la cui fulgida tinta, spiccava mortifera sulla bianca mano dell'altro. I suoi occhi risalirono sul suo corpo, osservò Lucifer immerso nell'ombra, vide le sue iridi di serafinite brillare fulgide. "Così non vuoi questo frutto..." Commentò mentre un sorriso sghembo e inquietante incurvava le sue labbra, quelle iridi verdi divennero per un istante mortifere, insensibili, Michael lo osservò, rabbrividendo: una fitta acuta di disperazione attanagliò il suo cuore.

Si ricordò di quel dolce e piccolo serafino che volava lieto nell'aere precedendolo gioioso, amante della luce e della bellezza del creato.

"Lucifer...dove sei..."



 L'etereo principe si ritirò pensoso tra le nubi candide, silente e affranto. Guardò preoccupato i cieli, divenire più scuri: sulla Terra stava calando la notte, sospirò malinconico: i canti soavi giunsero alle sue orecchie, come una nenia che gli intimava di addormentarsi, lasciando perdere le preoccupazioni che affannavano il suo animo. Una stella cadente ghermì il suo sguardo d'azzurrite,  pareva un fendente infuocato che lacerava l'alto dei cieli, saettando verso l'eternità per poi sgretolarsi contro di essa.  Involontariamente una fitta acuta di disperazione lacerò il suo animo, si strinse una mano al petto, un capogiro gli squassò la mente, facendolo barcollare: dipinse con orrore l'immagine di Lucifer che precipitava, avvolto in quel bagliore fulgido. Una lacrima rigò dai suoi occhi, si augurò che fosse solo una nefasta sensazione e non un tragico presagio. " Michael..." Quella voce chiara e inconfondibile risuonò limpida nell'aere evanescente. Il principe si volse, tremando d'emozione, non riuscendo a reprimere lo stupore: "Lucifer...sei tornato nell'Empireo!" "Si...mi mancava....E poi...volevo scusarmi per oggi, sono stato avventato! Un sottile raggio di luce, non potrà mai eguagliare la brillantezza di Helios..." Mormorò a disagio, guardandosi nervosamente le mani, che si muovevano ansiose, incapace di scrutare quelle iridi così misericordiose, da far tremare il suo cuore ogni qual volta ne incontrava per sbaglio, lo sguardo. Il serafino guerriero gli dedicò una occhiata angosciata, perdonandolo e con il cuore grondante di lacrime gli si avvicinò, Lucifer, involontariamente attratto dalla sua  figura eterea, lo osservò ammaliato, da quella dolcezza tanto soave: "Il calore che emana il tuo animo, è simile a quello del sole. Sei rifulgente ed eccelso; Brilli di luce divina, così calda che a volte, rischio di esserne ustionato: Michael, sei il mio sole!" Esclamò avvicinandosi, con le guance appena infiammate d'affetto, posando la delicata mano sul petto dell'altro, in prossimità del cuore, ghermendo per un istante con bramosia le sue labbra:  Michael arrossì, allontanandosi appena, a disagio, gli occhi brillarono d'emozione, scrutando quelle iridi così dolci, dedicargli uno sguardo tanto amabile. "Ti ringrazio Lucifer, ma non vorrei mai bruciarti! Sei tu colui che porta la luce, non io!" Rispose conquistato da quelle sillabe così sincere, ma tuttavia il suo animo tremò, leggermente a disagio per quello sguardo, che pareva stesse combattendo una tragica e sanguinosa battaglia interiore. Gli accarezzò la guancia, alzandogli il viso per scrutare le sue iridi: come pensava stava per piangere. Gli strinse la mano, ma Lucifer, assumendo modi sbrigativi, si volse di spalle lasciando la sua presa: Michael percepì un profondo senso di vuoto, non appena quella mano delicata si distaccò dalla sua. Lucifer tremò, non desiderava che scoprisse il tormento insito nella sua anima, non voleva che lo vedesse piangere ancora. "Io a differenza tua, brillo di luce riflessa: tutti voi qui, mi volete bene e siete ammaliati da me, perché emano la Sua luce: potrei essere accomunato alla luna... La mia aura

 è fredda argentea, trasparente, dello stesso colore degli astri: non puo' esistere alla luce del sole, ma solo nelle tenebre, nell'oscurità"


Are you still my Family? - Owari no Seraph/ Seraph of the EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora